aPOPcalisse e cuori infranti da Wunderkammern Roma

D*Face per la mostra Silver Screen Eye-Cons da Wunderkammern Roma porta in Italia l’apocalisse pop.

D*Face, artista inglese dal gusto vintage e lo stile Pop, racconta con i suoi lavori le crisi del nostro tempo. La sua doppia esposizione personale Silver Screen Eye-Cons, si è svolta lo scorso mese nella galleria milanese di Wunderkammern e ora nella sede romana di Via Giulia.

In mostra ci sono i suoi Digital Drawings, opere in cui l’artista combina disegno a matita e schermi digitali, numerosi omaggi al cinema e gli HPM (Hand Painted Multiples), in cui unisce la pittura alla serigrafia.

aPOPcalisse e cuori infranti da Wunderkammern Roma

Il vandalismo creativo in galleria

Nel background di D*Face ci sono l’arte urbana e il concetto punk del Do It Yourself, radici che implicano un’idea di produzione artistica destinata a un pubblico non elitario, per questo motivo la sua estetica è di chiara lettura e i temi che affronta riguardano la cultura popolare.

D*Face porta in mostra manifesti cinematografici anni settanta e ottanta, sui quali è intervenuto sostituendo le immagini con il suo D*Dog. L’idea di sovrapporre la propria identità – o la sua sintesi grafica – agli elementi preesistenti è ora espressa con la censura delle grafiche originali. Quest’attitudine vandalico-creativa è una reazione all’individualismo che pervade le società contemporanee e che sta portando il pianeta al collasso, al temuto e antico concetto di apocalisse.

Quando la realtà supera l’immaginazione

Cinquanta anni fa questa paura era una fonte d’ispirazione per registi come Cronenberg e George Lucas, ma ora che l’apocalisse rappresenta una concreta minaccia, le fantasie rispetto ad alieni e viaggi interplanetari infondono speranza e non solo creatività.

Immaginare mondi e vite alternative ad oggi è un dovere e non più una forma d’intrattenimento, per questo D*Face con il suo stile glam e mainstream, porta l’osservatore in un loop riflessivo che culmina con la catastrofe.

II Silver Screen, lo schermo cinematografico – è il rettangolo luminoso attraverso il quale ci proiettiamo per vivere dimensioni alternative – l’oggetto che ci offre una momentanea fuga dalla dimensione spazio-temporale che ci domina.

Dietro una facciata ironica e cartoonesca il dialogo di D*Face con le locandine evidenzia come l’immagine pubblicitaria sia un mezzo di manipolazione collettiva capace di spingere gli osservatori a compiere scelte autolesioniste per la sussistenza della specie e della nostra casa, la terra. Il linguaggio di massa è arrivato ad essere tanto subliminale da evadere la consapevolezza, il buon senso e l’istinto di sopravvivenza, innescando dinamiche croniche e irreversibili.

Tempi bui per gli innamorati

Nei Digital Drawings, (disegni a matita e schermi digitali) e negli HPM (Hand Painted Multiples), D*Face tratta la crisi delle relazioni amorose, mostrando tramite la dissolvenza, i fulmini e i vetri infranti il dolore che deriva da fenomeni sociali come il ghosting e la solitudine.

Le premesse apocalittiche date dalla crisi climatica e i disturbi relazionali sono le conseguenze dalla dissociazione e dall’isolamento che ci caratterizzano.

Queste dinamiche si riversano sulle vite dei singoli e delle comunità, compromettono la radice più profonda della nostra essenza: l’amore. Con il suo lavoro l’artista evidenzia inoltre il compromesso storico legato alla produzione di immagini, condannate ad alimentare un sistema autodistruttivo in cui l’arte visiva non solo è impossibilitata a promuovere un cambiamento ma è addirittura destinata a promuovere la “aPOPcalisse” innascata dal materialismo e dal consumismo contemporaneo.

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