La polemica tra il direttore del Museo Egizio di Torino, Christian Greco, e alcuni esponenti del centrodestra italiano, come il premier Giorgia Meloni e Andrea Crippa della Lega, ha tenuto banco per giorni nelle cronache sia locali che nazionali. La questione è tornata alla ribalta recentemente a seguito delle dichiarazioni di Maurizio Marrone di Fratelli d’Italia, assessore regionale piemontese al Welfare della giunta di centrodestra guidata da Alberto Cirio di Forza Italia. L’assessore ha affermato che, pur riconoscendo le qualità manageriali di Greco, esisterebbero altre figure più qualificate per un ruolo nel Consiglio di Amministrazione del Museo Egizio.
Tuttavia, il cuore della polemica ha radici lontane. E risale precisamente al 2018, quando Fratelli d’Italia aveva criticato un’iniziativa del museo che offriva biglietti con un prezzo ribassato ai visitatori di lingua araba. Meloni, ai tempi solamente leader di Fratelli d’Italia e ancora all’opposizione, aveva parlato di “razzismo al contrario” accusando il museo di penalizzare gli italiani a vantaggio dei “musulmani”. Alcuni attivisti di Fratelli d’Italia, guidati personalmente da Giorgia Meloni, organizzarono un sit-in di protesta all’esterno del museo, con uno striscione che recitava “no islamizzazione”. Greco decise così di scendere in strada e parlare con loro: il video della discussione con Giorgia Meloni, tenuta da Greco con toni pacati e molto dialoganti, diventò virale sul web. Greco descrisse infatti alla leader di Fratelli d’Italia le iniziative del museo per avvicinare il pubblico alle sue collezioni, rivolte alle persone di lingua araba ma non solo, spiegando che l’idea era un “gesto di dialogo” tra culture, legato all’origine del museo stesso.
Recentemente, la Lega ha rilanciato le accuse di “razzismo contro gli italiani” attraverso il vicesegretario Andrea Crippa, intensificando ulteriormente la polemica con toni molto accesi e a tratti violenti: “Faremo di tutto per cacciarlo e chiediamo al ministro della Cultura Sangiuliano di cacciarlo se non si dimette lui”, ha dichiarato il sottosegretario al quotidiano “Affari Italiani”; dimenticando però che il Ministro da solo non ha affatto questo potere. Infatti il Consiglio di amministrazione del museo, in una nota rilasciata nei giorni immediatamente successivi alla polemica, ha ricordato come “in base all’articolo 9 dello statuto la nomina e revoca del direttore spetta esclusivamente al consiglio di amministrazione”, che invece esprime all’unanimità “totale fiducia” a Greco. I membri del Consiglio sono infatti espressione della Fondazione, composta da Ministero, da Regione Piemonte, Città di Torino, oltre che dalla Compagnia di San Paolo e dalla Fondazione CRT.
Di diverso parere rispetto a Crippa, l’altro sottosegretario alla Cultura, il critico Vittorio Sgarbi, che ha invece ribadito che l’iniziativa del 2018 per le persone di lingua araba “non aveva alcun significato ideologico, voleva solo incrementare i visitatori”, aggiungendo poi che i meriti di Greco “non si possono ignorare”. Non si sono invece avute nette prese di posizione (neppure di distanza) né da parte del premier Giorgia Meloni né da parte del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano.