Il riconoscimento di sé è una delle esperienze più importanti che viviamo come esseri umani. Con l’intelligenza artificiale, anche le macchine hanno acquisito la capacità di riconoscerci e identificarci. Le tecnologie biometriche stanno trasformando radicalmente il confine tra ciò che vogliamo mantenere privato e ciò che diventa pubblico, oltre la nostra consapevolezza. Ma quali sono le implicazioni etiche di un sistema automatizzato che osserva, analizza e giudica attraverso i nostri dati biometrici spesso a nostra insaputa?
Dries Depoorter (1991), artista belga che lavora attraverso la tecnologia e l’intelligenza artificiale, ci invita a riflettere proprio sull’eticità dell’utilizzo di queste. Si può ancora parlare di democrazia con l’intelligenza artificiale? Quali sono i limiti per la nostra privacy? Siamo sorvegliati senza saperlo?
Sono queste le domande a cui Depoorter cerca di rispondere con le sue installazioni, presenti ora in mostra in Salaborsa a Bologna fino al 28 Settembre 2024.
La mostra, When they see us, curata dall’organizzazione culturale Sineglossa e promossa da The Good Lobby e Hermes Center for Digital Rights e info.nodes, prende il titolo prende il titolo dall’omonima miniserie tv che racconta la storia di un gruppo di afroamericani accusati di un crimine solo per il fatto di essere sulla carta i perfetti indiziati identificati da stereotipi. Le installazioni a Bologna ci invitano ad una partecipazione attiva per aprirci a una riflessione più ampia sui rischi e le disuguaglianze che uno sguardo automatizzato può causare sul singolo- proprio come succede nella serie tv.
È il caso di Jaywaling (2015-2024), un dispositivo connesso a telecamere a circuito aperto di vari Paesi a sua volta collegato ad un pulsante rosso. Al pubblico è data la possibilità di premerlo per inviare un’email alla stazione di polizia più vicina, con conseguente multa per il pedone che incautamente attraversa la strada quando non può.
La provocazione dell’artista, oltre all’interrogativo sulla libertà di movimento o meno che abbiamo, sta nella vendita della foto catturata allo stesso prezzo della multa che il pedone dovrebbe pagare. Depoorter ci riporta sullo stesso piano di chi sta inconsapevolmente dall’altra parte dello schermo, suggerendo la necessità di una scelta tra agire con responsabilità ed empatia o diventare semplici macchine esecutrici che premono un bottone.
Opere provocatorie e umoristiche, dunque, ma che aprono lo spazio anche a una traccia più poetica come il caso di Border Birds. Realizzata con la sorella fotografa, Bieke Depoorter, l’installazione ha catturato il volo degli uccelli che hanno viaggiato tra i confini di alcuni Stati del mondo tra il 10 marzo e il 10 aprile 2022, catturando più di 3000 uccelli tra Messico e Stati Uniti, Marocco e Spagna, Grecia e Turchia, Francia e Inghilterra – il ricavato delle fotografie Depoorter lo devolve poi in beneficenza.
When they see us ci lascia quindi con un interrogativo aperto: cosa accade quando le nostre dimensioni sociali tra spazio fisico e digitale, pubblico e privato, vengono ridotte in dati? C’è ancora spazio per l’etica?