Mercoledì 14 dicembre lo spazio d’arte Studiolo di Milano presenta una nuova mostra dedicata a quattro artiste: Lena Long, Margaux Meyer, Elda Miniero e Marguerite Piard.
Era il 1875 quando lo spiritualista e filosofo Ralph Waldo Emerson teorizzava, nella sua raccolta Prose Works of Ralph Waldo Emerson, come la conoscenza passasse ineluttabilmente dal proprio vissuto.
La più vivida interpretazione della contemporaneità è sempre stata tracciata da chi ha cercato, non tanto di anticipare forzatamente i tempi, ma di lavorare su degli impulsi personali che sono, più tardi, risultati essere spunto per un’identificazione collettiva; di chi esplorando i limiti estremi del mondo conosciuto, ha cercato, inconsapevolmente, di ampliarlo.
Del genio – o di quello che in arte potremmo definire l’artefice – è il compito di tradurre tutto ciò nel sistema-vita attraverso la scrittura di codici estetici, letterali o musicali, capaci di definire questo soggetto universale astratto che svolga il ruolo di “guida”; esattamente ciò gli storici definiscono Zeitgeist, lo spirito – o gli spiriti – del tempo.
Le quattro artiste Lena Long (Lyon, 1997), Margaux Meyer (Paris, 1998), Elda Miniero (Benevento, 1998) e Marguerite Piard (Paris, 1996), pur manipolando linguaggi tradizionali come la pittura e la scultura e motivi esplicitamente figurativi come il corpo o l’autoritratto – che potremmo definire “classici” – avvertono un innato bisogno di corromperli, seminando complessi iter introspettivi che dall’intimità personale si traducono in tematiche generazionali globali.
I loro sono quattro processi artistici differenti ma accomunati dal non ambire mai ad un porto sicuro, ad una posizione di conforto; al contrario, sono sottoposti a continui stress e contaminazioni, sfociando in questo spasmodico bisogno di transmedialità e persino di lucida migrazione “transpittorica”, liberi quindi di cambiare anche nettamente i propri topos di riconoscibilità formale da un quadro all’altro, senza alcuno scrupolo. Un cosciente e ininterrotto autosabotaggio per sfuggire da una solida ed univoca identificazione.
L’opera di Lena Long, è una caleidoscopica sintesi di immagini provenienti dalla comunicazione contemporanea: Meta, Google, Tik Tok, ma anche il mondo del marketing e del cinema si uniscono senza barriere; le sue sono opere fatte di frammenti estratti dalla società capitalistica e da Internet, meticolosamente acquisiti ed archiviate dall’artista nel suo cellulare semplicemente con una foto o uno screenshot.
Margaux Meyer risolve volti, nature e corpi, con pochi, precisi e svelti gesti, tutti avvolti da una luce vivida che fa apparire ogni dipinto come nutrirsi di un’imprecisata luce retrostante. Potremmo definire il suo lavoro come delle istantanee fotografiche in cui a reagire è solo il colore, dove il diaframma dell’obiettivo è così aperto da lasciare consapevolmente “bruciare” dalla luce la maggior parte dei dati dell’immagine.
Nel flusso compositivo di Elda Miniero (aka Eldorado) sarebbe impensabile ricercare l’equazione che tradizionalmente vorrebbe identificare ogni artista con l’uso di un media esclusivo o comunque prevalente.
Marguerite Piard misura il tempo con la pelle; la pelle umana, primo organo sensibile che ci protegge ma ci espone, al contempo, al mondo e al suo primo giudizio. Delle quattro artiste in mostra si potrebbe definire quella dal profilo figurativo più tangibile benché, in verità, i suoi corpi siano quelli che vivano, più degli altri, sospesi nell’inespugnabile smaterializzazione della Metafisica.
La mostra inaugura Mercoledì 14 dicembre ore 18 – 21 presso Studiolo Milano in Via Alessandro Tadino 20, Milano.
Immagine di copertina: Elda Miniero aka Eldorado The Most Beautiful Thing, 2021, Courtesy Artist and Studiolo Milan