L’eleganza di “Assembling Thoughts”, la mostra che il Museo Comunale d’arte Moderna di Ascona dedica a Louise Nevelson dal 2 ottobre fino all’8 gennaio 2023
Louise Nevelson usava strati di ciglia finte e lavorava continuamente senza interruzioni in una fusione totale arte-vita.
Mostrava nelle sue opere la stessa stratificazione di materie e materiali. A partire dal legno con il quale aveva un rapporto privilegiato: “Io parlo al legno e il legno parla a me”, tanto che lo utilizzava non solo per la velocità di montaggio, ma anche per il rumore dalle viti che produceva una sensazione quasi fisica, come raccontano le curatrici della mostra Mara Folini e Allegra Ravizza.
Assembling Thoughts è la mostra che il Museo Comunale d’Arte Moderna di Ascona dedica a Louise Nevelson (Pereiaslav, 1899 – New York 1988), dal 2 ottobre fino all’8 gennaio 2023.
Realizzata in collaborazione con la Fondazione Marconi di Milano è corredata da un documentario sulla sua vita e da immagini fotografiche – alcune delle quali inedite.
Una mostra raffinata, per raccontare un’artista complessa e eclettica, compulsiva e prolifica nella sua produzione, che dichiarava di pensare come un collage, come ricorda Allegra Ravizza.
LE OPERE NELLA MOSTRA DI LOUISE NEVELSON
La mostra raccoglie ottanta opere tra disegni (degli anni Trenta) monumenti monocromi, architetture scultoree (anni Sessanta e Settanta) e i collages (degli anni Cinquanta e Ottanta).
Una quantità di lavori realizzati nel corso del tempo, alcuni dei quali mai esposti (come i Collages).
Opere libere da categorizzazioni seriali, tanto che la sua ricerca era un flusso vorticoso di combinazioni materiche, che restavano incompiuti per lunghi periodi.
Nei disegni “il corpo si fa spazio”, e le linee materne e essenziali non tradiscono un’influenza cubista, attraverso una figurazione appena abbozzata, essenziale e geometrica.
La produzione materiale della società è indagata dall’artista attraverso il recupero delle forme del quotidiano.
Negli assemblaggi scultorei si assiste a un prelievo di oggetti (a partire da quelli familiari) smembrati e organizzati su grandi superfici di legno. Frammenti e residui lontani da processi di accumulo, ma esito, invece, della ricerca di una armonia compositiva che non sfugge allo spettatore.
I monocromi neri accolgono così, il mondo intero, in cui il pigmento rappresenta l’insieme di tutti i colori e non l’assenza di essi. L’eleganza del colore considerato il più aristocratico di tutti dall’artista, assume forma e profondità, definendo nuove architetture: “come luogo di origine e purificazione connesse alla madre terra”, racconta Mara Folini.
Architetture che insieme ai numerosi collages sono espressione di un procedere sperimentale, a cui l’artista non ha mai rinunciato, utilizzando medium, linguaggi diversi e materiali di vario genere (come legno, carta, colore spray, oggetti, frammenti, ritagli e reperti).
Una attitudine che rimarca l’influenza delle avanguardie storiche della sua epoca, e una inclinazione a tracciare un preciso percorso con i suoi lavori, assolvendo al compito di archivio della memoria personale e collettivo.
Immagine di copertina: Louise Nevelson, Fotografia di Enrico Cattaneo scattata in occasione della mostra presso lo Studio Marconi nel 1973, @2022, ProLitteris, Zurich