Appena comparso sul suo profilo ufficiale dell’artista (e qualche ora prima, sul profilo “Banksy Archive”), ecco il quinto capitolo della “campagna d’estate” banksiana per le strade di Londra, dove l’artista di Bristol ha utilizzato figure di animali, come capre, elefanti e scimmie, come mertafore per denunciare i problemi globali” del mondo (qua tutti i dettagli aggiornati in tempo reale: Banksy, la “campagna d’estate” dell’artista per denunciare i problemi globali. Con capre, elefanti e altri animali). Dipinto stanotte sopra l’insegna di un “Fish Bar” in Pretoria Avenue, il Bonners Fish Bar, il lavoro rappresenta due pellicani che agguantano al volo altrettanti pesci. Un esemplare più grande è infatti raffigurato con le ali spiegate e la testa inclinata all’indietro mentre ingoia un pesce, mentre un uccello più piccolo è in piedi accanto a lui, e sembra beccare il terreno, sempre con in bocca un pesce. Un giornale inglese riporta la notizia, seppure al momento non confermata, che “sembra che il murale sia stato dipinto con l’aiuto di un cestello elevatore che pare identico a quello avvistato nelle prime ore di lunedì nel sito della prima opera d’arte di Banksy questa settimana”.
Qualcuno ha ricordato un celebre limerick (breve componimento in rima, dal contenuto umoristico o surreale, ndr), scritto da Dixon Lanier Merritt, direttore di The Tennessean, che recita così:
“Wonderful bird is the pelican / His bill can hold more than his belican / He can hold in his beak / Enough food for a week,/ But I’m damned if I see how the helican” (difficile la traduzione, piena com’è di rimandi e di giochi di parole; “belican” è infatti da intendere al posto di belly can: il suo becco ne tiene di più di quanto possa la sua pancia, ed “helican”, per assonanza ricorda invece hell he can, how the hell he can?, Come diavolo fa?). La frase quindi si potrebbe tradurre così:
“Un uccello meraviglioso è il pellicano / Il suo becco può contenere più della sua pancia / Può contenere nel suo becco / Cibo sufficiente per una settimana, / Ma sia dannato se capisco come diavolo ne sia capace”.
Uno sfottò, forse, dello street artist di Bristol, verso chi si abboffa di cibo, mentre il mondo va a pezzi per le scellerate politiche ambientali ed economiche dei governi?
Va anche detto che i pellicani hanno un aspetto quasi “preistorico” perché sono comparsi 100 milioni di anni fa e hanno raggiunto la massima diversità 65 milioni di anni fa. Il più antico fossile di pellicano, di 30 milioni di anni, mostra che i pellicani moderni sono quasi identici ai loro antenati, ma più piccoli. Oggi esistono solo otto specie di pellicani distribuite in tutti i continenti, tranne l’Antartide, tra cui il pellicano bianco americano e il pellicano bruno. Alcune di queste specie, come il pellicano bruno, sono periodicamente a rischio di estinzione. Forse anche questo può essere un messaggio nascosto nell’ultimo lavoro dell’artista: anche noi, come i pellicani, benché a rischio di estinzione, non facciamo altro che riempirci la pancia e gozzovigliare allegramente. Per dirla con il limerick, how the hell we can?, Come diavolo facciamo?