Inaugurata recentemente negli spazi del MUACC (Museo Universitario delle arti e delle culture contemporanee dell’Università di Cagliari) la mostra Francesca Cataldi. Carnet de mon voyage, a cura di Simona Campus e Paolo Cortese, si inserisce nella rassegna delle donne artiste che il museo si propone di portare avanti.
Il progetto artistico nasce, non a caso, in collaborazione con la Galleria Gramma_Epsilon di Paolo Cortese e Francesco Romano Petillo che raccontano, nella capitale greca, l’arte femminile della seconda metà del Novecento. Francesca Cataldi nata nel 1944, originaria di Napoli e romana d’adozione, si approccia all’arte attraverso la messa alla prova di molteplici potenzialità di materiali poveri – sperimentazione che darà i suoi esiti più multiformi.
Prolifica interprete del mondo artistico femminile, Cataldi, «cantastorie della materia» – come la definisce Paolo Cortese – attualmente vive e opera a Roma. Momenti importanti della sua carriera sono segnati dall’incontro con Maria Lai e Mirella Bentivoglio, nei fortunati anni Settanta. Con loro sperimenterà la ribellione ad un sistema dell’arte che non prevedeva artiste donna, dando a ciascuna la possibilità di scrivere la propria storia indipendente.
“La profonda ingiustizia che subivamo all’epoca si rivelò in realtà una grande opportunità e, da una prospettiva storica, fu la nostra fortuna” – dice Cataldi.
Con Lai condivide la necessità di tessere attraverso la matericità, l’una con il filo da cucito, l’altra con i fili di catrame lavorati con il ferro da stiro.
Due modi differenti di lasciare una traccia materica del sé. Entrambe scelgono la forma-libro, che diventa metafora e strumento: rivendicare nuove narrazioni, farsi spazio in un sistema che spazio non concede, lasciare tracce indelebili per non sfuggire agli occhi della storia e delle future generazioni.
Da qui il nome della mostra, Carnet de mon voyage, che si fa viaggio, il viaggio personale di Cataldi, tra la sperimentazione delle possibilità dei materiali nella più stretta corporeità:
“I materiali della mia ricerca, o semplicemente del mio andare, sono: ferro, cellulosa, catrame, cemento, vetroresina e vetro che mi accompagnano nel mio percorso, che partito, da Napoli ed è approdato in Germania” – Francesca Cataldi.
L’eclettismo del fare di Cataldi procede per fasi: studia i materiali, le caratteristiche, se ne appropria, li accosta e li trasforma. E racconta proposito: “Sono le cose che cercano me, non io che cerco le cose. Vengono e mi fanno scattare l’idea”.
Emergere la solidità del cemento che ingloba reti metalliche che vanno a comporre insieme trame di pieni e vuoti; il vetro e le resine fatte di trasparenze di sovrapposizioni che inglobano e assorbono altra materia; il catrame modellato in fibre quasi tessili; la semplicità della carta.
Francesca Cataldi con le sue opere rivendica una narrazione mancante attraverso il filone del libro di artista. L’oggetto-libro diviene lo strumento che conserva una memoria materiale abbinandola poi ad una scrittura la cui lettura quasi mai corrispondete ad segno grafico riconoscibile. Cataldi colleziona racconti fatti di intimità e intrecci con il mondo esterno che la compone come artista e persona.
I libri di Cataldi, come il fluire in un intreccio, raccontano e si raccontano come un moderno Milione, suggerisce Simona Campus – curatrice della mostra insieme a Paolo Cortese. Vanno a comporre una libreria dissidente in cui fluiscono e confluiscono dimensioni storiche e immaginarie, fatte di memorie e contemporaneità che confluiscono in una narrazione di persone, luoghi e storie.
Come la sua storia d’appartenenza a Napoli, che decide di raccontare insieme a Marina Cinetti, ceramista e grafica. Entrambe vengono dal sud Italia ed entrambe hanno il sud nel loro vissuto, ci dicono. La porcellana, il piombo, la ruggine, catrame, lo spago e non solo, compongono il Mediterraneo a cui il ciclo di opere è dedicato. Francesca Cataldi, eclettica sperimentatrice, al MUACC di Cagliari ci comunica attraverso una materia che sperimenta per dischiuderne le infinite potenzialità.