Richard Pettibone: l’artista che ha fatto della appropriazione un’arte, ci lascia a 86 anni

La celebre Castelli Gallery ha annunciato la scomparsa dell’artista pionère dell’arte della appropriazione, Richard Pettibone, avvenuta il 19 agosto, all’età di 86 anni, conseguente a una caduta. Con quasi 60 anni di carriera alle spalle, Pettibone è rimasto celebre per le sue opere in cui copiava stelle dell’arte moderna come Andy Warhol e Frank Stella. L’ultima involontaria mostra di Pettibone, con Castelli Gallery, nel 2022, presentava 15 nuovi dipinti, tutti volti a interpretare al suo modo, ridimensionato, le bandiere di Jasper Johns.

“Nel tardo 1960, quando ho fatto la prima imitazione di Warhol, ero un giovane artista. Volevo diventare un grande pittore”, affermava Pettibone. “E quale miglior modo di farlo se non copiare un grande dipinto?” Nato nel 1938 poco fuori Los Angeles, Pettibone ha conseguito il suo MFA presso l’Istituto d’Arte Otis della città nel 1962. Lo stesso anno, Andy Warhol presentava le sue Soup Cans ad un pubblico scandalizzato alla nota Ferus Gallery di Los Angeles, un luogo di riferimento cruciale per il mercato dell’arte moderna in rapida espansione. “È stata la mostra più folle che abbia mai visto!” ricordò Pettibone.

Le prime opere di Pettibone comprendevano soprattutto ombre e assemblaggi, due supporti che prefiguravano l’affinità dell’artista per l’artigianato e le miniature, una sorta di sintesi predittiva di quello che sarebbe stato il suo cammino artistico per tutta la vita.

Nel 1964 Pettibone aveva creato le sue prime due appropriazioni, riducendo le lattine di Warhol a dimensioni minori di un piede in lunghezza e larghezza. Queste copie includevano anche la firma stampata di Warhol, accanto alla quale Pettibone metteva il proprio nome. Pettibone avrebbe poi creato circa 150 opere in questa specifica serie. Tuttavia, l’anno successivo, alla Ferus Gallery Pettibone presentò repliche in miniatura di opere di Warhol e Roy Lichtenstein, che entrambi lo ammiravano.

Sebbene Pettibone abbia preceduto di oltre un decennio la mania dell’arte della appropriazione degli anni ’80, era ben lontano dall’essere il primo ad esplorare tali idee. L’artista dadaista Marcel Duchamp rimase una fonte di ispirazione per tutta la vita: Pettibone considerava le proprie opere come “readymades fatti a mano”. Grazie all’epoca in cui visse, Pettibone riuscì a copiare artisti che stavano costruendo le loro carriere sulla base della cultura popolare e della serializzazione, aggiungendo così un livello di ironia e commento ancora più sfaccettato alla sua pratica appropriativa.

A differenza di altri artisti della appropriazione come Sturtevant, che copiavano artisti famosi in scala, Pettibone spiccava prevalentemente per aver ridotto le sue immagini di origine a dimensioni associate direttamente con le pubblicità di Artforum. Inoltre, a differenza degli artisti che in anni più recenti hanno seguito l’approccio di Pettibone, quest’ultimo mantenne una devozione profonda alla perfezione artigianale delle sue copie, senza affidarsi alle loro fastose associazioni per consegnarle all’acclamazione. Infatti, è spesso ricordato come un artista della appropriazione che ammirava, piuttosto che criticava, i famosi artisti che copiava.

Pertanto, Pettibone sembra aver previsto l’intera epoca postmoderna, in cui l’iconografia popolare è diventata una specie di codice visuale comune per gli artisti. La sua influenza rimane viva e pungente, costringendo spettatori, critici d’arte e collezionisti a riconsiderare costantemente ciò che definiamo come “originale” e quale valore attribuiamo all’autenticità.

Speriamo che l’eredità di Richard Pettibone continui a brillare, a sfidare e ad ispirare generazioni di artisti per molti anni a venire.

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