Che cosa hanno in comune Madonna, Eminem, Nicki Minaj, Lady Gaga, Kanye West, Rihanna e Travis Scott? Sono tutti cantanti del genere pop o rap che hanno avuto e stanno ancora avendo un successo a livello globale nel campo dell’industria musicale come anche, in alcuni casi, in quello del cinema e della moda. Sono tutti grandi artisti americani e milioni di persone, soprattutto di una fascia d’età abbastanza giovane, ascoltano ogni giorno le loro canzoni. Ma non sono solo la musica e la popolarità ad accomunarli, di fatto hanno anche avuto l’onore di essere immortalati da uno dei fotografi contemporanei più influenti del XXI secolo, David LaChapelle. Oggi, però, il campo si espande andando oltreoceano e puntando verso l’Italia.
LaChapelle, infatti, non si è limitato a creare delle opere d’arte usando come modelli le rockstar o i divi del cinema hollywoodiano come Leonardo Di Caprio e Angelina Jolie, ma questa volta ha scelto un’icona della musica e, più nello specifico, della trap italiana, Tedua. Il fotografo, per annunciare la sua nuova mostra intitolata Station of the Cross, ha pubblicato in anteprima sui social alcuni scatti della nuova serie presentata il 17 ottobre alla “Florence Biennale”, mostra internazionale di arte contemporanea intitolata I am You. Lo stesso giorno, Il premio Lorenzo il Magnifico è stato conferito dal Direttore Generale proprio all’artista affiancato dal rapper circondato da un vasto pubblico, principalmente da fans che aspettavano impazienti di avvicinarsi e chiedere degli autografi e magari qualche foto. Il lavoro presenta quindici scene che riproducono, voltate in forma contemporanea, le classiche stazioni della Via Crucis, che l’artista ha ritratto ispirandosi a diversi modelli, a partire dal Medioevo fino a oggi, reinterpretando la tradizionale narrazione religiosa nel suo inconfondibile stile, e mettendo, nelle vesti di un Messia ipercontemporaneo, appunto il rapper Tedua.
LaChapelle ha commentato dicendo che “il tema di questa Biennale, I am You, genera grande empatia, tanto importante per noi che viviamo in un mondo dominato dall’oscurità, ma dove abbiamo l’opportunità di diventare artisti e creare tanta luce e bellezza. Noi abbiamo bisogno di più luce e le arti, tutte le arti possono cambiare le cose. Perciò gli artisti possono fare tanto ed essere la speranza di poter cambiare le cose”. Il progetto verrà anche esposto in esclusiva a partire dal 27 ottobre presso la galleria Deodato Arte a Roma.
In realtà questo attesissimo lavoro non è stata la prima interazione tra il fotografo americano e il trapper di origini genovesi: i due, infatti, avevano già collaborato nella creazione delle copertine per l’album intitolato, appunto, La Divina Commedia, uscito nel giugno scorso. Tre scatti per le tre cantiche dantesche: Inferno, Purgatorio e Paradiso (quest’ultimo presente solo nella deluxe edition dell’album). Una sorta di do ut des in quanto, come ha raccontato scherzosamente il cantante in un’intervista televisiva rilasciata a Stasera c’è Cattelan, affinché LaChapelle creasse le cover dell’album, lui stesso si è dovuto mettere in posa per la serie. Interessante anche il fatto che Tedua fosse riconosciuto da LaChapelle come modello “ideale” perché, come ha spiegato l’artista, “l’ho trovato perfetto: non aveva tatuaggi in faccia e sembrava vagamente avere lineamenti mediorientali, poteva benissimo venire da Nazareth. L’ho chiamato su Zoom alle 8 della mattina e mi ha detto che voleva che io illustrassi la cover del suo album, che guarda caso si chiamava La Divina Commedia: l’ho preso come un segno divino”. Aggiungendo anche: “Aveva una certa sensibilità che gli si leggeva negli occhi e un viso poetico”. Non sarà un caso se in Italia lo chiamano il Poeta, per la qualità dei suoi testi e la raffinatezza del suo linguaggio (il mensile “Rolling Stone” lo ha anche provocatoriamente candidato al Premio Strega, per “la sua scrittura lirica e piena di immagini”). Occhi clementi e capelli lunghi, era semplicemente perfetto per l’immagine del Cristo che cercava LaChapelle. Ma tra i due non c’è stato solo un rapporto professionale: il cantante, insieme alla troupe, ha soggiornato per circa sei giorni nella residenza del fotografo a Maui, affermando di essersi “divertito un sacco” e anche che David LaChapelle, suo grande sostenitore, pare sia rimasto molto colpito dalla sua musica e dal suo progetto de La Divina Commedia.
Ma chi è dunque veramente Tedua, il rapper che ha conquistato uno degli artisti più ricercati e acclamati della scena artistica internazionale?
Mario Molinari (questo il suo vero nome), in arte Tedua, è un rapper italiano e più nello specifico della trap e della drill. Nato a Genova il 21 febbraio 1994, presto si trasferisce, insieme alla madre, a Milano, frequentando elementari e medie fino all’età di 13 anni. Quindi torna in Liguria, ad Arenzano, per poi spostarsi a Cogoleto (un comune che rimarrà a cuore al cantante e che verrà citato in varie canzoni come Polvere, con oltre 10 milioni di visualizzazioni, insieme al cantante di origini salernitane Capo Plaza,) e da lì comincia a consolidare la sua passione per la musica. Conosce il cantante Izi, con cui avrà un rapporto molto stretto, quasi un sodalizio, e con cui, all’età di 14 anni, anche con Vaz Tè, Ill Rave, Bresh e Sangue, crea il collettivo Wild Bandana.
Tedua, che già all’età di 11 anni veniva riconosciuto dal pubblico (molto più ristretto) come Incubo, bazzicava tra Milano e Genova, come afferma il cantante nella sua intervista rilasciata a “Esse Magazine”, per partecipare alle Jam sessions (gare di freestyle alle quali anche rapper come Ernia, Fedez e Ghali prendevano parte) e affermando che “questo ci ha indirizzato tanto sul rap da ragazzini”. Fa parte della sua vita artistica anche Gionata Boschetti, in arte Sfera Ebbasta, creando nel 2016 la canzone Lingerie (con oltre 22 milioni di visualizzazioni) presente nella La trilogia Orange County. L’album avrà un importante peso nella carriera musicale del cantante, anche grazie all’aiuto dei producers Charlie Charles, Chris Nolan e Sick Luke, perché sfonderà e avrà un grandissimo successo (poco dopo Orange County California verrà certificato doppio disco di platino, vendendo oltre centomila dischi). Nel 2017 uscirà anche il singolo, con i suoi 40 milioni di visualizzazioni, Bimbi con Izi, Rkomi, Sfera Ebbasta e Ghali. Nello stesso anno, verrà pubblicato anche il video musicale del singolo intitolato La legge del più forte, girato principalmente nella linea gialla della metropolitana di Milano, che inaugura il secondo album Mowgli. Sarà, questo, un anno proficuo per la trap italiana.
Nel 2020, a distanza di tre anni, per problemi di ritardo causati dalla pandemia e, come afferma il trapper in un’intervista fatta da Basement Cafè con Massimo Pericolo, è anche stato il “periodo più buio, quello dopo Mowgli perché mi affliggevo di tutti i miei cambiamenti”, viene introdotto il mixtape Vita Vera Mixtape e Vita Vera Mixtape: aspettando la Divina Commedia concepita in tre mesi. Paky in Rari, Massimo Pericolo in La story infinita, Ghali e Dargen D’Amico in Pour Toujours saranno alcuni dei cantanti che accompagneranno Tedua nelle canzoni del mixtape che riceverà il certificato doppio disco di platino. La carriera di Tedua si ramificherà in due: il 2022 sarà l’anno dell’esordio del cantante nel cinema di casa nostra. Infatti, farà parte del film di Michele Placido L’ombra di Caravaggio, che vede Riccardo Scamarcio nelle vesti del grande pittore barocco Michelangelo Merisi. Ma non solo: infatti, proprio subito dopo il suo ingresso nel mondo del cinema, nasce Station of the Cross.
“La notte in cui ho iniziato a pregare, sono stato svegliato nel sonno dal pensiero di questo rapper italiano che mi aveva scritto”, dichiarerà LaChapelle. Un percorso lungo ed estremamente difficile, tra il freddo, le pose, la ricerca di espressioni facciali perfette e i cambi di sceneggiatura per raffigurare il duro cammino del Messia verso la crocifissione sul Golgota. Finalmente, il 2 giugno di quest’anno, viene pubblicato l’album La Divina Commedia. “La Divina Commedia è stato un titolo pretenzioso. Io l’ho affrontato con sincerità, con la strafottenza di un rapper che ha fatto l’alberghiero”, un album “pieno di metafore implicite, in più è il mio percorso individuale. Un viaggio verso la consapevolezza che è il metro di misura della coscienza”, affermerà ancora il rapper nell’intervista rilasciata a “Esse Magazine” con Antonio Dikele Distefano. Intro La Divina Commedia è la prima traccia presente nell’album e conta 2 milioni di visualizzazione solo sulla piattaforma YouTube in cui si vede l’artista, seduto di spalle sul sedile posteriore di una moto, sulla strada sopraelevata di Genova, passando sopra il Porto Antico. Un video che richiama le radici genovesi di Tedua. Forse, proprio una metafora, una splendida metafora del suo percorso esistenziale, che lo hanno portato dai gironi danteschi dei vicoli di Genova alle vette della grande trap italiana. E anche a collaborare con uno dei più grandi artisti visivi della scena contemporanea.