Negli scatti di Enzo Sellerio le reazioni iconiche dei bambini siciliani del Dopoguerra, che giocano alla vita e si divertono, nonostante tutto.
Nell’anno in cui si celebra il Centenario della nascita del fotografo-editore Enzo Sellerio, l’elegante Loggiato di San Bartolomeo ospita la mostra fotografica “Bambini di Sicilia” (Palermo, 1- 30 giugno 2024). Curata da Olivia Sellerio e Sergio Troisi, la mostra è un racconto per immagini dedicato ai bambini siciliani del dopoguerra con 90 scatti iconici di Enzo Sellerio, di cui 45 inediti, ed è frutto della collaborazione tra l’Archivio Sellerio e la Fondazione Sant’Elia.
Nel suo camminare (solo apparentemente) senza meta, Enzo Sellerio sapeva andare oltre le apparenze, il suo sguardo sapeva cogliere le reazioni spontanee dei bambini che, come avviene in tutto il mondo e in ogni epoca, giocano alla vita.
A cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, prima della nascita della casa editrice fondata nel 1969 insieme alla moglie Elvira Giorgianni, Sellerio racconta in maniera esemplare la realtà siciliana. Sotto il suo sguardo affettuoso e attento si scorgono piccoli venditori ambulanti, garzoni di bottega, bambini che scrutano incuriositi e bambini che giocano a fare gli adulti. In quelle strade di polvere e di fango, tra il desiderio di avventure e di conquiste, affiora la grande miseria della Sicilia del dopoguerra. Ma negli occhi di quei bambini, tra la paura, l’incoscienza e la speranza, alberga sempre un’indomita allegria.
I bambini di Sellerio sono bambini che si divertono nonostante tutto, che saltano sul retro di una carrozza per un passaggio furtivo, che giocano a “indiani e cowboys” e persino alla fucilazione con armi giocattolo ricevute in dono per il giorno dei Morti. Quest’ultimo scatto – “Fucilazione alla Kalsa” del 1960 – ha una straordinaria somiglianza con “Fucilazione del 3 maggio 1808” di Goya, non foss’altro per il bambino che, con le braccia alzate, sta per esser colpito a morte. Tuttavia, come ricorda Sergio Troisi, Enzo Sellerio aveva dichiarato che la sua “percezione della fucilazione di un bambino nel quartiere della Kalsa non è detto sia passata attraverso il ricordo di quella di Goya”.
Al contrario dei “nostri bambini elettronici” questi bambini giocavano all’aperto, in spazi miseri e polverosi certo, ma sicuramente più vivi di quelli attuali e, soprattutto, non ancora rubati dalla “motorizzazione”, come lui stesso nota nel 2007 quando, con queste parole, saluta i visitatori di un’altra mostra sui bambini realizzata a Tel Aviv.
“Una mostra che voglia dare insieme un’idea del mio lavoro e nello stesso tempo della Sicilia di mezzo secolo fa, quando fotografavo a tempo pieno, non può avere un argomento migliore di quello dei bambini. I bambini sono uno specchio dei tempi. Quando fotografavo, dilagavano per le strade, lavorando, giocando, o importunando il prossimo, occupazione preferita. Oggi la motorizzazione ha rubato lo spazio ai bambini. Li si possono incontrare solo quando vanno a scuola con i loro zainetti firmati, accompagnati dalle madri. Per il resto stanno a casa. D’altra parte i nostri bambini elettronici non risentono molto di questa cattività. Rimangono davanti al televisore, al computer o a quei giochi diabolici nei quali sono così bravi”.
Una riflessione ineludibile quella di Enzo Sellerio e chissà cosa direbbe oggi nel vedere i“bambini elettronici”di questi anni Venti non più soltanto davanti alla TV ma anche davanti ai cellulari, magari al ristorante, mentre i genitori si distraggono.
NB: L’utilizzo delle 4 fotografie pubblicate nel seguente articolo viene concesso a Carola Arrivas Bajardi per il sito web “Artuu” ad esclusivo uso e corredo di un commento su la mostra “Bambini di Sicilia” allestita al Loggiato di San Bartolomeo di Palermo dall’1 al 30 giugno e/o altri eventi legati alle celebrazioni del centenario della nascita di Enzo Sellerio.
Ogni ulteriore utilizzo resta escluso se non previa richiesta e autorizzazione degli eredi di Enzo Sellerio.