“Non è la pellicola che fa il colore, sei tu”. E’ una immersione pura nel colore questa retrospettiva in vita che il Museo di Santa Giulia dedica a Franco Fontana, tra i maestri della fotografia italiana del secondo dopoguerra e pittore dello scatto fotografico.
La mostra, intitolata iconicamente “Colore” e curata dall’omonimo studio, suddivide le 122 in serie tematiche che accompagnano il visitatore nel cuore dell’attività pluridecennale del fotografo modenese classe 1933. Ovunque trionfa il colore, tra le forme, le geometrie, le figure, nelle pieghe della superficie bidimensionale, in un processo di rielaborazione del soggetto fotografico che non è mai ripreso per quel che è, bensì in funzione dello sguardo e del magma interiore di Fontana.
Eviteremo qui, per non appesantire la lettura e favorire un approccio più facilmente divulgativo, di dare indicazione anche dei numerosi sottotemi presenti all’interno di ciascuna sezione in cui è divisa la mostra. Pertanto, saranno quattro – corrispondenti ai quattro corpi principali del percorso espositivo – le tappe che richiameranno questo potente irradiamento di colore.
Nei “Paesaggi umani” (serie nota anche con il titolo di “People”), un progetto iniziato negli anni ’80, Fontana introduce finalmente anche le persone nell’inquadratura. Che siano corpi umani magnificamente bloccati dall’istante fotografico su una spiaggia oppure altri corpi sensuali in piscina oppure altri corpi ancora astrattamente ripresi in contesto urbano, la visione del maestro riesce a esibire riflessi, contaminazioni cromatiche, ombre, luci, presenze, assenze.
L’esplosione delle geometrie e del colore avviene nella serie che richiama i paesaggi urbani (titolata a volte “Urban”), nei quali Franco Fontana esalta, ricomponendolo in rigide forme e illuminanti linee, il caos urbano statunitense. Questo progetto tematico avvicina parecchio l’arte del fotografo a quella del pittore geometrico, reinventando una nuova grammatica della visione capace di dare nuovo senso alle porzioni urbane raffigurate.
“Asfalti” è il progetto tematico che indaga la raffigurazione su formato bidimensionale dell’asfalto urbano e delle corsie autostradali. Per Fontana anche elementi apparentemente poco seduttivi per l’occhio di un fotografo diventano invece soggetti depositari di bellezza estetica. Nel caso della pavimentazione urbana, il maestro svela inaspettate geometrie; nel caso delle autostrade, Fontana ci mostra tutte le linee possibili che una corsia autostradale include, da quelle sulla carreggiata a quelle dell’orizzonte o del paesaggio naturale.
A questo punto, come in un immaginifico interludio musicale, un elemento fotografico emerge per sollecitare il nostro occhio e sintetizzare tutta una poetica in una sola linea. E’ la linea dell’orizzonte che, in una bellissima foto a Comacchio (1976), sembra tracciata dalla mano di un pittore minimalista per sezionare in due parti simmetriche il rettangolo fotografico.
La quarta e ultima serie è quella dedicata ai “Paesaggi naturali”. Qui i luminosissimi paesaggi del sud Italia e della Spagna diventano quasi moduli di colori. Il soggetto fotografico in alcuni casi è immaginario: nasce dalla composizione di diversi elementi che vanno a dar forma a un nuovo scenario, dalle cromie calde e quasi irreali.
Accompagnano la mostra una videointervista al maestro prodotta sempre dallo Studio Franco Fontana e un catalogo di 184 pagine edito da Skira e curato, anche in questo caso, dal medesimo Studio, con introduzione di Nicolas Ballario e un testo di Caterina Mestrovich.