Il mondo dell’arte è spesso il teatro di episodi insoliti e provocatori, a volte persino bizzarri. E questa volta non fa eccezione. Nell’ambito di una controversia artistica che si protrae da anni, l’artista britannico Stuart Semple ha deciso di cambiare legalmente il suo nome in Anish Kapoor. Il gesto non è solo una semplice beffa nei confronti del suo “avversario”, ma un vero e proprio esperimento di performance art che mette in discussione i concetti di proprietà e autorialità nell’arte.
Per chi non ne fosse a conoscenza, Anish Kapoor è un famoso artista contemporaneo di fama mondiale, noto anche per aver ottenuto l’esclusività nell’utilizzo del Vantablack, un materiale che assorbe quasi completamente la luce e che appare quindi come il nero più profondo mai visto. Questo privilegio ha scatenato la contesa tra Kapoor e Semple, dando vita a quello che è stato definito “color war” (guerra del colore).
Sempre secondo Semple, la guerra del colore non riguarda solo il Vantablack. L’artista britannico, infatti, ha preso di mira tutte quelle volte in cui un individuo o un’azienda hanno cercato di rivendicare l’esclusività di un particolare colore o tonalità. Tra gli esempi citati dallo stesso Semple troviamo il rosa Barbie di Mattel, il blu Tiffany e il viola Cadbury.
Nel tentativo di combattere quello che lui definisce “color hoarding” (accaparramento dei colori), Semple ha deciso di adottare un approccio per lo meno originale: cambiare il proprio nome in Anish Kapoor. In questo modo, vuole mettere alla prova le implicazioni legali e concettuali del possesso di un nome, esplorando così nuove prospettive sulla questione dell’esclusività nell’arte.
“È qualcosa a cui stavo pensando da lungo tempo” ha dichiarato Semple. “Mi piace l’idea di poter sperimentare un nome e vedere come ci si sente, e testare cosa significhi possedere un nome, suppongo”.
Ma l’esperimento di Semple non si ferma qui. In concomitanza con il cambiamento del suo nome, ha annunciato il lancio di una stampa in edizione limitata che recita “I’m not a niche man. I’m Anish, man”. Ogni copia è firmata “A. Kapoor”.
Questo gesto, secondo Semple, è solo l’inizio di una serie di provviste che vanno oltre la disputa con Kapoor. “Non sono sicuro al 100% di cosa farò ancora come Kapoor” ha dichiarato Semple, aggiungendo che è incuriosito dall’idea di assumere altri nomi in futuro.
Non si può dire che la storia tra Semple e Kapoor sia priva di stranezze ed eccentricità. E chissà cosa riserverà il futuro. Una cosa è certa: il dibattito sull’esclusività nell’arte, sui diritti d’autore e sulla libertà del creativo continua a essere al centro di vivaci dibattiti, di cui la battaglia tra Semple e Kapoor è solo l’ultimo, bizzarro capitolo.
Nell’articolo si può apprezzare come le tensioni artistiche possano sfociare in gesti estremi, conosciuti grazie a piattaforme come Artnet, che raccontano storie di artisti e di opere d’arte, regalandoci un nuovo modo di osservare e capire l’arte contemporanea. Anish Kapoor e il suo “nemico-amico” Stuart Semple ci mostrano quanto l’arte sia provvista di tutte le sfumature del genere umano, e quanto colorate possano diventare le dispute nel mondo dell’arte.