Premio Strega 2024: conosciamo meglio Donatella Di Pietrantonio

La serata del 4 luglio al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma incorona, senza sorprese, l’autrice abruzzese. Al secondo e terzo posto, Dario Voltolini e Chiara Valerio (noi ne abbiamo già parlato qua e qua, stilando la classifica delle migliori copertine dello Strega, ndr).

Condotto ancora una volta dalla brillante e mai sopra le righe Geppi Cucciari, il Premio Strega del 2024 non ha smentito i pronostici, né per quanto riguarda le polemiche e i personaggi non graditi, né per i vincitori. Tra discussioni su abiti firmati e chat private e fischi che diventano applausi in televisione, il primo premio è andato a Donatella Di Pietrantonio, classe 1962, scoperta nel 2011 da Loretta Santini, direttrice editoriale della piccola casa editrice romana Elliot, che ha pubblicato il romanzo vincitore dell’anno scorso, Come d’aria di Ada d’Adamo.

Donatella Di Pietrantonio ph Stefano Schirato

La Di Pietrantonio, tutt’ora dentista pediatrica e, sembra, senza nessun desiderio di abbandonare la sua professione primaria, debutta tardi nella scrittura: il suo libro d’esordio, Mia madre è un fiume, viene quindi pubblicato nel 2011. Ambientato nella sua terra d’origine, l’Abruzzo, il romanzo è la storia del recupero del complicato rapporto tra una madre, ormai anziana e con i principi dell’Alzheimer, e la figlia, che si prende cura di lei e l’aiuta a ricostruire pezzi della sua vita. Una storia poetica e profonda, con non pochi tratti autobiografici, giacché la stessa madre della scrittrice ha sofferto di Alzheimer, e che offre uno spaccato della società italiana, dagli anni Quaranta del Novecento fino a oggi. 

Il libro inizia così:

Certi giorni la malattia si mangia anche i sentimenti. È un corpo apatico, emana l’assenza che lo svuota. Ha perso la capacità di provare. Allora non soffre, non vive. Le visite di controllo servono a me. Mi rassicurano, non l’ho ammalata io e l’evoluzione è lenta. Alcune abilità sono in parte conservate. L’accompagno, mi occupo di lei, sono una figlia sufficientemente buona.

Dal suo esordio a 49 anni, Donatella Di Pietrantonio pubblica altri quattro romanzi più o meno ispirati a eventi di cronaca, ma finora la sua opera più famosa è certamente L’arminuta, uscito nel 2017, vincitore del Premio Campiello nello stesso anno e con oltre 400 mila copie vendute. In dialetto abruzzese, “arminuta” significa “ritornata”. Una parola interessante, perché dal doppio significato di “tornata di nuovo” e di “restituita”, che ritorna nella storia della protagonista, abbandonata in fasce dalla madre e a tredici anni dalla donna che l’ha cresciuta come tale, e che non ha altra scelta che tornare alla sua sconosciuta famiglia di origine, in un contesto del tutto diverso da quello che conosce.

La fragilità e la ricerca delle proprie radici e della propria identità sono temi che ritornano anche in L’età fragile, pubblicato da Einaudi e vincitore indiscusso del Premio Strega di quest’anno.

Ispirato a un evento realmente accaduto, il romanzo ha come principale protagonista un’adolescente – l’età fragile per eccellenza –, ma anche la madre adulta, ugualmente fragile e ugualmente ansiosa di fare la cosa giusta. Le due tentano di ricostruire il rapporto in un momento particolare, il lockdown per il Coronavirus, causa del rientro della ragazza in Abruzzo da Milano, dove studia. C’è anche il racconto di una storia drammatica accaduta alla madre in gioventù, coinvolgendo anche la sua amica più cara.

Il messaggio generale del libro sembra essere questo: è la vita umana a essere fragile, non un solo periodo. Abbiamo tutti paura di sbagliare, del futuro e anche degli altri, e di fronte a queste cose siamo tutti indifesi. 

Con la sua scrittura chirurgica ed essenziale, che trasmette allo stesso tempo una grande energia, Donatella Di Pietrantonio consegna un romanzo denso di emozioni e aspettative, forse non di facile lettura, ma d’altronde non è quello che ci si aspetta dai vincitori del Premio Strega. Come ha scritto sulla rivista Snaporaz Gianluigi Simonetti, professore di Letteratura italiana contemporanea all’Università di Losanna e critico letterario, L’età fragile è un libro che conferma l’efficacia e la capacità della Di Pietrantonio come scrittrice, ma d’altro canto è ripetitivo negli schemi narrativi (la storia di due donne, il tema della maternità, il contrasto socioculturale tra un Abruzzo moderno e uno più antico…). 

Dalla sua pubblicazione a novembre 2023, L’età fragile ha venduto oltre settantamila copie ed è più che probabile che la recente vittoria darà nuova spinta alle vendite, confermando il ruolo della Di Pietrantonio come una delle scrittrici italiane più lette del momento. Chi scrive rimane curiosa di scoprire gli sviluppi della scrittrice abruzzese: si crogiolerà nelle sue storie e tematiche canoniche, dove riesce molto bene, oppure esplorerà nuove strade?

Per approfondire il Premio Strega 2024:

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