Il famoso critico d’arte Jerry Saltz ha detto la sua sul futuro dell’arte post Coronavirus.
Per il critico d’arte Jerry Saltz il mondo dell’arte subirà effetti devastanti a causa della pandemia di Covid-19, e pochi saranno i sopravvissuti. Saltz ha scritto le sue previsioni in questo articolo, pubblicato lo scorso 2 aprile su Vulture, e intitolato Gli ultimi giorni del mondo dell’arte… e probabilmente i primi di quello nuovo. Vediamo insieme i punti salienti…
La premessa di Jerry Saltz è chiara e manifesta l’incertezza e l’instabilità del sistema dell’arte in questo momento storico: “Anche un amante dell’arte devoto come me deve ammettere che l’infrastruttura che tiene il mondo dell’arte è già in bilico”. Secondo Saltz la crisi non farà altro che aumentare il divario tra i potenti del sistema e le strutture medio-piccole, che già faticavano a tirare avanti prima della pandemia. “Ci saranno certo gallerie, musei e artisti che lavoreranno, naturalmente. Ma mi preoccupa il fatto che questa divisione non farà altro che esacerbare le disuguaglianze che sempre più dominano questo mondo, con megagallerie e star dell’arte che sopravviveranno, e con il solco tra loro e chiunque altro che si allargherà e renderà gli artisti e le gallerie più scalcinati sempre più vicini all’invisibilità”. E aggiunge: “La maggior parte delle gallerie”, è convinto il critico, “non è granché preparata. E queste gallerie chiuderanno. Molti lavoratori sono già stati licenziati”.
Anche le scuole e le accademie subiranno dei forti cambiamenti, diventando, prima di tutto, meno accessibili perché “troppo costose”. Inoltre sarà la fine anche per le fiere d’arte, “eccetto Art Basel, che è dotata di una sede di proprietà in Svizzera, e forse Frieze, perché gli inglesi amano le produzioni grandi, appariscenti, teatrali”. E che dire dell’editoria che ruota intorno al mondo dell’arte? Anche questa fetta del mercato è destinata al declino, infatti “le riviste e i blog dipendono dalla pubblicità, ma che cosa promuoverà la pubblicità? Le gallerie stanno ancora pagando contratti con i giornali per promuovere mostre che non si terranno?”. Per quanto riguarda i musei, molti hanno già avviato le pratiche di licenziamento del personale. E poi gli artisti, i veri protagonisti del mondo dell’arte, che sicuramente rimarranno, perché il ruolo dell’arte non si esaurisce a causa di una crisi, ma faticheranno maggiormente ad affermarsi e costruirsi una carriera in un sistema al collasso. A tal proposito Saltz afferma “ovviamente l’arte andrà avanti, ed è superfluo rimarcarlo, perché l’arte è un qualcosa di più grande e più profondo del business che la supporta. L’arte sparirà solo quando tutti i problemi che l’arte deve esplorare, saranno stati esplorati”.
Come affrontare questo scenario preoccupante? Saltz scrive: “Nell’ultimo decennio il mondo dell’arte ha perso la capacità di adattarsi. O, piuttosto, finora sembra aver avuto un’unica possibilità di adattamento, indipendentemente dalle circostanze: quella di crescere più grande e più indaffarato”. Ma questa non sarà la risposta al clima attuale: l’unica risposta possibile, secondo Saltz, sarà dunque quella di “adattarsi al cambiamento senza cedere a dogmi vecchi, fuori moda, meschini o inapplicabili”. E per finire: “non so quanto durerà questo periodo d’interregno. Ma i sopravvissuti potranno contare sulle conoscenze ricavate da ciò che hanno imparato su loro stessi nel momento in cui l’angelo della morte avrà camminato sopra di noi”.