Tincolini: “nelle mie sculture cerco un equilibrio tra tradizione e innovazione”

Filippo Tincolini è quello che si può definire un artista moderno, dove per modernità si intende la capacità di raccogliere la tradizione per creare il nuovo, saldamente ancorato, da una parte alla quotidianità, dall’altra al passato, in un racconto continuo e coerente. Il risultato estetico di ciò sono, tra gli altri capolavori, i suoi Spacemen: astronauti che anelano allo spazio cosmico ma che rimangono comunque saldati alla natura, con i loro dettagli floreali.

Filippo riesce a combinare magistralmente anche la scultura classica con le possibilità offerte dalle nuove tecnologie, come stampanti 3D e Robot. La sua storia è legata a una passione viscerale per il marmo che nasce durante il periodo del liceo artistico a Lucca, dove ha avuto l’opportunità di lavorare anche con altri materiali tradizionali come l’oro, il bronzo, il legno, la ceramica. Poi la scoperta di Pietrasanta, un luogo ricco di cultura e di botteghe storiche, dove ha perfezionato le sue abilità e infine l’Accademia di Belle Arti di Carrara, rinomata per la sua antica tradizione nella lavorazione proprio del marmo. Qui, lavorando a stretto contatto con maestri artigiani e artisti esperti, Filippo ha cominciato a creare opere che uniscono tecniche classiche e approcci innovativi.

Con oltre 210mila follower su Instagram, la sua community cresce costantemente, attratta dal suo processo creativo e dalle fasi di realizzazione delle sue opere, e i primi di agosto, a Capri, lo scultore svelerà una nuova opera “immersiva”…

Plumed Soul Filippo Tincolini

Filippo, puoi raccontarci del suo percorso formativo e di come ha sviluppato la sua passione per la scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara? In che modo la tradizione dei laboratori di Carrara ha influenzato il suo lavoro?

Il mio percorso formativo inizia a Lucca, durante il periodo del liceo artistico. È stato allora che ho incontrato uno scultore che mi ha introdotto alla lavorazione di materiali tradizionali come l’oro, il bronzo, il legno, la ceramica e il marmo. Mi mandava a Pietrasanta, nelle fonderie, a rifinire i suoi bronzi. È lì che ho scoperto la bellezza della bottega e la magia di questa terra ricca di arte e cultura.

Questa esperienza nel comprensorio apo-versilese mi ha portato a iscrivermi all’Accademia di Belle Arti di Carrara, luogo rinomato per la sua antica tradizione nella lavorazione del marmo. La mia passione per la scultura si è sviluppata grazie all’opportunità di lavorare a stretto contatto con maestri artigiani e artisti di grande esperienza. I laboratori di Carrara, con le loro tecniche tradizionali e l’accesso a materiali di altissima qualità, hanno avuto un’influenza profonda sul mio lavoro. La possibilità di sperimentare e apprendere le tecniche classiche mi ha permesso di creare una solida base tecnica, che ho poi potuto combinare con approcci più innovativi e personali.

Flowered Slave Filippo Tincolini

Tu parli di andare “fuori misura nella misura”. Cosa significa questo concetto e come si riflette nelle sue opere?

Questo concetto rappresenta la mia volontà di superare i limiti pur rispettando le proporzioni e l’armonia delle forme. Si tratta di esplorare nuove possibilità all’interno di confini ben definiti, cercando un equilibrio tra tradizione e innovazione. Nelle mie opere, questo si traduce in forme che, pur mantenendo un senso di familiarità e riconoscibilità, sfidano le aspettative e sorprendono lo spettatore.

Spaceman Laoconte Filippo Tincolini

La sua serie “Swaddle”, “Flowered Soul” e “Dystopian Animals” sono molto evocative. Può parlarci dell’ispirazione dietro queste e del significato che intendono trasmettere?

La serie “Swaddle” esplora il tema della protezione e della vulnerabilità, rappresentando figure avvolte in tessuti che richiamano l’idea di conforto e sicurezza. “Flowered Soul” è un omaggio alla bellezza e alla fragilità della vita, con elementi floreali che simboleggiano la crescita e la trasformazione. “Dystopian Animals” riflette una visione critica del rapporto tra uomo e natura, mostrando creature ibride che evocano un futuro distopico in cui la tecnologia e la natura si sono fusi in modi inquietanti.

Shrouded Eyes Filippo Tincolini

Cosa ci può dire sull’installazione “top secret” che verrà svelata a Capri i primi giorni di agosto? Cosa dovrebbe aspettarsi il pubblico?

Posso anticipare che l’installazione sarà un’esperienza immersiva che combinerà elementi scultorei e tecnologici per creare un dialogo tra arte e ambiente. Il pubblico può aspettarsi un’opera che stimoli i sensi e l’immaginazione, offrendo una riflessione sulla bellezza e la fragilità del nostro mondo.

Come riesce a bilanciare la tradizione della scultura classica con l’innovazione tecnologica nelle sue opere? Puoi spiegarci il processo di creazione dietro una delle sue sculture, dal concetto iniziale alla realizzazione finale?

Il mio approccio alla scultura cerca di integrare le tecniche classiche con le possibilità offerte dalle nuove tecnologie. Il processo di creazione inizia con un’idea o un concetto, che viene poi sviluppato attraverso disegni e modelli. Utilizzo software di modellazione 3D per esplorare forme e dettagli, e successivamente trasferisco questi modelli al materiale fisico, combinando tecniche tradizionali di lavorazione con strumenti moderni come le stampanti 3D e Robot di ultima generazione. Questo mi permette di realizzare opere che mantengono una forte connessione con la tradizione, ma che allo stesso tempo sono innovative e contemporanee.

In opere come “Spaceman”, vengono affrontati temi di esplorazione spaziale e radici terrene e sul rapporto uomo-natura…

In “Spaceman”, esploro il dualismo tra il desiderio umano di esplorare l’ignoto e la necessità di mantenere una connessione con le nostre radici terrestri. L’opera rappresenta un astronauta che sembra fluttuare nello spazio, ma allo stesso tempo è ancorato alla terra attraverso dettagli che richiamano la natura. Questo simbolizza il nostro incessante desiderio di avanzare e scoprire nuovi orizzonti, senza mai dimenticare da dove veniamo.

Un po’ di curiosità; quali sono state le reazioni più memorabili del pubblico alle sue opere?

Un’esperienza che ricordo volentieri riguarda una mostra a Ginevra, in un parco pubblico, dove ho esposto l’installazione “Black Gold”, che raffigura dei barili di petrolio accartocciati. Durante la mostra, ho notato che quasi tutti i visitatori toccavano le sculture, increduli che fossero fatte di marmo. Questa reazione ha evidenziato la mia capacità di trasformare il marmo, un materiale tradizionalmente associato alla classicità, in qualcosa di sorprendentemente moderno e inaspettato.

Instagram hai più di 210mila followers, quando hai cominciato a creare la tua community? C’è stata una crescita immediata o progressiva?

La crescita della mia community su Instagram è stata un processo interessante. Non sono stato io a creare la community, ma è la community stessa che ha sentito il bisogno di unirsi attorno a qualcosa che piace. Ho iniziato condividendo il mio processo creativo e le fasi di realizzazione delle mie opere, e questo ha attirato l’attenzione di persone con interessi comuni.

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