Metamorfica salvezza: Picasso a Palazzo Te, tra pittura e poesia

Picasso a Palazzo Te. Poesia e Salvezza è la mostra curata da Annie Cohen-Solal in collaborazione con Johan Popelard e prodotta dalla Fondazione Palazzo Te e dal Musée national Picasso-Paris, insieme alla famiglia dell’artista, visitabile fino al 6 gennaio 2025. L’esposizione è connessa al programma culturale 2024 incentrato sulla relazione tra Giulio Romano e Ovidio, le cui Metamorfosi hanno ispirato la costruzione del Palazzi, tra il 1525 e il 1535.

La mostra diviene evento unico, come scrive Mattia Palazzi, primo cittadino di Mantova, “per esplorare un aspetto poco conosciuto del genio di Pablo Picasso: il suo rapporto con la poesia e il mondo letterario […] rivelando come la poesia sia stata per lui non solo fonte d’ispirazione, ma anche strumento di salvezza e trasformazione”.

Picasso a Palazzo Te Poesia e Salvezza © Succession Picasso by SIAE 2024 Foto Gian Maria Pontiroli

Allestite su pannelli autoportanti dalle cromie decise e accesi tratte dai quadri stessi, le opere picassiane dialogano intimamente con l’ambientazione manierista rinascimentale, creata da Giulio Romano. Si instaura una relazione interscambiabile di rimandi filologici e culturali tra gli affreschi del palazzo ispirati alle Metamorfosi di Ovidio eseguite da Romano e l’interpretazione mitologica classica di Picasso.

Quanto scritto consente la commistione di culture lontane, ma prodigiosamente interconnesse: Rinascimento e Avanguardia, tradizione e modernità, intrecciate dal tema comune della metamorfosi e della mitologia. L’esposizione accoglie lo spettatore con la prima sezione intitolata Pablo, Giulio e Ovidio, in cui vengono presentata una serie di disegni del maestro spagnolo ispirati alle Metamorfosi, dialogante con un vaso etrusco inedito, preso in prestito dalla Fondazione Luigi Rovati, che esplora il viaggio dell’anima nel regno dei morti e la metamorfosi esistenziale.

Picasso a Palazzo Te Poesia e Salvezza © Succession Picasso by SIAE 2024 – Foto Gian Maria Pontiroli

Il parallelismo tra Picasso e Giulio Romano, accomunati dalla passione per la narrazione metamorfica ovidiana, è possibile quando se ne indagano le storie dei viaggi dei due. Giulio Romano, allievo di Raffaello, si reca a Mantova nel 1524; così come Picasso tenta di sbarcare il lunario, trasferendosi a Parigi nel 1900.

Ancora punto di contatto, le Metamorfosi: dal 1525 al 1535 Romano – grazie alla commissione di Federico II Gonzaga – lavora al palazzo, traendo ispirazione da Ovidio, così come nel 1930, Picasso – su commissione di Albert Skira – realizza una serie di incisioni ispirate al mito ovidiano per eccellenza. Ercole uccide il centauro Nesso, Morte di Orfeo, Amori di Giove e di Semele, Vertumno perseguita Pomona con il suo amore sono parte delle acqueforti che raffigurano gli episodi tratti dalle Metamorfosi di Ovidio realizzate da Picasso.

Picasso a Palazzo Te Poesia e Salvezza © Succession Picasso by SIAE 2024 Foto Gian Maria Pontiroli 1

Proseguendo nell’allestimento, la seconda sezione Picasso straniero a Parigi…accolto dai poeti presenta un ricco corpus di oggetti artistici – sculture, documenti, disegni – che narra il legame che Picasso instaura, appena giunto a Parigi nel 1900, con il gruppo di poeti d’avanguardia di Montmartre. Marginalizzato poiché tacciato come straniero, Picasso trova un senso di salvezza e d’appartenenza tra i poeti parigini: Max Jacob, Guillaume Apollinaire, Gertrude Stein, tra gli altri.

Sono in mostra i ritratti degli amici poeti, l’Arlequin, l’agenda autografa e il taccuino dei visitatori di Apollinaire. La terza sezione della mostra dal titolo Quando Picasso diventa poeta: la salvezza narra una storia salvifica in cui nel 1935, periodo di crisi personale e professionale, la scrittura diventa bisogno esistenziale. “Scrive in francese, catalano, castigliano, realizzando con i molteplici esperimenti del linguaggio quello che aveva prodotto con la pittura e la scultura: ibridazioni, passaggi e veri incroci, punteggiano le sue poesie. Abita le lingue mentre gioca e naviga nel paradosso”. Sono opere di questi anni Il neige au soleil, La Crucifixion, Femme lisant, Métamorphose I.

Picasso a Palazzo Te Poesia e Salvezza © Succession Picasso by SIAE 2024 Foto Gian Maria Pontiroli

L’ultima sala della mostra, nonché l’ultima sezione intitolata La metamorfosi vissuta come strategia celebra la metamorfosi umana-animale, la liberazione intima picassiana, attraverso l’esposizione di alcune opere esposte in Italia per la prima volta. Nucleo centrale della sala è la trasmutazione identitaria di Picasso nell’alter ego Minotauro. Non a caso Daniel-Henry Kahnweller scrive: “Il minotauro di Picasso, che banchetta, ama e combatte, è Picasso stesso. Vuole mostrarsi nudo, in una comunione che intende completa”.

Picasso a Palazzo Te Poesia e Salvezza © Succession Picasso by SIAE 2024 Foto Gian Maria Pontiroli 7

Il Minotauro è presenza ricorrente nelle opere degli anni Trenta di Picasso. A proposito della Minotauromachia del 1935 Picasso scrive: “Se tutte le tappe della mia vita potessero essere rappresentate come punti su una mappa e unite con una linea, il risultato sarebbe la figura del Minotauro“. A partire dall’assunto per cui il concetto di metamorfosi diviene “partecipazione armonica e pacificata all’instabile dinamica tra passato e presente […] arte della memoria, arte di racconto storico al tempo stesso esatto e disponibile alla libertà propria della scoperta, dell’invenzione” come scrive il direttore del Palazzo Stefano Baia Curioni, “metamorfosi è il messaggio che Palazzo Te lancia fino ai giorni nostri”.

Attraverso la lettura inedita della produzione artistica picassiana connessa alle maglie fantastiche della mitologia, la metamorfosi ispira il cambiamento – che seppur conducendo alle strade più recondite dell’ignoto non sapere – diviene premessa di speranza, libertà e salvezza. 

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