E’ trascorso ormai un anno da quel terribile incendio che distrusse una grande fetta del Parco Archeologico di Segesta; i lavori di ripristino delle condizioni preesistenti sono stati tanti e significativi. A coronamento di questo percorso di riqualifica, il Tempio Dorico che, quasi per miracolo è stato risparmiato dalle fiamme, diviene il soggetto di una performance mai avvenuta: il tempio è in questa occasione un telaio ricoperto da tremila tessere di tessuto intrecciate tra loro e ottenute da abiti riciclati. I colori, l’azzurro del cielo e l’ocra della terra, sono decisi, definiti e rimandano a quell’antico legame che unisce il mondo reale a quello divino.
Le colonne del tempio, rivolte verso la città di Calatafimi, accolgono le trame e danno vita ad decorazione a greca ispirata ai vasi del V secolo a.C., epoca di costruzione del tempio. La composizione è il risultato di una forte sinergia e di una collaborazione tra l’artista e la comunità locale grazie ad una serie di laboratori volti a insegnare i segreti della lavorazione dell’argilla e dei tessuti.
Questa performance fa parte di un progetto artistico più ampio, intitolato TEXERE. L’idea, nata da Silvia Scaringella, si snoda in un percorso diviso in tre tappe in collaborazione con il Parco archeologico di Segesta.
Il progetto TEXERE, curato dal direttore del Parco, Luigi Biondo, e organizzato da MondoMostre, in collaborazione con il Museo d’arte moderna e contemporanea di Palermo, Riso, si integra armoniosamente con i monumenti del Parco. La sezione di reperti nell’Antiquarium che dialoga con l’installazione Pondus è curata dalle archeologhe Hedvig Evegren e Monica de Cesare. TEXERE si concluderà il 29 giugno 2025.
Le prime due tappe del progetto, già inaugurate, comprendono “Pondus” e “Idrissa”. “Pondus” è un telaio verticale formato da tantissimi pesi di terracotta modellati dai bambini e disposti in modo da formare un tutt’uno armonico con gli antichi reperti degli Elimi. Sei stele di marmo lavorate finemente a bronzo, a riproduzione dei licci di un telaio, danno vita invece a “Idrissa” (dal nome del profeta islamico); tra le rovine della chiesa di epoca medievale e la moschea prospiciente il Teatro Antico sono tese delle corde, azzurre come il cielo. L’intento di tutto questo è quello di diffondere la pace e di giungere ad una convivenza pacifica tra le varie religioni.