È stata inaugurata il 7 maggio la prima personale in Italia di Wynnie Mynerva, “Presagio” a Roma. Curata da Alessio Antoniolli, la mostra si compone di opere realizzate durante la residenza presso la Fondazione Memmo. Nata nel 1992 a Lima, Mynerva esprime nei suoi lavori le difficoltà e le speranze individuali e collettive di un’epoca consapevole del proprio passato e fautrice di un futuro proiettato nella contemporaneità.
La recente scoperta di una malattia cronica conduce l’artista a interrogarsi sul significato sociale del dualismo corpo malato/corpo sano. Ha costruito un percorso di tre fasi che riflettono l’esperienza emotiva, personale e collettiva che Mynerva ha vissuto accettando la propria condizione salutare.
La prima sala mostra tre disegni a carboncino estratti dalla serie ‘El fantasma’ in cui l’artista dà corpo all’invisibilità della malattia che viene però percepita da chi la vive come una presenza costante. La scelta del bianco e nero è funzionale a dare un senso di angustia, sentimento che spesso il corpo malato si trova a provare a livello sociale e ricorda la cromia dei newspapers da cui si apprendono le notizie.
La figura del fantasma scompare abbracciando il corpo dell’artista verso l’astrazione che esplode nella seconda sala in ‘Presagio’. Le pareti blu invadono lo spazio sostituendo la monocromia precedente e invitano a guardare il soffitto seguendo le parole di Virginia Wolf per cui quando si è malati si guarda il mondo cambiando prosepettiva. Sulle volte sono collocate tele tonde, dense di colori e segni. Riprendendo in maniera mistica la melothesia, quattro costellazioni sono associate a quattro apparati: il corpo umano è inteso come una mappa astrale per cui ogni disturbo è aderente a una specifica influenza cosmica.
Cassiopea è segno del sistema endocrino dove rimangono evidenti dettagli figurativi come i reni; Andromeda, immagine del sistema cardiovascolare, mostra un’ancora distinguibile cuore affiancato da elementi spettrali; Hydra, caratterizzata dalla struttura di una gabbia toracica, costituisce il sistema scheletrico; Berenice rappresenta il sistema nervoso con l’apparato riproduttivo femminile quasi totalmente astratto.
L’ultima sala ha il pavimento ricoperto da una moquette oltremare che accompagna il visitatore attorno alle sculture in vetro soffiato di Murano realizzate a Venezia in collaborazione con un mastro vetraio. ‘Tesoros’ si compone di strutture amorfe che vanno oltre l’idea di umano, la pedana unisce in un’unica opera sculture e spazio circostante, la luce viene riflessa dalle superfici confondendosi con le pennellate in acrilico sulla base bianca. Il corpo umano si apre verso l’ambiente esterno ed è inteso come qualcosa che esiste in un ecosistema, in relazione all’altro, come contenitore che contiene e fluido che si riversa.
Come il vetro, che quando è freddo è duro ma fragile e quando è caldo è malleabile ma resistente, la linfa vitale della nostra esistenza è il connubio di forza e delicatezza.