Con Theology of Collapse (The Myth of Past) I-X (2024), Monia Ben Hamouda si è aggiudicata la quarta edizione del MAXXI BVLGARI PRIZE, conquistando pubblico e giuria con un’opera che mescola tradizione e innovazione per affrontare le fragilità del nostro tempo. Questa installazione, che entra a far parte della collezione permanente del MAXXI, rappresenta un momento di grande maturità nella carriera dell’artista milanese, nata nel 1991, e si distingue per la sua capacità di trasformare lo spazio espositivo in un racconto visivo che colpisce mente e cuore.
L’opera consiste in dieci pannelli di ferro intagliati a laser con motivi ispirati alla calligrafia islamica e alle architetture delle moschee. Dipinti con spezie come paprika, ibisco e cannella, i pannelli si ergono sulla parete della galleria, generando una potente impressione di collasso, una metafora delle identità contemporanee in crisi. Il lavoro di Monia Ben Hamouda combina sapientemente materiali e simboli per costruire una narrazione che unisce dimensione politica e poetica, mostrando come l’arte possa riflettere, e talvolta persino risolvere, i dilemmi dell’epoca in cui viviamo.
La giuria del MAXXI BVLGARI PRIZE, composta da critici e curatori internazionali di alto profilo, ha sottolineato l’impatto di quest’opera per il suo rigore concettuale, la capacità di interagire con il contesto museale e l’integrazione di tecniche contemporanee e tradizionali. Theology of Collapse non si limita a rappresentare il collasso dei nostri tempi: lo rende tangibile attraverso un linguaggio che mescola materiali simbolici e soluzioni estetiche potenti, facendo emergere un significato universale che parla a ciascun osservatore. I pannelli, disposti con precisione millimetrica, sembrano oscillare tra solidità e fragilità, evocando un equilibrio precario che rispecchia la condizione umana contemporanea. Il ferro intagliato si combina con l’uso delle spezie, un rimando alla sensualità e alla memoria, creando un contrasto tra durezza e volatilità che amplifica il senso di spaesamento.
Ogni elemento è pensato per destabilizzare e coinvolgere, portando il pubblico a interrogarsi non solo sulle identità in crisi, ma anche sul ruolo che l’arte può giocare nel ridefinire i concetti di appartenenza e memoria. In quest’opera, il tempo sembra collassare, fondendo passato, presente e futuro in un’unica narrazione.
La mostra del MAXXI BVLGARI PRIZE, curata da Giulia Ferracci, include anche le opere di Binta Diaw e Riccardo Benassi, finalisti di questa edizione, che hanno presentato rispettivamente Juroom Naar e ASSENZAHAH ESSENZAHAH (2024). Questi lavori site-specific esplorano temi legati all’identità e al linguaggio attraverso approcci radicalmente diversi, contribuendo a rendere questa edizione del premio una delle più ricche e stimolanti.
La cerimonia di premiazione, tenutasi il 17 gennaio 2025 nella sala Carlo Scarpa del MAXXI, ha visto la partecipazione di rappresentanti istituzionali e figure di spicco del panorama artistico internazionale, come Nicolas Bourriaud e Ute Meta Bauer, confermando il prestigio di un premio che, dal 2001, rappresenta un trampolino di lancio per la giovane arte contemporanea.
Un’altra novità di questa edizione è stata l’introduzione del MAXXI BVLGARI PRIZE for Digital Art, assegnato a Roberto Fassone per il progetto And We Thought (2021 – ongoing). Quest’opera, realizzata con l’aiuto di un’intelligenza artificiale, esplora i limiti della creatività umana attraverso una combinazione di testi, video e immagini psichedeliche, aprendo nuovi orizzonti nella sperimentazione artistica.
Dal 2018, il premio si è arricchito della collaborazione con Bvlgari, che ne ha amplificato il respiro internazionale, portando l’arte contemporanea italiana a dialogare con le tendenze globali. A sottolineare questa visione, la vincitrice Monia Ben Hamouda parteciperà a una residenza presso l’American Academy in Rome, lavorando fianco a fianco con un artista selezionato dalla prestigiosa Whitney Biennial. Questa opportunità sottolinea l’importanza del premio non solo come riconoscimento, ma come trampolino di lancio per nuove esperienze e collaborazioni.