Collectors Night di Pietrasanta, la carica degli artisti italiani (pt. 1)

In questi giorni abbiamo parlato della Collectors Night di Pietrasanta, un evento particolare all’interno di questa città strepitosa conosciuta per la lavorazione del marmo e del bronzo e piena di arte nel quale nove gallerie hanno aperto i propri battenti al pubblico, ai collezioni e agli amanti dell’arte contemporanea, esponendo i lavori dei propri artisti. E, un po’ come è accaduto per la Biennale di Venezia di quest’anno, moltissimi artisti “stranieri” hanno messo piede per proporre le proprie opere d’arte e noi di Artuu abbiamo raccontato nel dettaglio ognuno di loro (qui la Pt. 1 e qui la Pt. 2). Questa volta, invece, vogliamo descrivere a voi lettori gli artisti italiani che hanno aderito in questa nona edizione. 

Pietro Bologna e Pino Deodato hanno collaborato insieme proponendo un progetto molto articolato, fondendo i propri lavori per creare un percorso insolito e fortemente poetico. La mostra, intitolata “Corrispondenze. Barlumi, Angeli e altre storie” è aperta al pubblico all’interno della Galleria Susanna Orlando in Via Garibaldi 30.

Pino Deodato, nato a Vibo Valentia nel 1950, trasforma le proprie opere scultoree e pittoriche in poetici ed enigmatici racconti visivi che ci trasportano e ci catapultano in una dimensione onirica attraverso scenari intimi e raccolti, meditativi, succinte favole del quotidiano: un bosco, un giardino, un letto, una stanza, un albero, un armadio. E proprio in quella atmosfera intima, lirica e misteriosa i suoi personaggi sembrano trovare la propria solitudine e il proprio mondo interiore.

Attraverso gli scatti di Pietro Bologna, milanese d’origine e nato nel 1972, troviamo invece una forte attenzione per la natura, in un connubio di elementi che trasformano la fotografia in un viaggio che rasenta l’astrazione, in un mondo che sembra aver perduto i caratteri della verosimiglianza: è dunque uno sguardo all’apparenza irreale, nuovo, quasi magico, fatto di elementi visti a distanza ravvicinata o di dettagli dal sapore evanescente. Bologna immortala una frazione di un mondo rendendolo poetico.

Spostandoci verso la galleria The Project Space, in via Via Nazario Sauro 52, possiamo invece ammirare un connubio perfetto tra le opere di Brice Esso, Rachel Lee Hovnanian e Stefano Russo nella mostra “The Space in Between: Evolution of Consciousness”. Quest’ultimo, artista e designer nato in Sicilia nel 1969, presenta una serie di sculture, in dialogo con quelle di Brice Esso e Rachel Lee Hovnanian, di grande suggestione, grazie alla loro capacità di creare atmosfere eteree e spazi immateriali, rappresentano porte verso dimensioni intuitive e spirituali. Le sculture di Russo non sono, in sostanza, solo oggetti da osservare, ma strumenti per la meditazione e l’introspezione. Utilizzando materiali come acciaio e marmo, che interagiscono con fotoni danzanti, le opere di Russo sono infatti concepite dall’artista come strumenti per l’elevazione della coscienza, caratterizzate da una forte potenza energetica.

“Sono strumenti per la meditazione”, dice Stefano Russo, “contenitori di energia, o modulatori di frequenza, e non solo semplici sculture”. Queste opere trascendono infatti la semplice lettura estetica per diventare vere e proprie esperienze emozionali. La scelta di materiali tradizionali come l’acciaio e il marmo, combinati con la luce, crea un dialogo tra il tangibile e l’intangibile, tra il concreto e il metafisico. Il risultato è una sinergia che invita gli spettatori a esplorare nuove dimensioni di percezione e consapevolezza. L’interazione dei materiali pesanti con la leggerezza dei fotoni simboleggia la dualità della condizione umana, sospesa tra materia e spirito, tra realtà fisica e aspirazioni trascendentali.

La Galleria Barbara Paci in via Garibaldi 45, oltre a proporre le opere di Fernando Botero, conosciuto in tutto il mondo per le sue opere dai protagonisti “formosi”, e lo scultore Javier Marín, ha esposto anche le opere di Massimiliano Pelletti e Andrea Collesano.

Massimiliano Pelletti courtesy Galleria Barbara Paci

Massimiliano Pelletti, pietrasantino in tutto e per tutto, dopo studi approfonditi sulla scultura (grazie anche al nonno Mario) ha voluto rappresentare principalmente busti che rispecchiassero i canoni di bellezza dell’arte greca servendosi del materiale più classico che si possa trovare nella zona, appunto il marmo. Ma quello che colpisce non è tanto il canone di bellezza in senso tradizionale, bensì l’imperfezione, volutamente introdotta all’interno della figura. Le singole stratificazioni, le apparenti imoerfezioni, le cavità, le cristallizzazioni di elementi che si sovrappongono al marmo, talvolta in piccole parti, e talvolta coprendo intere parti del viso, rendono l’opera sottilmente disturbante e tuttavia fortemente suggrestiva e poetica. “Il disordine, l’errore non dipendono dall’uomo: esistono da sempre”, ha detto l’artista. “Sì, le mancanze che sono all’interno dei miei lavori non sono mai assenze, ma presenze; di fatto cerco di trasformare con la mia lavorazione il ‘difetto’ presente sopra la materia in un pregio”.

Andrea Collesano Balena e faro 2012 cm 15×20 courtesy Galleria Barbara Paci

Andrea Collesano, nato a Pontedera nel 1980, raffigura paesaggi spesso vagamente surreali, o scene dove i protagonisti delle opere sono figure zoomorfe su carta antichizzata: spesso, sono animali acquatici dalla bellezza straordinaria, quali balene, piovre, pesci, cavalli marini ma anche dalla fauna terrestre come tartarughe, conigli, volpi. La tecnica utilizzata da Collesano è l’inchiostro di china, con un tratto meticoloso e preciso, con un vago senso di straniamento. Nei suoi lavori, l’elemento onirico si fonde con una precisione dettagliata dal sapoire quasi scientifico. L’artista utilizza anche simboli ricorrenti come chiavi, scacchiere a due colori, orizzonti indefiniti, ex voto, frammenti di architetture come fari marini abbandonati. Queste opere sono prive di presenza umana, mostrando solo animali che sembrano sospesi in uno spazio senza tempo, evocando un’atmosfera simile a quella dei sogni.

Tornando infine alla galleria Susanna Orlando, in questo caso nella sede di via Stagi 12, troviamo le opere dello scultore Girolamo Ciulla, scomparso da poco. Siciliano di nascita ma pietrasantino d’adozione, Ciulla è stato uno scultore di grande raffinatezza e di straordinaria poeticità, che nelle sue sculture ha raffigurato tutto il potere dei miti e della tradizione della scultura arcaica. Coccodrilli, tartarughe, scimmie, dee greche della fertilità, barche e templi greci sono stati tra i suoi soggetti preferiti.

Intitolata “Respiri oltre il tempo” e curata da Antonio D’Amico, la mostra è allestita in modo particolare, con un effetto di sovraffolamento voluto delle sculture di grande effetto scenico, come se fossero lì, appena finite di essere scolpite, in attesa che la mano dello scultore venga a liberarle e a disporle nello spazio. “Respiri oltre il tempo“, spiega la gallerista, “sono gli sguardi su tutto il suo lavoro, tutte le sculture, i disegni, le incisioni e il pensiero di lui con lo scalpello in mano”.

(1- continua)

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