Il perché del declino degli NFT 

Nel 2021 era difficile che potessi parcheggiare un’auto, chiamare un manutentore o anche andare a cena con chiunque senza che mi venisse chiesto come interagire (per comprare e rivendere) opere NFT. 

Come gallerista ed informatico, io certamente dovevo sapere, ma in realtà non sapevo. Osservavo e mi limitavo a notificare ai miei astanti due o tre considerazioni formali, che a mio avviso avrebbero potuto minare la sopravvivenza di quel tipo di prodotto, filiera di valore e go-to-market (ovvero, come venderlo). 

Ravvisavo tre tipi di problemi: filosofici, legali e di sistema

Il primo problema filosofico era suddivisibile in due parti. Innanzitutto, non era vero che le opere digitali coincidessero con il mondo degli NFT, infatti artisti digital esistono da molti decenni in molte collezioni, musei e anche fiere d’arte: le apprezzo da anni sia in fiere minori che in quelle blasonate. Io personalmente ne ho una buona collezione, senza che siano NFT. 

Hack the border, Hackatao

Secondo, non era vero che gli NFT fossero, o anche solo rappresentassero, opere d’arte di qualunque tipo. Come ho ampiamente spiegato in un breviario ironico che divulgai nel marzo del 2021 (NFT per spiaggiati), gli NFT codificano un contratto relativo ad un asset, ma non sono l’asset. Non è vero che dureranno per sempre e anche se gli NFT durassero a lungo, quasi certamente un qualche server che contiene l’opera (o immagine o asset che dir si voglia) prima o poi si spegnerà. Ci sono delle piccole eccezioni (opere on-chain), ma sono relative a progetti più concettuali che opere vere e proprie. “On-chain” significa che la presunta opera d’arte è codificata dentro l’NFT, il che presupporrebbe che non servono server per custodirla, quindi non ci sarebbe il pericolo che, smettendo di pagare la bolletta del server, possa andare perduta. 

Ma le opere “on-chain” possono essere grandi solo pochi byte, insomma non più articolate di una emoticon o una faccina stilizzata. Filosoficamente parlando gli NFT sono certificati di contratto, non opere d’arte. Oggi tale problema non è superato: ci sono dei rimedi, delle pezze, che prevedono di creare sistemi distribuiti, peer-to-peer (su computer degli utenti), che non implichino bollette da pagare (sistemi tipo Universal File System), ma rimane un sostanziale io-speriamo-che-me-la-cavo. 

Right click and Save As guy XCopy

Il problema legale, che persiste in gran parte ancora oggi. 

Quale sarebbe la promessa delle blockchain, dei bitcoin ed in ultimo degli NFT? Risposta: la certezza della proprietà, della autenticità e della facilità di scambio. Bene, di queste è vera solo l’ultima. Il sistema delle blockchain prevede che si sappia quale portafoglio (che è un indirizzo digitale) ha emesso un certo contratto e quali portafogli

si sono scambiati nel tempo tale contratto. Il problema legale è che i portafogli sono autodichiarati spontaneamente. Nelle camere di commercio dei galleristi, artisti o operatori, andateci a vedere, troverete un numero di partita iva, un numero REA, un codice fiscale…ma…nessuna traccia di codici relativi a portafogli blockchain o web3. 

Cosa significa questo? Che il sistema coercitivo e legale dei sistemi di polizia non è collegato a questo sistema. Se compriamo un floppy disk con un’opera digitale (ops…refuso da boomer, forse meglio che dica solo “file”) e cui è allegata una fattura di una azienda registrata alla camera di commercio che indichi “opera unica dell’artista Totankamen” e poi dovreste scoprire che non è così, il codice fiscale della fattura vi consente di esporre una denuncia alla guardia di finanza. 

Antoni Tudisco China NFT per Moncler

Nel caso di una certificazione blockchain la GdF non vi darebbe molta retta, anzi forse comincerebbe a inquisirvi. Perché? Semplice, per punire e bloccare i malfattori serve gente preparata, con armi che sparano e galere, che costano un sacco di soldi, quindi il sistema delle camere di commercio e le tasse legate con fatture sono usati per tutelarci, per picchiare i cattivi. Nella blockchain invece le gas fee che si pagano (soldi che servono per scambiarsi gli NFT) non vanno agli stati, ma vanno ai privati che fanno girare i server, tali privati non sono interessati a cosa stanno scambiando o se qualcuno vi sta fregando, non gliene frega nulla, per essere chiari. Quindi legalmente il sistema delle crypto è stato sostanzialmente scollegato dal sistema di tutela. Questa cosa sta cambiando, il futuro non sarà così, perché, sia inteso, la tecnologia è ottima, sono gli stati un poco lenti a normarla ed implementarla. 

Qui si apre un altro piccolo problema filosofico. Le blockchain, i bitcoin, il film Joker, Rambo, la serie TV La casa di Carta e altre rappresentazioni di ribellione contro i sistemi sono affascinanti, ma parliamoci chiaro, sono per gente dura, che accetta di vivere in quello che i più chiamano “illegalità” (o che filosoficamente ed anarchicamente si potrebbe solo chiamare “libertà”), tuttavia, comunque sia definita, prevede di vivere combattendo e accettando di restare non tutelati in caso di problema. Si può scegliere di non pagare le tasse, ma si è disposti a farsi strada con un macete nella foresta, al posto di percorrere la statale 11, per andare a trovare un amico? 

Ringers 879 Dmitri Cherniak

Veniamo al problema più grande, quello del sistema, i precedenti problemi infatti sono in via di risoluzione. 

Le opere d’arte non si comprano per essere rivendute, se le compri per rivenderle non si rivaluteranno e ti creeranno una depressione emotiva. Non ci si sposa per fare figli e non si compra arte per fare soldi. Ci si sposa per amore e si compra arte per amore. La mancanza di questo requisito ha fatto crollare il valore degli NFT. L’arte contemporanea sale di valore costantemente, ma non sale di valore perché c’è mago Merlino a farla salire, piuttosto sale di valore perché chi la compra ne riceve un dividendo emotivo talmente forte che non se ne vorrà distaccare, nonostante l’accresciuto valore. 

Il problema degli NFT è che avevano un debolissimo dividendo emotivo, non potendole di fatto fruire (se non con più o meno orribili monitor ciappa-polvere) gli unici vantaggi erano la talking-opportunity (il fatto di essere degli early-adopter) e il presunto plus valore economico. Entrambi tali dividendi erano destinati a crollare, il primo in quanto “early” poi diventa “late” ed il secondo in quanto se tutti siamo furbi, per formale legge della teoria della informazione, equivale a dire: tutti siamo scemi

All Time High in the City XCopy

Le responsabilità. 

Le responsabilità sono diffuse, ma a mio avviso sul banco degli imputati vanno messi i grandi operatori del mondo dell’arte che, come classe dirigente, avrebbero dovuto svegliare le coscienze, non sfruttarle. Alcune case d’asta ad esempio, ricordiamoci delle battute milionarie. 

Le responsabilità sono diffuse, ma tanto maggiori quante sono le transazioni effettuate. Tanti artisti, curatori e galleristi che l’antipaticissimo sistema dell’arte teneva, spocchiosamente forse, fuori dal sistema, hanno colto occasione di un riscatto. Su questo non vi è nulla da dire e come biasimare chi cerca di riscattarsi? Pur tuttavia la gran parte di questi operatori operava da paradisi fiscali, o si è trasferito subito dopo, pur transando in paesi ad alta fiscalità, come l’Italia e il perimetro Schengen in generale.

In questi casi, e solo in questi casi, ravviso una responsabilità maldestra anche di questi operatori, che da una fortuna finale di riscatto non hanno puntato a sostenere, anche pagando le tasse, i punti di debolezza del sistema. Anziché, da eroi, salire sul palco e aiutare il nuovo sistema a crescere, sono scappati col malloppo, tradendo a morte i loro stessi clienti. E allora ecco che lo spocchioso sistema dell’arte, purtroppo, aveva visto bene in tanti di questi casi. Se per primi gli artisti non hanno creduto nel sistema, come potevano entrare nuovi investitori? 

CryptoPunk 4156

Per questi motivi gli NFT sono rimasti un bruttissimo e vergognoso capitolo di una parte del mondo dell’arte. Ma sia inteso che gli NFT non sono l’arte digitale, non ci si confonda su questo. Il presente è rientrato nei canali più normali, oggi i progetti sono più maturi e soprattutto hanno valori economici adeguati ai problemi, i prezzi sono, giustamente dico io, scesi. I governi stanno lavorando per inserire i wallet nelle camere di commercio e nuovi operatori entreranno. 

Il futuro dell’arte è in gran parte digitale e le blockchain sono un formalismo matematico eccezionalmente ben strutturato, il far west diverrà una piazza di scambio, con le tutele che tutti meritano.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Artuu Newsletter

Scelti per te

Seguici su Instagram ogni giorno