MIA Photo Fair all’insegna del cambiamento: “Solidarietà, ambiente, emergenze sociali”. Ecco come sarà la nuova edizione

Siamo alle porte dell’inaugurazione della 13sima edizione del Mia photo Fair, che si presenta con una serie di novità come la direzione artistica che quest’anno è affidata a Francesca Malgara. Con lei parliamo del tema principale, ovvero il “cambiamento” sondato in tutti i suoi aspetti, dal sociale all’economico fino al cambiamento climatico. Non solo, infatti tra sezioni speciali, premi e la presenza di tante istituzioni, il Mia photo di quest’anno sarà un vero e proprio luogo d’incontro per galleristi, collezionisti, artisti provenienti da tutto il mondo e un’occasione, per il pubblico, di ampliare il proprio sguardo verso la fotografia, un’arte che sta richiamando interesse sempre più in crescita.

<em>Francesca Malgara<em> Foto Giovanni Gastel

MIA Photo Fair è diventata ormai un appuntamento imperdibile non solo per i collezionisti, ma anche per chiunque voglia avere una visione articolata su ciò che si muove intorno al mondo della fotografia contemporanea. Ci vuole raccontare le linee su cui vi siete mossi per imbastire questa 13a edizione della fiera?

È ben più di una Fiera questa edizione del 2024 di MIA Photo Fair in cui artisti, galleristi e collezionisti si conoscono e riconoscono. Mia Photo Fair è una fucina di idee, un punto di incontro e uno stimolo ad abbracciare le molte sfaccettature che costellano il mondo dell’arte fotografica. MIA è il crocevia delle idee e delle tendenze, ma anche il luogo in cui, tramite le immagini, si analizzano storia e contemporaneità, guardando al futuro. È il luogo in cui si respira il potere sinergico dell’arte e delle relazioni che solo le emozioni sanno creare.

La curiosità crescente, anche da parte di un pubblico sempre più numeroso di non esperti, e la partecipazione di nuove e importanti gallerie contraddistingue questa fiera. Tutto ciò testimonia l’importanza di MIA Photo Fair come sede di scambio fra artisti e collezionisti e nel veicolare non solo cultura, ma anche conoscenza di problematiche etico-sociali. Insomma, una Photo Fair che serva anche da volano di divulgazione.

Quanto ha influiuto la sua forte e importante esperienza all’estero per rinnovare la visione di uno dei grandi appuntamenti immancabili per la fotografia?

A MIA Photo Fair porto la mia visione d’insieme. Come direttrice artistica ho cercato di mettere insieme tutte le mie conoscenze che spaziano dal mondo delle gallerie, dei fotografi, a quello dei collezionisti e delle aziende che vogliono valorizzare la loro immagine attraverso la cultura. Tutto ciò per realizzare una Fiera che raccoglie, rivisita, reinventa, rompe e ricompone contenuti, immagini e progetti da offrire a un pubblico colto, curioso, anche giovane, che vogliamo accompagnare in un viaggio di fotografie d’archivio e d’autore.

Quale migliore occasione di apertura di quella di poter avere MIA nello stesso periodo in cui Milano si apre all’internazionalità dell’arte e del talento artigianale e industriale? La mia esperienza in anni trascorsi all’estero mi ha insegnato a coltivare la possibilità di interagire e beneficiare di opportunità di apertura al mondo, cosa che in Italia non è così consueta.

La kermesse di quest’anno si sviluppa intorno al grande tema del cambiamentio, declinato in tutti i suoi aspetti. In che modo si declina questo tema all’interno della fiera?

La 13esima edizione di MIA, oltre alla consueta accoglienza entusiastica da parte dei collezionisti e del pubblico, mi auguro  riesca a far riflettere e anche a far riconoscere il cambiamento, il tema guida della Fiera quest’anno, permettendo che sia recepito da ciascuno a proprio modo e con la massima libertà.

Cambiamento per me ha significato anche scegliere un Comitato Scientifico che ci aiutasse nella selezione delle gallerie e dei progetti presentati. Il cambiamento, quest’anno, ci riguarda anche dal punto di vista pratico, perché abbiamo il piacere di essere in una nuova sede.

Ma il cambiamento coinvolge anche la sfera più ristretta e intima, vale a dire, la presa di coscienza della circolarità della vita, nella quale si innesta la gestione dell’emergenza, la rivalutazione dell’ambiente, le relazioni basate sull’aiuto reciproco, la gestione della solidarietà, nuovi assetti sociali e tutto ciò che ci tocca da vicino. E sono certa che i galleristi sapranno concepire i loro stand tenendo presente questi argomenti.

La possibilità che viene offerta al collezionista è quella approfondire temi attuali che riguardano la società, la tecnologia, l’ambiente: su che base sono stati selezionati i progetti delle gallerie?

La qualità è sempre stato il timone che insieme al Comitato Scientifico ci  ha guidati, nella scelta degli autori e delle gallerie che MIA presenterà nel 2024.

Abbiamo quindi inteso offrire ai collezionisti ciò che il mercato internazionale offre in termini di nuovi e consolidati talenti, ma abbiamo anche cercato di ampliare l’offerta in mostra diversificando i temi, che abbiamo voluto essere il più variegati possibile, per poter quindi soddisfare un amplissimo bacino di utenza.

Tre le sezioni speciali: “Beyond Photography – Dialogue” a cura di Domenico de Chirico, indaga la fotografia in “dialogo” con gli altri linguaggi dell’arte contemporanea; “Reportage Beyond Reportage”, a cura di Emanuela Mazzonis di Pralafera, si focalizza sulla fotografia documentaria; infine “Oltre i confini del Mediterraneo”, a cura di Rischa Paterlini, crea un dialogo interculturale. L’eterogeneità delle sezioni come si connettono l’un l’altra rispetto al tema del cambiamento?

Un altro dei grandi temi che MIA Photo Fair tiene in massima considerazione in ciascuna delle sue edizioni, è l’armonia fra autori e tematiche. Il suddividere la Mostra in sezioni non significa affatto frazionarla in tematiche diverse, ma unire un discorso culturale e artistico armonico, pur nelle sue molteplici sfaccettature. Il cambiamento è la parola chiave dentro la quale convivono argomenti, sentimenti e comportamenti, tutti degni di attenzione e considerazione.

Tante le mostre di questa edizione che celebrano il nostro patrimonio artistico fotografico. Anche questa è una novità. Perché scegliere di dare risalto alla fotografia vintage?

E’ vero, questa edizione di MIA presenta mostre che vengono da archivi fotografici di diversa natura, non solo vintage. Abbiamo scelto anche di portare alla ribalta la fotografia vintage per riconoscere il ruolo che i precursori del reportage e di altre forme d’arte fotografica, come la documentaristica, hanno avuto in passato. Ci sono storie interessantissime che sicuramente incoraggeranno il pubblico dei professionisti e degli amatori a volerne sapere di più. Una delle missioni di Mia Photo Fair è anche il portare alla luce aspetti e situazioni della fotografia d’arte poco conosciuti dal grande pubblico.

Quest’anno i premi sono quattro, con un’attenzione particolare ai più giovani, come il debutto di MuFoCo, Il Museo di Fotografia Contemporanea che presenta una selezione delle 10 opere, che hanno vinto la open call “L’Italia è un desiderio”, rivolta a fotografi e artisti visivi under 40. È possibile vedere in queste scelte una dimostrazione ulteriore dell’attenzione al medium come mezzo di espressione artistica da parte dei più giovani?

Sì, certo, proprio per questo Mia Photo Fair quest’anno ha istituito un nuovo premio dedicato agli Under 35, curato da Erik Kessels, artista olandese e curatore esperto di comunicazione visiva che ci conduce a esplorare il linguaggio fotografico artistico dei giovani anche attraverso un allestimento non convenzionale.

Tra le gallerie selezionate, molte quelle estere, che vedono in MIA Photo Fair una kermesse alla quale puntare, un segnale molto importante. È il segnale che il collezionismo in Italia si trova in una rinnovata fase vivace, in linea con le tendenze europee?

L’Italia è un Paese tradizionalmente vivo quando si tratta di arte e di tutte le sue manifestazioni. Certo, non possiamo competere numericamente parlando con Paesi assai più grandi del nostro e in cui la fotografia d’arte ha avuto, anche dai media e dalle istituzioni, da decenni a questa parte, un ruolo di preminenza. Tuttavia, ritorno ancora una volta a ribadire che il livello qualitativo dei nostri collezionisti li rende interessanti, anche se magari non numericamente nutriti. Per sottolineare quanto il collezionismo sia vivo e pulsante nel nostro Paese, abbiamo organizzato una mostra intitolata “La Forma delle relazioni” in cui il pubblico apprezzerà con i propri occhi la qualità e la bellezza delle scelte operate dai nostri collezionisti che ci hanno prestato le loro opere apposta per questa edizione della Fiera.

Se volessimo definire la nuova edizione di MIA Photo Fair 2024, quali sarebbero gli aggettivi che la contraddistinguono?

Il grande lavoro che insieme a tutti coloro che hanno collaborato alla concezione, preparazione e allestimento di Mia Photo Fair 2024 ci ha fatto definire questa mostra come: accattivante, distintiva, dinamica, umana, raffinata, stimolante, omnicomprensiva; insomma, una Fiera che riesce ad essere evocativa per ciascuno di noi.

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