Fino al 15 gennaio nello spazio Tenoha di Milano il folclore del Giappone è protagonista grazie alle opere dell’illustratore parigino Benjamin Lacombe.
La mostra immersiva “Fantasmi e spiriti del Giappone”, aperta fino al 15 gennaio nello Spazio Tenoha di Milano, è la testimonianza della grande fascinazione che l’immaginario nipponico continua a suscitare in Occidente.
Un racconto visivo ricco di suggestioni multisensoriali che trasporta il pubblico al di là del ponte rosso, che unisce il mondo mortale a quello ultraterreno.
In Europa abbiamo favole come “Cenerentola”, “La bella addormentata nel bosco”, “Il lupo e i sette capretti”, “Hansel e Gretel” e molte altre. Sono storie della tradizione orale, fissate sui libri dai fratelli Grimm, due studiosi della lingua e della cultura tedesca. In Giappone questo lavoro di ricostruzione e trascrizione della tradizione orale è stato fatto da Lafcadio Hearn: uno scrittore irlandese, innamorato della cultura giapponese.
Un lungo viaggio tra le province nipponiche lo porta a raccogliere le storie di fantasmi e leggende, tramandate di generazione in generazione. È un viaggio alla scoperta degli yōkai, creature sovrannaturali che possono assumere le sembianze e i caratteri più diversi, dal kappa che vive in aree umide alla donna senza volto, dalle volpi-kitsune agli spiriti degli alberi, i kodama. Sono mostri? Sono fantasmi? Spesso in Occidente vengono definiti in questo modo. In realtà sono tante possibili manifestazioni di un’energia vitale che trascende qualsiasi definizione univoca. Una rappresentazione del sistema animistico giapponese.
Gli yōkai sono la porta d’accesso alla cultura giapponese per Benjamin Lacombe, autore e illustratore francese, noto in tutto il mondo per i lavori ispirati al mondo delle fiabe e ai classici della letteratura. Racconta l’artista in una video-intervista realizzata in occasione dell’esposizione milanese: Il mio primo incontro con la cultura giapponese è avvenuto attraverso gli Anime. Per me era una cultura totalmente nuova, un nuovo modo di raccontare le storie, con personaggi incredibili. C’era anche questo personaggio del folclore, uno strano mostro chiamato yōkai, che mi ha affascinato non appena l’ho scoperto. Ho cercato di saperne qualcosa in più, il primo nome in cui mi sono imbattuto è Lafcadio Hearn.
Lacombe illustra le fiabe di Hearn in due libri pubblicati per L’Ippocampo Edizioni, “Storie di Fantasmi del Giappone” e “Spiriti e Creature del Giappone”. I libri ispirano la realizzazione della mostra, portando il pubblico alla scoperta del folclore nipponico attraverso il tratto elegante, poetico e nello stesso tempo colorato e pop dell’artista parigino. Illustrazioni, animazioni in 3D, scenografie, bozzetti a matita trovano spazio nei 1.100 metri quadrati dell’esposizione, fondendo tradizione e tecnologia.
Un racconto visivo ricco di suggestioni multisensoriali che trasporta i visitatori al di là del ponte rosso, che unisce il mondo mortale a quello ultraterreno, tra le braccia di Yuki-Onna, la donna delle nevi, creatura spettrale che infonde terrore nei viandanti colti nel bosco da una tempesta di neve.
Se alcuni personaggi e temi presenti nelle oltre dieci stanze tematiche sembrano chiamarsi da una cultura all’altra, dall’Oriente all’Occidente, il senso complessivo che se ne ricava è diverso. Il ponte rosso è come lo Stige, elemento tangibile di passaggio dal regno dei vivi a quello dei morti. Il fascino enigmatico della volpe dalle kitsune giapponesi arriva a Fedro e oltre. La bellezza spettrale della sposa fantasma torna anche nel film di animazione “La sposa cadavere”, firmato da Tim Burton. Il sottile filo conduttore delle storie raccontate nella mostra è però di chiara impronta orientale: la convivenza e compenetrazione tra naturale e soprannaturale, il dialogo armonioso e continuo tra essere umani e natura.
Un esempio perfetto del desiderio nipponico di essere un tutt’uno con gli elementi naturali è la storia di Jiu-Roku Zakura, il ciliegio che fiorisce il sedicesimo giorno del primo mese del calendario lunare, un racconto in sei tavole delicato e malinconico. Il ciliegio, compagno di una vita di un samurai, durante un’estate particolarmente calda si secca e muore. Il samurai ne è addolorato, non ritrova il sorriso neppure dopo avere ricevuto in dono dai vicini un nuovo giovane ciliegio. Il sedicesimo giorno del primo mese del calendario lunare, il samurai si china di fronte al ciliegio e implora: “Ora degnati, ti supplico, di fiorire ancora una volta, perché io morirò al posto tuo”. Dopo avere compiuto l’estremo gesto dell’harakiri, il fantasma dell’uomo entra nell’albero, che subito torna a fiorire. E così continua a fare ogni anno nella stagione della neve, il sedicesimo giorno del primo mese del calendario lunare.
Oltre ai tesori provenienti dal Sol Levante presenti nei musei italiani, fino a metà gennaio qualche scoperta interessante sulla cultura nipponica può essere fatta anche grazie alla mostra di Tenoha in via Vigevano.