In fondo al mar non ci sono sirene, ma un patrimonio immenso

L’Italia è una penisola a forma di stivale quasi completamente circondata delle acque. La Puglia, la regione che corrisponde al tacco dello stivale, conta 1.040 chilometri di costa, è quasi completamente circondata delle acque,. Il Salento è la zona più orientale d’Italia, comprende l’intera provincia di Lecce, gran parte di quella di Brindisi e la parte orientale di quella di Taranto, fino al Capo di Santa Maria di Leuca, che rappresenta, con poco più di mille abitanti, il centro abitato più meridionale della regione. Il Salento, “penisola salentina” non a caso, è quasi completamente circondato delle acque: circa 365 chilometri di costa.

L’Italia è il paese con la maggior parte di patrimonio artistico dell’umanità nel mondo. Non tutto, tra quello scoperto o ancora da scoprire, giace in superficie. Considerando che approssimativamente la linea di costa del Salento era circa 3,5 metri più avanzata rispetto a oggi, possiamo immaginare la quantità di reperti archeologici sommersi dalle acque?

Di questo, e altro, si occupa l’Archeologia subacquea, una branca dell’archeologia che indaga il patrimonio sommerso. Il Centro Euromediterraneo per l’Archeologia dei Paesaggi Costieri e Subacquei ESAC rappresenta un esempio concreto del lavoro che si svolge in questo campo. Nato a seguito di un accordo di collaborazione tra Regione Puglia, le tre Università regionali e la Soprintendenza Nazionale per il Patrimonio Culturale Subacqueo, ha lo scopo di salvaguardare e proteggere gli itinerari subacquei e costieri di Puglia. Coordinatrice ESAC è la professoressa Rita Auriemma, docente di Archeologia subacquea presso il Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento.

Nasce in quest’orizzonte il progetto Andar per mare, un insieme di azioni che mira al raggiungimento dei principali obiettivi del Centro: ricerca, formazione, conservazione e valorizzazione del patrimonio sommerso di Puglia. Il progetto prevede “la pianificazione di un’offerta turistico-culturale integrata, a basso impatto ambientale e ad alta sostenibilità, articolata in percorsi di visita tematici tra terra e mare (anche subacquei) e inserita nel circuito del sistema museale regionale”. L’elenco delle località coinvolte è in costante aggiornamento.

A fare la differenza saranno gli attori che decideranno di collaborare con ESAC, nell’ottica di una strategia condivisa per la gestione partecipata dei siti. Per prendere parte all’iniziativa, il primo passo è sottoscrivere un questionario e compilare un modulo, attraverso cui l’organizzazione potrà essere inserita nel database/piattaforma web e nella guida cartacea, attualmente in fase di creazione. Entrambi gli strumenti saranno utilizzati per la relazione diretta con gli utenti e i fruitori, “che avranno a disposizione, in tal modo, un valido punto di accesso all’ampia offerta turistico-culturale-naturalistica integrata, a basso impatto ambientale e ad alta sostenibilità esistente sull’intero territorio pugliese, inserita nel circuito del sistema museale regionale e articolata in percorsi di visita tematici tra terra e mare (anche subacquei) con particolare riferimento ai giacimenti, beni subacquei e paesaggi costieri in corso di valorizzazione”.

L’elenco dei siti selezionati e in corso di valorizzazione coinvolge tutte le sei province pugliesi: Bari (Mola di Bari – Cala Paduano; Molfetta – Torre Calderina; Bari – Faro di San Cataldo), BAT (Margherita di Savoia – Torre Pietra), Brindisi (Egnazia; Torre Guaceto; Torre Santa Sabina; Brindisi – Isole Pedagne; Brindisi – Punta Penne, Granchio Rosso), Taranto con il Mar Piccolo e Torre Ovo, Saturo e San Pietro in Bevagna; Foggia (Isole Tremiti – relitti del Lombardo e delle Piastre; Peschici – Grotta dell’Acqua; Vieste – Grotta di Venere Sosandra, Isolotto di S. Eufemia; Torre San Felice) e Lecce.

È proprio la provincia di Lecce a contare il maggior numero di siti (alcuni già note destinazioni del turismo): San Cataldo; Le Cesine, Posto San Giovanni/Località Specchiuddhri; Patù con Torre San Gregorio; il comune di Porto Cesareo con Scalo di Furno, Torre Chianca, Isola dei Conigli, La Strea, Torre Castiglione; Gallipoli; Relitti della II Guerra Mondiale della costa neretina; il comune di Melendugno – già noto per la Notte della Taranta – con la Grotta della Poesia presso Rocavecchia e la Grotta S. Cristoforo presso Torre dell’Orso. Poi anche Castro con la Grotta Zinzulusa; Otranto con il Faro di Punta Palascia; Ugento con il Faro di Torre San Giovanni e, in ultimo, Leuca, con Grotta Porcinara.

Gli obiettivi su cui si sta continuando a lavorare sono accessibilità, innovazione e digitale per la valorizzazione del patrimonio culturale sommerso, attraverso l’organizzazione – non solo nel periodo estivo – di attività di immersione, giornate dedicate all’archeo-snorkeling e momenti di riflessione sulle possibilità di valorizzazione di tutto ciò che, anche se ben nascosto, c’è.

Sotto la sabbia, ci sono davvero milioni di possibilità. Basta decidere di non rimanere in superficie, scendere sotto il pelo dell’acqua, munirsi di maschera, pinne e buone dosi di curiosità, per darsi una spinta in quei punti in cui il mare è più profondo, ma dove, prima, camminavamo proprio noi. Forse basterebbe questo a farci capire che, se nell’universo c’è ancora un infinito da scoprire, neanche sul nostro pianeta siamo così avanti, nonostante ci piaccia sentirci padroni della terra. E delle acque.

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