In occasione della terza edizione della Florence Art Week il Museo Novecento annuncia l’inaugurazione di Split Face, la prima mostra monografica in Italia dell’artista americano Nathaniel Mary Quinn, visitabile dal 7 ottobre 2023 all’11 marzo 2024 presso il Museo Stefano Bardini e il Museo Novecento, a Firenze.
Curata da Sergio Risaliti e Stefania Rispoli, Split Face nasce come un dialogo tra diciassette opere dell’artista – tra cui cinque site-specific, commissionate appositamente per la mostra – e i maestri della ritrattistica del Rinascimento e del Novecento italiano, dando vita a un’affascinante rete di corrispondenze e assonanze.
Non è un caso che questo dialogo risulti perfettamente naturale. Se in un primo momento, infatti, i volti e i corpi ritratti di Nathaniel Mary Quinn risultano «grotteschi, distorti e scombinati», uno sguardo più attento non potrà ignorare l’eccezionalità della qualità e della tecnica pittorica, frutto di una profonda conoscenza – come ha sottolineato lo stesso Risaliti – della storia della ritrattistica antica, integrata da suggestioni provenienti dall’opera di Francis Bacon, dalla Pop Art e dal cartoon contemporaneo.
A questo si aggiunge il vissuto personale dell’artista che, nato e cresciuto in un sobborgo popolare della South Side Chicago, riporta sulla tela l’improvvisazione tipica della musica jazz, trasformando ogni quadro nella vera e propria visualizzazione di un diverso brano musicale. Quella che emerge dai volti di Nathaniel Mary Quinn è un’umanità dirompente, “sfigurata” nella sua parte rivelatrice di sentimento e identità – il volto, appunto – dall’uso sovrapposto di diverse tecniche e mezzi artistici (dal carboncino alla tempera, dal pastello alla pittura a olio), a cui però fa sempre capo il collage.
“Ciò che mi interessa – spiega Quinn – è catturare l’essenza delle persone che dipingo. Per questo non ritraggo mai modelli in studio. La creazione di un ritratto parte da una visione mentale, anche un ricordo che, a distanza di anni, posso avere di qualcuno che conosco più o meno bene. Voglio ritrarre ciò che una persona trasmette, non il modo in cui essa appare esteriormente. Il collage, frammentario per eccellenza, è il mezzo perfetto per esprimere l’identità di una persona, che è sempre sfaccettata e poliedrica, complessa e mai del tutto unitaria”.
Informato degli eventi storici che, nel secolo scorso, hanno attraversato la storia italiana, l’artista afroamericano si è inoltre detto commosso dalla possibilità di esporre la propria arte in un paese che, non troppo tempo fa, ha vissuto la ferita della dittatura e delle leggi razziali. “Split Face non è solo una mostra – ha detto Quinn –, ma è a tutti gli effetti una dichiarazione della democrazia dell’arte“.
È infine doveroso spendere alcune parole sull’allestimento proposto da Rispoli e Risaliti per il nucleo principale della mostra, quello che, fino a marzo 2024, abiterà le sale del Museo Stefano Bardini. Qui, i curatori hanno voluto sperimentare due tipologie allestitive: la prima, di tipo tradizionale e più austera, vede le opere di Quinn disposte sull’inconfondibile “Blu Bardini” delle pareti del museo, mentre la seconda, al piano superiore, prevede come superfice espositiva delle tele un’argentata impalcatura in metallo che, stridendo col contesto circostante, cattura immediatamente lo sguardo dello spettatore.
Citando Risaliti, Split Face rappresenta uno “shock salutare” per Firenze: un diverso modo di concepire la storia, attraverso il quale la città si apre a conoscere e comprendere la direzione verso cui sta andando il mondo.