Adpology+ The Highlighter, l’ironia contro il sessismo pubblicitario

Adpology+ The Highlighter, l’ironia contro il sessismo pubblicitario

Il primo è uno spot e l’altro un progetto che unisce arte e teatro. In comune hanno la mistificazione degli stereotipi sessisti che quotidianamente ritroviamo negli advertising pubblicitari, dal web ai manifesti per strada, passando dalla televisione.

Adpology via Artribunecom

Adpology

Adpology è una crasi tra advertising e apology. Adpology è uno spot apparso sul web durante la scorsa Giornata Internazionale per i Diritti delle Donne. Adpology è ironico ma non superficiale e riprende l’ormai trita e obsoleta questione degli stereotipi di genere di cui l’industria della comunicazione – quella pubblicitaria in primis – è piena. Diretto da Tiny Bullet e prodotto da Thomas Films, lo spot tratta con sagacia i vari clichè che pervadono le pubblicità a sfondo femminile. Ne vediamo alcuni?

Il periodo X del ciclo mestruale. L’imperativo pubblicitario vorrebbe la donna dinamica, tuttofare, e di buon umore. La realtà? Divano, cioccolato, ibuprofene e un film con Di Caprio come rimedio agli sbalzi ormonali e al mal di pancia. Un altro esempio? La quotidiana lingerie. Parliamoci chiaro: Bridget Jones è maestra di vita e rappresentante del quotidiano universo femminile, non gli angeli di Victoria’s Secret: quelli sono solo un lontano miraggio.

E poi ancora la dieta. Panino o yogurt vegano: questo è il dilemma! E le gambe non depilate, la taglia 42 per promuovere un marchio curvy, l’ossessione per la pancia piatta e il belly slot alla Emily Ratajkowski.

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 “Scusateci. Alle donne con più di 50 anni: scusate se vi abbiamo fatto interpretare da donne che ne hanno 35. Scusa se non ti abbiamo mai dato utensi elettrici, biancheria comoda o la barruta finale. Scusa se in una pubblicità non hai mai visto qualcuna che ti assomigli. E soprattutto, scusa se la pubblicità ti ha fatto credere di non essere all’altezza.”

 

The Highlighter

The Highlighter via Artribunecom

The Highlighter è l’evidenziatore, quello usato da Elena Bellantoni per sottolineare le ambiguità e i riferimenti sessisti delle pubblicità al femminile. L’obiettivo della rassegna, che si snoda tra teatro e arte, è innescare una serie di riflessioni sul corpo della donna e su come questo viene utilizzato nel linguaggio pubblicitario.  Così l’artista ha dichiarato in un’intervista ad Artribune:

La società dagli anni 60 ad oggi ha sempre accettato questo tipo di linguaggio che considero oltraggioso. Ho raccolto quindi cercando sul web, chiedendo e camminando per strade moltissime immagini che evidenziano proprio questa funzione del corpo della donna come strumento che attira, invoglia e crea ambiguità. Non ho fatto altro che produrre delle semplici fotocopie in bianco e nero (con stampa serigrafica) su cui sono intervenuta utilizzando due colori fluo il fucsia ed il giallo. Ho messo in evidenza ciò che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni, ciò a cui il nostro occhio si è abituato e registra come normale”

A fianco di questo progetto, costruito in una vetrina su strada di Via del Consolato a Roma, Elena Bellantoni, insieme a Wunderbar Cultural Projects ha lanciato la rassegna Il Coro, all’interno del progetto RedReading prodotto dalla compagnia teatrale Bartolini/ Baronio e da 369gradi. Si tratta di una rassegna al femminile che coinvolgerà fino a giugno 4 artiste visive, i cui incontri si svolgeranno a Villa Torlonia.

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