Tony Gallo, street artist noto per il suo stile distintivo che combina elementi figurativi e astratti, sarà in mostra per la prima volta in Abruzzo presso la Galleria Laboratorio “Heart” di Teramo, con l’esposizione “Urban Tales” che si terrà dal 31 maggio al 30 giugno 2024. Nato a Padova, Gallo ha iniziato la sua carriera esplorando diverse forme di espressione creativa prima di approdare alla street art, distinguendosi per l’uso di colori vivaci e contrasti forti. Le sue opere, caratterizzate da figure antropomorfe che evocano un mondo onirico e surreale, raccontano storie potenti e suggestive che mescolano emozioni umane con la fantasia.
La mostra “Urban Tales” offrirà ai visitatori l’opportunità di immergersi nel suo universo artistico unico, dove figure con volti di animali e corpi umani emergono da sfondi intricati e colorati. Gallo utilizza varie tecniche e materiali, dalle bombolette spray alle vernici acriliche, sperimentando con superfici diverse come muri, tele e oggetti di recupero. Non solo, lo street artist ha realizzato un murales sulla parete esterna dell’Istituto Comprensivo Giovanni XXIII di Torricella Sicura in collaborazione con l’Associazione TruciolinArte, opera che verrà presentata ufficialmente domani 31 maggio. Per l’occasione abbiamo voluto approfondire con lui il suo processo creativo e l’origine di questo progetto…
La Street Art negli ultimi tempi si è imposta ottenendo finalmente un ruolo di primo piano nel panorama dell’arte contemporanea. Quali sono i tuoi maestri del passato e i tuoi riferimenti?
Quasi sempre dico che ho dei maestri di vita, più che artistici. Inizialmente ho fatto un percorso da musicista, per poi passare all’arte pittorica, e Jimi Hendrix e Amedeo Modigliani sono stati i miei primi grandi amori. Da ragazzino avevo capito che la mia arte si avvicinava alla Street, andavo in skateboard, vivevo tutto il mondo hip hop della break dance. Ho capito poi che dovevo crearmi un mondo mio e ho sempre cercato di essere me stesso.
Hai un passato da musicista. Che rapporto ha la tua arte con la musica?
Chiamo la mia arte “emozionale” e mi piace emozionarmi con la musica. Adoro il cantautorato italiano, ma anche il metal, ricco di sbalzi di umore a livello musicale. Quando dipingo non ascolto musica perché la musica tende a rapirmi, essendo stata la mia prima moglie, che mi riporta al ricordo, al passato, e mi distoglie dalla creazione. Ho bisogno tuttavia di lei per compagnia, perché ho paura di star solo.
Sei un artista riconoscibile, autore di un bestiario che si muove tra immaginazione, mondo naturale e vena malinconica. Cosa rappresentano i tuoi soggetti?
Il mio mondo fantastico si è creato da solo, quando ho sentito la necessità di raccontare ciò che avevo dentro. In questo sono stato condizionato un po’ anche dal mio passato di ragazzo tatuato in giovane età e quindi visto “strano” dalla società. Sono tutt’altra persona, rispetto a come posso apparire, con le mie debolezze, le mie emozioni, anche io piango! Mi piace che le mie opere abbiano una libera interpretazione, quindi il mio non è un gioco con la politica, con le provocazioni, con la denuncia sociale. Gioco una partita con le emozioni.
Quello attuale è un momento molto positivo per la Street Art, forma espressiva in rapida evoluzione. Quanto il tuo lavoro si muove tra spazi urbani e privati?
Ho dipinto e dipingo molto all’esterno, ma realizzo tele, oltreché dipingere sui muri, in una dimensione intima del quadro. Dallo spray siamo passati ai pennelli e più ad un’arte pittorica. La Street Art oggi arriva anche dentro le case, non solo fuori.
Qual è il ruolo della luce in opere all’aperto sui muri? Penso alla serie pittorica di Monet “Cattedrali di Rouen”.
A livello di Street Art la luce non gioca un buon ruolo, nel senso che non è d’aiuto quando lavoriamo. Ma è bello che la luce, come il buio, possano indirizzare chi guarda su un’immagine, un particolare.
Hai realizzato qui in provincia di Teramo un murales presso l’Istituto Comprensivo Giovanni 23° esimo di Torricella Sicura, in collaborazione con l’Associazione TruciolinArte. Perché proprio la scelta di una scuola?
La scuola è stata scelta dalla Galleria. Mi sposo molto con le scuole perché racconto fiabe. Dagli occhi di un bambino vengono fuori debolezze e profondità senza sovrastrutture, a differenza degli adulti. L’opera parla della scuola, di come la vedevo io da bambino. Non ero un bambino inquadrato, uscivo dalle righe. Quella diversità è stata una crescita e fondamentale nel mio percorso di vita. Quando mi sedevo sui banchi di scuola immaginavo un mondo fantastico, e a quel punto ero al sicuro, esistevo solo io.