Fino al 23 febbraio Wizard Gallery presenta la mostra personale “Disegni tra le scapole” di Fausto Gilberti, che da una bella scossa all’arte contemporanea.
Che ci fanno, disegnate sulla stessa opera, le Brillo Box di Andy Warhol e il Dito Medio che rimanda all’opera di Maurizio Cattelan? E lo squalo nell’acquario che condivide la stessa cornice con un omino attaccato alla parete con la scritta de carlo the gallerist? E poi perché i ragni giganti di Louise Bourgeois hanno le teste mozzate taggate Self 1991, chiaramente ispirate a Marc Quinn?
Che ci fanno queste opere d’arte e citazioni, insieme a questi artisti?
Davanti alle opere di Fausto Gilberti, prima di rispondere alle succitate domande, il consiglio da seguire è il seguente “ciò che dobbiamo fare (…) è rilassarci e lasciare che sia la spina dorsale a prendere il sopravvento. Benché si legga con la mente, la sede del piacere artistico è tra le scapole. Quel piccolo brivido che sentiamo lì dietro è certamente la forma più alta di emozione”. Questo suggerimento viene direttamente da Nabokov scritto a proposito di Charles Dickens nelle sue Lezioni di Letteratura, proprio questa avvertenza ha ispirato il titolo della mostra personale “DISEGNI TRA LE SCAPOLE” di Gilberti alla Wizard Gallery.
CHI È FAUSTO GILBERTI
Fausto Gilberti è un’artista, pittore e disegnatore, conosciuto per i suoi imperdibili albi, tutti pubblicati da Corraini, i cui personaggi protagonisti sono alcuni degli artisti più noti dell’arte contemporanea: Louise Bourgeois, Pollock, Lucio Fontana, Kusama, Klein, Lucio Fontana, Duchamp e anche Banksy.
A differenza che nei suoi libri, sulle opere in mostra, l’arte, gli artisti e le loro storie non sono protagonisti ‘solitari’. In mostra 9 pezzi china su carta, dove si respira un senso di collettività che – citazione per citazione – rimanda ai dipinti degli antichi maestri.
Proprio come azzarda, nel suo testo critico Roberto Duilio, l’invito è quello di “ossservare, riconoscere, magari non tutti i protagonisti del disegno, interrogarsi e tornare a guardare pensando alle storie note e a quelle solo intuite, suggerite da questi grandi affollamenti (che ci riportano a Bruegel e, in maniera apparentemente meno cruenta, a Bosch)”.
Per tornare alle domande iniziali: che ci fanno dunque tutte queste opere iconiche, questi artisti rievocati, i galleristi, le riviste, le pratiche, tutto disegnato con tratto ritmico, con accostamenti ironici e con tanta passione? La sensazione è di trovarsi in un grande festival, come quegli eventi estivi con tanti artisti rock.
Un grande evento collettivo dove le tante solitudini si fanno rumorose finché parte la musica. Davanti ad opere come “out of this world”, chi ama l’arte, soprattutto quella contemporanea, non può che professare di voler appartenere a questo mondo!
Mad world? Verrebbe da chiedersi citando una famosa canzone, ed è in quel momento che arriva il brivido tra le scapole!