Speciale Artisti Biennale 2024 (pt. 16)

Continua la nostra indagine sugli artisti invitati alla Biennale Arte di Venezia. Un totale di 332 artisti, provenienti da tutti i paesi del mondo e di tutte le generazioni. Le prime undici puntate sono state pubblicate qua (Speciale Artisti Biennale 2024 pt. 1)qua (Speciale Artisti Biennale 2024 pt. 2), qua (Speciale Artisti Biennale 2024 pt. 3) qua (Speciale Artisti Biennale 2024 pt. 4) e qua (Speciale Artisti Biennale 2024 pt. 5) e qua (Speciale Artisti Biennale 2024 pt. 6) e qua (Speciale Artisti Biennale 2024 pt. 7) qua (Speciale Artisti Biennale 2024 pt. 8)qua (Speciale Artisti Biennale 2024 pt. 9) e qua (Speciale Artisti Biennale 2024 pt. 10) e qua (Speciale Artisti Biennale 2024 pt.11) e qua (Speciale Artisti Biennale pt. 12) qua ( Speciale Artisti Biennale pt. 13), qua (Speciale Artisti Biennale 2024 pt. 14) e qua (Speciale Artisti Biennale 2024 pt. 15). Di seguito, ecco la sedicesima puntata. Per raccontarvi ogni artista in poche righe, con un’opera rappresentativa della sua ricerca.

Nena Saguil (Manila, Philippines, 1914–1994, Paris, France)

Pittrice filippina che si distingue per la portata concettuale della sua opere astratta intrisa di simbologia. Parigi è stata una città fondamentale per lo sviluppo della sua ricerca, dove negli anni Cinquanta ha sviluppato un linguaggio unico che unisce influenze occidentale e orientali. Spesso caratterizzato da forme organiche raggruppate, concentriche o sovrapposte e da un audace uso del colore, i suoi dipinti si muovono in un’atmosfera misteriosa e introspettiva.

All’interno delle sue composizioni la forma assume un ruolo primario, costituendo uno strumento di connessione tra gli elementi dell’opera e una griglia di controllo attorno cui costruire l’insieme, nutrito da tonalità che accostate hanno un effetto disorientante. Saguil ha partecipato a numerosi appuntamenti internazionali contribuendo ad esportare l’arte filippina nel mondo ed è ricordata come una delle pioniere del modernismo filippino. I suoi lavori presenziano in molte collezioni pubbliche e private.

Mahmoud Saïd (Alexandria, Egypt, 1897–1964)

Considerato uno dei capisaldi dell’arte moderna egiziana, Saïd porta avanti una
ricerca artistica che trae ispirazione del realismo compenetrato da elementi impressionisti e post-impressionisti per ritrarre scene di vita quotidiana e paesaggi egiziani. Nonostante una prima formazione in legge, l’artista ha sperimentato la sua passione per l’arte fin da giovane arrivando alla fama grazie ai suoi potenti ritratti femminili, che indagano l’identità culturale sociale egiziana, restituendo loro un aspetto sacro, come avviene in Hauger (1923).

Il suo lavoro ha contribuito alla costruzione di un patrimonio visuale egiziano capace di distinguere i suoi artisti, che sono stati e sono influenzati dagli elementi stilistici ed iconografici della tradizione artistica egiziana. Il pittore ha ottenuto numerosi riconoscimenti sia in patria che all’estero, partecipando a importanti esposizioni internazionali. L’incredibile abilità nel catturare l’essenza dell’Egitto e dei suoi abitanti lo rende un’icona culturale. Tuttora, la sua eredità continua a essere celebrata attraverso retrospettive e studi accademici.

Kazuya Sakai (Buenos Aires, Argentina, 1927–2001, Dallas, USA)

È stato un’artistica e critico d’arte di origine giapponese, conosciuto per il suo contributo all’arta astratta, il cui lavoro è profondamente influenzato dagli scambi culturali che hanno contrassegnato la sua esistenza. Nato a Buenos Aires, Saikai ha vissuto e lavorato in Giappone, negli USA e in Messico. Uno sguardo internazionale e aperto contraddistingue la sua arte connotata da geometrie e colori vivaci ed ispirate sia all’arte tradizionale giapponese che alla produzione delle avanguardie.

Nelle sue opere viene studiata e approfondita l’interazione tra arti visive e musica, attraverso composizioni che evocano ritmi e melodie. Nel periodo messicano incontrò diverse personalità di rilievo come Gunther Gerzso, Vicente Rojo, Mathias Goeritz e Carlos Mérida, che lo portarono a cambiare il suo stile realizzando opere dalla forte impronta geometrica come Pittura No. 9. Dalle composizioni gestuali passò ad altre composte di geometrie angolari intersecate con linee e campite da tonalità intense e sature. Le costanti variazioni di luce e consistenza materica nelle sue opere sono il risultato di numerose sperimentazioni con materiali diversi come la resina acrilica. Kazuya Sakai è un artista e un accademico rispettato che ha insegnato presso diverse università, la sua critica d’arte in aperto dialogo tra Oriente e Occidente intende promuovere la fusione tra diverse tradizioni artistiche e i linguaggi visivi favorendo la creazione di uno stile internazionale.

Ione Saldanha (Alegrete, Brazil, 1919–2001, Rio de Janeiro, Brazil)

È un’artista brasiliana nota per il suo approccio poliedrico che ha audacemente sperimentato con diversi supporti pittorici sviluppando una pittura caratterizzata da un uso energico del colore. Saldanha tende a spingersi oltre i confini che separano i vari linguaggi artistici donando corpo ai suoi dipinti. Attraverso l’entità materica dei supporti esplora il dato naturale, rivendicando un aspetto quasi scultoreo. Per realizzare i suoi famosi Bambus l’artista attraversa numerosi stadi. Per prima cosa raccoglie il bambù e lo lascia essiccare a lungo, per poi applicare cinque
rivestimenti preparatori
composti di sabbia e pittura bianca. Quando sopraggiunge il momento creativo l’artista ricopre di colore tutti gli elementi contemporaneamente. Questa serie spinge l’osservatore a indagare il colore mentre gira intorno alle opere che, appese sul soffitto, fluttuano dolcemente come creature viventi in grado di muoversi esprimendo dinamismo e allegria. All’interno di questo insieme ogni Bambù è parte di un gruppo, ma anche un’entità a sé, capace di offrire un punto di vista unico.


Saldanha ha partecipato a numerose mostre in Brasile e all’estero, ottenendo riconoscimenti per la sua innovazione tecnica. La sua arte è stata influenzata dal modernismo brasiliano, ma ha anche sviluppato una voce distintamente personale. Le sue opere sono presenti in importanti collezioni pubbliche e private. Saldanha ha contribuito a espandere i confini dell’arte brasiliana, la sua vita e il suo lavoro sono stati oggetto di studi e retrospettive, consolidando la sua posizione nella storia dell’arte brasiliana.

Dean Sameshima (California, USA, 1971. Lives in Berlin, Germany)

Artista concettuale americano noto per il suo lavoro che esplora cultura queer e memoria storica. Nato in California, Sameshima vive e lavora a Berlino, dove ha trovato un ambiente fertile per nutrire la sua ricerca artistica. Le sue opere spaziano dalla fotografia alle installazioni, spesso utilizzando immagini d’archivio e riferimenti storici, riflettendo un forte impegno verso le tematiche LGBTQ+.

Sameshima ha esposto in numerose gallerie internazionali, guadagnando riconoscimento per la sua sensibilità e il suo acume critico. La sua arte è un commento potente sulla storia culturale e politica della comunità queer, caratterizzata da un produzione ricca di installazioni intime e provocatorie, che invitano il pubblico a riflettere sui concetti di identità e memoria. Sameshima continua a esplorare nuove forme espressive, mantenendo una voce influente nell’arte contemporanea. La sua opera testimonia il potere dell’arte come strumento di cambiamento sociale.

Zilia Sánchez. Havana, Cuba, 1926. Lives in San Juan, Puerto Rico

Da oltre sei decenni Sánchez sfida le convenzioni artistiche combinando pittura e scultura. Le sue opere sono caratterizzate da superfici tese e forme sinuose che evocano corpi e paesaggi astratti. L’artista è nota per il suo approccio innovativo ai materiali come tela e legno, con i quali crea opere astratte tridimensionali plasmando i supporti perché assumano forme geometriche aggettanti, che richiamano la dimensione sessuale per affrontare i temi legati alla femminilità.

Ha esposto in numerosi contesti internazionali, guadagnando una solida reputazione come pioniera dell’astrattismo cubano. I suoi lavori sono entrati a fare parte di importanti collezioni museali, consolidandone l’importanza storica. Sánchez ha influenzato generazioni di artisti attraverso la costante sperimentazione formale, il suo lavoro continua a essere studiato e celebrato grazie alla sua originalità e profondità espressiva. Sánchez rimane una figura chiave nell’arte latinoamericana contemporanea.

Bárbara Sánchez-Kane (Mérida, Messico, 1987. Vive a Città del Messico)

Artista e designer messicana famosa per il suo approccio sovversivo alla moda e all’arte contemporanea, dovuto ad una particolare formazione tecnica. Nata a Mérida, ha studiato ingegneria prima di dedicarsi al mondo del fashion, integrando un background unico nel suo processo creativo. Le collezioni di Kane sfidano le convenzioni di genere e spesso incorporano elementi performativi e concettuali.


Quest’artista utilizza la moda come mezzo di espressione politica e sociale, attraverso cui riflettere su temi come identità, potere e resilienza. Il suo lavoro è stato presentato in numerose sfilate e mostre internazionali, ottenendo svariati riconoscimenti. Le sue creazioni originali sono caratterizzate da un’estetica audace e provocatoria, che rompe con la tradizione della moda convenzionale. Sánchez-Kane ha la capacità di fondere arte e moda in un linguaggio visivo unico che la rende una figura unica nel panorama contemporaneo.

Nenne Sanguineti Poggi (Savona, Italy, 1909–2012, Finale Ligure, Italy)

Designer e pittrice italiana conosciuta per la sua versatilità e il suo approccio rivoluzionario. Poggi è nata a Savona, città dove ha iniziato una lunga carriera che ha attraversato gran parte del XX secolo lasciando un’impronta significativa nella scena artistica italiana. I suoi lavori spaziano tra figurazione e astrazione sperimentando con i concetti di forma e colore. L’artista ha segnato profondamente l’arte e l’architettura etiope ed eritrea in seguito al suo trasferimento in Eritrea dopo il Trattato di Parigi del 1947, in concomitanza con il periodo in cui la Federazione di Etiopia ed Eritrea (1952-1962) accolse le aziende straniere per rilanciare la propria economia. Gli anni vissuti nel Paese spinsero la creativa ad interrogarsi sul suo status privilegiato di donna italiana attiva in terre precedentemente vittime del colonialismo, analizzando tematiche come povertà ed emarginazione sociale.

Nella sua ricerca si riflette una continua sperimentazione di nuove espressioni visive, costruita integrando influenze dall’arte europea e dalle avanguardie. Poggi ha contribuito a molti progetti architettonici e decorativi. La sua capacità di adattarsi e innovare l’ha trasformata in una figura centrale nell’arte del Novecento, le cui opere sono presenti in importanti collezioni pubbliche e private. Nenne Sanguineti Poggi ha lasciato un’eredità duratura, continuando a influenzare artisti contemporanei.

Fanny Sanín (Bogotá, Colombia, 1938. Lives in New York City, USA)

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Artista colombiana divenuta celebre per il suo contributo nel campo dell’astrattismo geometrico. Sanín ha completato la sua formazioni in Inghilterra e negli USA, sviluppando uno stile rigoroso nelle forma e nel colore. Il suo lavoro è stato influenzato dalle correnti artistiche moderne, ma ha mantenuto una voce distintamente personale caratterizzata da composizioni meticolosamente studiate, pianificate per raggiungere un alto livello di equilibrio e armonia attraverso l’utilizzo di geometrie sapientemente costruite. Ha realizzato l’opera esposta in Biennale, Oil No.7, durante un periodo nevralgico per la sua carriera: ossia il processo di transizione dall’astrazione gestuale degli esordi alla sofisticata elaborazione geometrica che caratterizza la sua produzione dagli anni Settanta. Nel dipinto le pennellate nette e dai forti contrasti cromatici creano un senso di appiattimento della superficie pittorica, segnando le fasi iniziali del meccanismo di geometrizzazione che sarà all’origine dei successivi lavori.


Fanny Sanín ha partecipato a numerose mostre internazionali, guadagnando una solida reputazione dovuta alla coerenza stilistica e alla profondità concettuale. L’artista è presente in molte collezioni museali e private di rilievo in tutto il globo e continua ad essere attiva nel panorama artistico internazionale, con mostre che celebrano la sua lunga e prolifica carriera. Attraverso la pittura ha dimostrato il potere della geometria e del colore che assumono la valenza di linguaggi universali.

Aligi Sassu (Milan, Italy, 1912–2000, Pollença, Spain)

Artista e intellettuale antifascista che trascorse la sua lunga esistenza tra Milano, la Sardegna e Maiorca, fondendo nella sua ricerca sperimentazione artistica e attivismo politico attraverso la rielaborazione dell’iconografia tradizionale. In Biennale, è esposta una sua reinterpretazione dell’incontro tra Tobia e l’arcangelo Raffaele che richiama la scultura di Arturo Martini dedicata allo stesso soggetto. Sassu si concentra sul rapporto che lega i due personaggi nutrendo di un erotismo blasfemo che unisce un angelo “anziano” al giovane pescatore come a sottintendere una situazione quasi di costrizione. L’opera si posiziona nel solco di una serie precedente, gli Uomini rossi, nella quale l’artista presenta un regno arcaico popolato da nudi maschili, ma anche figure pubescenti e indistinte che valicano il tempo ponendosi in una dimensione mistica.


Aligi Sassu ha esplorato vari temi, dalla mitologia alla lotta politica, utilizzando colori caldi e composizioni drammatiche. Ha esposto in numerose mostre internazionali e le sue opere sono presenti in importanti collezioni museali, oltre ad essere oggetto di numerose mostre e retrospettive. La sua carriera è stata caratterizzata da una continua ricerca di nuove forme espressive, che l’ha portato a lavorare anche con i medium della scultura e della ceramica.

Greta Schödl (Hollabrunn, Austria, 1929. Lives in Bologna, Italy)

Artista delicata ed elegante, Schödl coniuga poesia visuale ed elementi naturali nutrendo una produzione che si distingue per un uso particolare della calligrafia e dei segni grafici, che unisce testi e immagini in una sinfonia visiva. L’artista si è diplomata a Bologna, città di adozione, dove ha completato la sua formazione presso l’Accademia di Belle Arti nel 1953.

Nella sua ricerca riflette sui temi della memoria e del linguaggio, spesso usufruendo di materiali organici, naturali, come carta, fiori e tessuto per creare opere che evocano una sensazione di fragilità che enfatizza il tempo trascorso. La sua ricerca artistica è profondamente radicata nell’arte concettuale, ma mantiene una liricità unica enfatizzata dal frequente utilizzo della foglia d’oro. Grazie alla capacità di trasformare parole in arte ha affascinato critici e collezionisti, rendendola una voce influente nell’arte europea contemporanea.

Ana Segovia (Mexico City, 1991. Lives in Mexico City)

Connotata da una ricerca artistica volta all’esplorazione della vibrante identità culturale messicana, Ana Segovia è originaria di Città del Messico, luogo che ha segnato profondamente estetica e temi dei suoi lavori. Attraverso le sue opere riflette sui temi della rappresentazione di genere, sulla mascolinità tossica, spesso ispirate al cinema d’epoca messicano criticato attraverso lo sguardo femminile.

Segovia utilizza la pittura per decostruire stereotipi e costruire nuovi narrative visive, creando un dialogo tra passato e presente per sfidare le narrazioni dominanti. Il suo lavoro, intriso di una forte componente teatrale, non solo sfida le convenzioni sociali, ma invita lo spettatore a mettere in discussione le proprie percezioni culturali.

Gerard Sekoto (Botshabelo, South Africa, 1913–1993, Nogent-sur-Marne, France)

Pioniere del modernismo africano, Sekoto è noto per i ritratti delle classi lavoratrici urbane del Sudafrica che sono stati il fulcro della sua produzione negli anni Trenta e Quaranta, durante il periodo dell’apartheid. Collochiamo il suo lavoro nel realismo sociale, attribuendogli una forte patetismo. Realizzò Self-Portrait, ora in mostra alla Biennale di Venezia, tra il 1945-47, nel quadro sono riconoscibili le sue cifre stilistiche dettate dalle pennellate sicure, dai colori intensi e dai contrasti decisi scelti per restituire la condizione dei soggetti ritratti. A causa del forte attivismo, l’artista rischiò di essere esiliato e scelse di trasferirsi in Francia nel 1947.


Trasferimento che ha contribuito all’evoluzione del suo lavoro, nel quale integra le influenze europee, seppur mantenendo una profonda connessione con le radici africane. Le sue opere offrono una finestra sulla resilienza e la bellezza della vita sudafricana, rendendolo una figura chiave nell’arte del XX secolo.

Jewad Selim (Ankara, Turkey, 1919–1961, Baghdad, Iraq 15. Lorna Selim.Sheffield, UK, 1928–2021, Abergavenny, UK)

È stato un pittore e scultore di spicco che ha giocato un ruolo cruciale nel rinascimento artistico iracheno del XX secolo, grazie alla sua arte caratterizzata dalla sintesi tra tradizione e modernità, che fonde gli elementi della storia artistica irachena con le influenze contemporanee. Le sue opere scultoree e pittoriche mostrano una sensibilità unica per la forma e il simbolismo, rendendolo un pioniere dell’arte contemporanea nel Medio Oriente.

Nell’opera presentata, Donna e brocca (1957), unisce l’astrazione geometrica allo stile islamico antico, mesopotamico. In quest’opera la figura femminile è paragonata alla luna tramite la sua trattazione curvilinea, alludendo alla mitologia legata alla dea lunare sumera Nanna, importante divinità legata alla fertilità. Nell’Islam, la luna simboleggia il percorso spirituale e costituisce la base del calendario lunare musulmano. Inoltre, nei testi sacri islamici, la luna, chiamata qamar, è associata al miracolo della scissione, realizzato dal profeta Maometto, che preannuncia il giorno del giudizio e la distinzione tra credenti e non credenti. Selim è forse più noto per il suo monumento La Libertà a Baghdad, un emblema della rinascita nazionale.

Lorna Selim (Sheffield, UK, 1928–2021, Abergavenny, UK)

Pittrice britannica dal grande talento, conosciuta per il suo lavoro durante il periodo trascorso in Iraq affianco del marito: l’artista Jewad Selim. Le sue opere, spesso intime e dettagliate, esplorano la vita quotidiana e la cultura del Medio Oriente con un tocco lirico e sentimentale. Connotata da un’estetica caratterizzata da linee delicate e un uso vibrante del colore, cattura momenti di quieta bellezza dettati dalle interazioni umane. Selim ha contribuito significativamente alla documentazione visiva della vita irachena, offrendo una prospettiva unica e personale attraverso la sua arte.

Nel dipinto Unknown, datato 1958, l’artista ritrae una scena che probabilmente rappresenta una madre insieme ai suoi due figli, con uno dei bambini seduto sulla sua spalla e l’altro accanto a lei. L’opera si distingue per la prospettiva bidimensionale e la stilizzazione delle figure umane, ridotte a forme quasi astratte. Gli occhi a mandorla dei personaggi, con la loro espressione solenne, evocano chiaramente l’estetica delle antiche sculture sumere del III millennio a.C. La scelta cromatica dell’artista si limita a toni terrosi come ocra, marrone e beige, ricordando i colori tipici dei manufatti mesopotamici. Questo dipinto di una famiglia di contadini rappresenta le tradizioni tramandate di generazione in generazione, che sono tuttora alla base della moderna identità nazionale irachena.

Joshua Serafin (Bacolod, Philippines, 1995. Lives in Brussels, Belgium)

Classe 95, Serafin è un giovane artista filippino che attualmente risiede e lavora a Bruxelles. La sua ricerca si distingue per l’uso innovativo della tecnica mixed media, tramite cui unisce pittura, scultura e installazione per esplorare i concetti di identità, migrazione e memoria, creando opere spesso radicate nell’esperienza soggettiva, personale. Le narrazioni da lui composte interrogano le nozioni di appartenenza e dislocazione. Joshua Serafin utilizza texture e materiali non convenzionali per creare opere che sfidano la percezione tradizionale, invitando lo spettatore a immergersi in un viaggio visivo e concettuale unico.


In VOID (2022 – in corso), non restituisce un semplice vuoto, ma un intervallo temporale che esplora il reale, il possibile, attraverso lo sguardo di una divinità non binaria. Questa entità plasma un nuovo mondo tramite azioni, espressioni e gesti. La presentazione di un corpo bruno in un contesto tropicale dal sapore futurista sfida le nozioni di potere, bellezza, esistenza ed esperienza tipiche del patriarcato imperialista. VOID attinge a miti che narrano la creazione dell’arcipelago filippino e li reinterpreta con una performance queer e trans, immaginando un futuro, forse utopico, dove le incarnazioni non binarie prosperano in un universo di diversità di genere.

Kang Seung Lee (Seoul, South Korea, 1978. Lives in Los Angeles, USA)

Artista coreano residente a Los Angels (USA), dove porta avanti una pratica multidisciplinare che attraversa le tematiche e la storia queer costruendo memorie culturali collettive. Attraverso disegno, scultura, video, installazione e l’appropriazione di materiali e oggetti organici, Lee rievoca figure e eventi storici marginalizzati, restituendo voce a narrazioni spesso dimenticate. Il suo processo creativo prevede estese fasi di ricerca, durante le quali non si limita a raccogliere dati documentari ma incorpora anche elementi di fantasia.

L’arte di Kang Seung Lee è pregna di sensibilità politica e lirica, grazie alle quali riflette il suo impegno politico verso la giustizia sociale e la giusta rappresentazione della comunità LGBTQIA+, trasformando materiali e spazi in portatori di storie potenti per offrire nuove prospettive identitarie e storiche, preferendo così una visione pluralistica della storia ad una visione enciclopedica.

Gino Severini (Cortona, Italy, 1883—1966, Paris, France)

È stato una figura chiave del movimento futurista e successivamente del classicismo moderno grazie alla sua intensa attività artistica e teorica. Le sue opere, caratterizzate da un dinamismo vibrante e una meticolosa attenzione alla forma e alla struttura, hanno contribuito a ridefinire l’arte del XX secolo. Severini ha esplorato il movimento, la luce e il colore con una passione che traspare in ogni opera, dal futurismo delle prime creazioni alla più meditata riflessione classica degli anni successivi. La sua influenza si estende ben oltre l’Italia, rendendolo un protagonista indiscusso della scena artistica europea.

Nel 1918, Severini realizza Natura morta, un’opera che entra a far parte della collezione di Léonce Rosenberg, noto sostenitore del Cubismo. Questo dipinto si inserisce nel contesto del dibattito teorico che collega il lavoro di Severini agli sviluppi del Cubismo sintetico. La sua indagine artistica mira a esplorare lo spazio pittorico come una visione che fonde la dinamicità delle linee con un rigoroso canone compositivo. Gino Severini risponde a questa sfida creando una disposizione visiva dove la geometria stabilisce i principi e le misure dell’organizzazione spaziale degli oggetti. Il risultato è un dialogo visivo che manifesta una pittura in perfetto equilibrio tra l’espressività cromatica, la sensibilità percettiva e il rigore formale, delineando chiaramente il profilo degli elementi pittorici.

Amrita Sher-Gil (Budapest, Hungary, 1913–1941, Lahore, India)

Figlia di un aristocratico sikh, studioso e fotografo autodidatta, e della cantante d’opera ungherese Marie Antoinette Gottesman, Amrita è immersa negli ambienti culturali fin da bambina. Icona dell’arte contemporanea indiana, è uno delle più importanti e influenti artiste del subcontinente indiano.

La sua opera amalgama influenze occidentali e indiane segnando una svolta nel modernismo indiano. Nel suo lavoro ha analizzato l’identità femminile, attraverso la vita rurale e la cultura del proprio Paese con uno sguardo profondo ed emotivo ed una sensibilità cromatica che hanno rivoluzionato la pittura del suo tempo. La sua breve ma intensa vita è stata dedicata alla ricerca di un linguaggio artistico che potesse esprimere l’anima dell’India moderna, lasciando un’eredità duratura.

Anwar Jalal Shemza (Shimla, India, 1928–1985, Stafford, UK)

Artista indiano vissuto a Stafford nel Regno Unito, è stato attivo sia nell’ambiente artistico che in quello letterario (ha pubblicato romanzi in urdu e curato il periodico Ehsas) concentrando le proprie riflessioni sull’interconnessione tra culture e continenti. Le sue opere amalgamano modernismo occidentale e tradizione islamica, esplorando i temi del linguaggio, dell’identità e della spiritualità.

Shemza ha costruito uno stile unico che integra alla perfezione calligrafia araba e motivi geometrici, creando composizioni che sono al contempo contemporanee e profondamente radicate nella sua eredità culturale. Negli anni Cinquanta, contribuì a fondare il Circolo artistico di Lahore, aprendo nuove strade all’arte moderna in Pakistan. “Composition in Red, Green, and Yellow” del 1963 fa parte della serie Square Compositions iniziata nello stesso anno. L’opera presenta colori intensi e sfumature di nero che creano forme e motivi ritmici. La composizione include mezzelune, semicerchi e cerchi all’interno di strutture quadrate e rettangolari. Nonostante l’evidente ripetizione, la disposizione a griglia offre molteplici variazioni. Il suo universo visuale riflette una continua ricerca di equilibrio tra forma e significato, trasformandolo in un personaggio fondamentale nel dialogo tra Oriente e Occidente.

(Schede a cura di Francesca Calzà)

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