None Collective. Una poetica “transmediale”. Intervista ai None Collective

NONE è uno gruppo d’arte multidisciplinare di artisti romani fondato nel 2014 da Gregorio Comandini, Saverio Villirillo e Mauro Pace. La loro ricerca si focalizza sul rapporto uomo-macchina, realtà e nuovi media, approfondendo come si modificano la percezione umana e le abitudini sociali attraverso l’utilizzo degli strumenti della cultura digitale.  Nel corso di questo decennio di attività NONE ha progettato esperienze immersive, installazioni multimediali, opere d’arte digitali che hanno esplorato alcuni temi di stringente attualità attraverso la pratica di estetiche digitali e interattive, per generare la partecipazione fisica e l’attivismo da parte delle comunità artistiche.

Tra le opere che hanno attirato l’attenzione della critica, l’installazione multimediale Reality (2022), una videoinstallazione immersiva presentata negli spazi della Cavallerizza Reale durante la scorsa edizione di Paratissima a Torino, che invitava l’osservatore a sdraiarsi su alcuni cuscini e a guardare verso l’alto un flusso di immagini e di filmati ipnotici. Oppure per Pasqua Vini, in occasione di ArtVerona 2023, hanno realizzato il progetto artistico “Superfluo”, una installazione multimediale che traduce in immagini luminose e in movimento l’ambiguità di significato della parola SUPERFLUO. Li abbiamo intervistati in esclusiva per Artuu e gli abbiamo chiesto di raccontarci gli ultimi sviluppi della loro poetica.

Nell’installazione “Superfluo” a Verona, avete presentato video generativi di fluidi iridescenti che ricostruiscono la forma di una bottiglia. Non è la prima volta che collaborate con Pasqua Vini, come già nel 2021 con l’installazione immersiva Falling Dreams presentata al Base di Bologna. Cosa significa lavorare oggi per una committenza 2.0 e quanto vi sentite comunque liberi di sviluppare i vostri progetti? 

Se un brand contatta un artista per commissionare una produzione e chiede un riferimento alla brand identity può condizionare la sperimentazione artistica e alterare l’opera, diciamo che in questo caso approccia l’artista come se fosse un designer.

Capita a volte di incontrare aziende, imprenditori più lungimiranti che capiscono il valore della ricerca artistica e lasciano totale libertà di espressione, volendo semplicemente creare un legame di committenza tra il brand e l’arte. Questo è il caso di Pasqua Vini.

Il concetto di “Superfluo”, nel senso di effimero, inutile, non necessario, si sposa con la sfera delle percezioni, delle emozioni, delle sensazioni che apparentemente non sono essenziali per la vita fisica e materiale dell’uomo ma che ne valorizzano l’aspetto interiore e immaginifico. Potremmo oggi definire l’arte digitale e tecnologica un’arte “superflua” per eccellenza, in quanto non crea oggetti fisici e non genera mercato (ad eccezione del nuovo fenomeno degli NFT che comunque sono un fatto recente rispetto alla storia dell’arte ditale dalla sua nascita ad oggi). Come mai voi avete scelto di progettare esperienze immersive, installazioni multimediali, opere d’arte digitali?

Non è stata una scelta quanto piuttosto un’esigenza che ci ha portato a sperimentare con i codici di programmazione, con le tecnologie e i media, poi sono nate le definizioni come esperienza immersiva. Le esperienze che si creano attraverso le installazioni transmediali instaurano una relazione con il corpo del visitatore, lo proiettano in uno scenario percettivo, in una narrazione che coinvolge l’architettura, il suono, la luce e il video. Transmediale appunto. 

L’opera circolare posizionata al centro della seconda sala di Palazzo del Capitanio a Verona, costituita da una semisfera su cui un raggio laser incide segni luminosi e disegni effimeri – come quelli di una farfalla o uno scarabeo – mi ha evocato i processi di genesi di una società civilizzata in un futuro che mantiene memoria delle proprie vestigie del passato. Cosa rappresenta nelle vostre intenzioni e come mai la scelta, quale strumento, della luce laser?

Superfluo è nata a seguito di una sperimentazione su materiali e su vernici “vivi”, ovvero che cambiano le proprietà a seconda del contesto esterno. Lavorando il fosforo abbiamo iniziato a dipingere con la luce del laser che muovendosi sulla superficie disegna delle pennellate luminose che dopo poco degradano e svaniscono. Si compone così una pittura effimera, superflua.

Cosa significa per voi realizzare una “mostra transmediale” e quali accezioni contiene oggi la parola “transmediale”?

Le definizioni variano a seconda del punto di vista e dei riferimenti che si prendono in esame, a noi piace il termine transmediale perché inquadra bene l’intenzione di muoversi tra più media e di costruire un messaggio in questa continua sovrapposizione di tecniche e linguaggi.

Le vostre opere si compongono di diversi aspetti ideativi, progettuali e tecnologici che necessariamente comportano la collaborazione con diverse figure disciplinari di tecnici o specialisti, o la necessità di decentrare alcuni aspetti del lavoro. Mi viene in mente il concetto di “artista plurale” coniato da Andrea Balzola e Paolo Rosa, inteso come artista capace di relazionarsi creativamente con altri artisti e collaboratori, dalla fase di ideazione e progettazione. Quanti siete nello studio di None Collective e come vi rapportate tra voi?

Il tema dell’autorialità è centrale, NONE collective significa “collettivo nessuno”, e riguarda tanto il processo creativo all’interno di un gruppo di lavoro quanto verso l’esterno verso un flusso di contaminazione reciproca in cui siamo tutti legati, specialmente oggi che siamo iperconnessi a dispositivi e piattaforme.   

Tra le recenti opere avete anche realizzato tre grandi installazioni multimediali permanenti per la nuova sezione archeologica del Museo di Santa Giulia a Brescia,  a in occasione di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023. In che modo il vostro lavoro si rapporta con il patrimonio e la narrazione museale?

Negli anni abbiamo progettato e realizzato diverse mostre e musei, è sempre stimolante affrontare la divulgazione scientifica assieme a curatori, archeologi, storici e sviluppare proposte e soluzioni per rinnovare le modalità di fruizione per andare incontro al pubblico di oggi che ha meno disponibilità di prima alla lettura di lunghi testi di descrizione. Attraverso dispositivi scenotecnici e tecnologici è possibile creare dei racconti in cui oltre alla divulgazione di contenuti si inserisce l’esperienza estetica che attira e coinvolge il visitatore. 

Alcuni progetti per il futuro? 

Abbiamo recentemente realizzato la mostra “Copernico e la rivoluzione del mondo” presso il foro romano-parco archeologico del Colosseo che sarà aperta al pubblico fino al 29 gennaio 2024. Il 7 Novembre ha inaugurato SOLARPUNK una nostra mostra personale che affronta il tema del cambiamento in cerca di un pensiero positivo, presso Gres Art 671 un nuovo polo culturale per l’arte contemporanea a Bergamo.

Il cambiamento climatico è il primo grande protagonista della mostra “Solarpunk”, un percorso che indaga il nostro rapporto futuro con il sole in un pianeta sempre più caldo, attraverso alcune installazioni immersive di grandi dimensioni pensate per il pubblico di ogni età. Qui protagonista è il fruitore che deve vivere delle esperienze condivise indossando appositi occhiali futuristici oppure sdraiati a terra su cuscinoni o imbarcati assieme su una zattera. In che modo si caratterizza il vostro approccio interattivo ed esperienziale nei confronti del visitatore?

“Solarpunk” invita a sperimentare tre diversi scenari futuribili, in cui le condizioni di vita, la natura e la società hanno subito grandi cambiamenti. I visitatori diventano performer di una narrazione speculativa in cui si praticano approcci resilienti, collettivi e in qualche modo positivi in contesti distopici. Una sorta di laboratorio percettivo in cui i visitatori sperimentano con il proprio corpo la luce, il calore e il disorientamento prodotto dalle tre installazioni, veri e propri dispositivi provenienti dal futuro.

In corso:

SOLARPUNK 

Gres Art 671, Bergamo

Fino al 07 Gennaio 2024

Orari di apertura: da mercoledì a venerdì, dalle 16 alle 20.30
Sabato e domenica, dalle 10 alle 20.30
(Chiuso lunedì e martedì)
La biglietteria chiude alle 19:30
L’ultimo ingresso consentito è alle ore 20.00

Copernico e la rivoluzione del mondo 

Parco Archeologico del Colosseo – Curia Julia, Roma 

Fino al 29 gennaio 2024

Orari di apertura: sabato, domenica e lunedì dalle ore 9.30 alle ore 16.00 

(ultimo ingresso alle ore 15.30)

La mostra è compresa nel biglietto di ingresso al Parco archeologico del Colosseo e visitabile durante il normale orario di apertura, dal sabato al lunedì

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