Nel ricchissimo programma di ART CITY Bologna 2024 e Arte Fiera trova spazio la mostra personale di Patrick Tuttofuoco (Milano, 1974), ospitata dalla Sala Convegni Banca di Bologna di Palazzo De’ Toschi. “Abbandona gli occhi” (fino al 18 febbraio) è un progetto speciale che scaturisce dal bisogno di esplorare aspetti appartenenti alla nuova linea di ricerca dell’artista: l’attenzione al medium della scultura realizzata confrontando materiali classici come il marmo e industriali/sintetici come il metacrilato, il neon e il ferro, l’inclinazione a tradurre la forma in figura, la riflessione sulla corporeità che viene divisa per occupare lo spazio in punti diversi, ma in costante richiamo tra loro.
Le opere presentate da Tuttofuoco si focalizzano su un tema che da qualche anno a questa parte percorre la ricerca dell’artista, quello della trascendenza di uno stato di semi-coscienza e abbandono, capace di liberare suggestioni e prospettive inedite da cui osservare il tempo presente. L’esposizione propone la reiterazione, in punti differenti dello spazio di Palazzo De’ Toschi, della figura di un corpo molle (un corpo “quasi senza organi” potremmo dire citando Gilles Deleuze) che, seppur con modalità diverse, ricorre nella storia del medium scultoreo: sono figure accasciate, acefale, portatrici di riferimenti espliciti alla tradizione iconografica di matrice cristiana.
La mostra, a cura di Davide Ferri visitabile fino al 18 febbraio 2024, identifica il suo punto nevralgico in “Drop The Body” (2021), opera raffigurante un corpo acefalo sulla croce realizzata in acciaio super mirror con l’aggiunta del neon, che ribadisce il bisogno di sganciarsi dal corpo sfidando le leggi della fisica e posizionandosi ad un’altezza che non è quella umana e costringendo quindi lo spettatore a uno sguardo verso l’alto, ultraterreno.
Pubblico e artista sono trasportati in una dimensione trascendente rafforzata dai chiari riferimenti biblici, che li costringe a distaccarsi dalla mente e dunque dalla razionalità. Ad accrescere questo percorso di allontanamento dall’universo della logica interviene anche il confronto con l’opera che le sta di fronte “Pink Limen” (2024), anch’essa acefala, la cui forza risiede nell’orizzontalità e nel materiale il marmo rosa, che impongono la sua presenza e il suo peso specifico nello spazio. Il contrasto fisico ed intellettuale che si crea tra le due opere è in grado di potenziare ed amplificare la loro forza espressiva.
La logica del dualismo domina dunque l’esposizione, se da un lato lo spettatore si trova a confrontarsi con dei corpi senza testa dall’altro entra contatto con dei volti senza corpo, in un gioco di contrasti visuali che unisce circolarmente l’ambiente espositivo. I due lavori al neon “Sleepers (Human Mind)” (2024), prodotti appositamente per l’occasione, rivolgono due lati all’osservatore sul fronte un viso con gli occhi chiusi e sul retro della frasi che racchiudono pensieri e riflessioni amplificati dal riverbero luminoso.
Il titolo “Abbandona gli occhi” rappresenta un’indicazione al pubblico, un invito ad abitare il campo energetico tracciato dalle opere, senza limitarsi a guardarle. Intenzione ribadita da uno dei primi lavori esposti “Surrender your eyes” (2024), nel quale un paio di mani si aprono per accogliere il visitatore.
Il percorso si propaga anche in una seconda sala più piccola, dove viene esposta la scultura “No space, no time” (2019), realizzata in metacrilato e costituita da due corpi, quelli di una madre e un figlio, uniti in un abbraccio e abbandonati al sonno, legati in una scena di contatto che reinterpreta la classica iconografia della Pietà, in un continuo processo di recupero e abbandono della storia della scultura e dei suoi protagonisti.
Nella sale di Palazzo De’ Toschi si sviluppa un paesaggio, un campo in cui le opere producono ognuna un segnale che genera un organismo più complesso, nel quale ogni componente risulta fondamentale.
Da vedere assolutamente.