Il ciclo eterno delle civiltà: la suggestiva installazione di Michele Giannasi nelle Antiche Ghiacciaie di Torino

C’è un’atmosfera di echi sospesi tra le pietre delle Antiche Ghiacciaie di Porta Palazzo. Un tempo, le fredde volte di questo luogo custodivano ghiaccio, serrato tra le pareti umide e il sussurro lontano della città. Oggi, quelle stesse pareti risplendono di luce altra, una luce che racconta storie millenarie, trasportandoci tra epoche che si rincorrono, come ombre danzanti in un fuoco antico.

“Clash, Triumph, Decadence”, la video installazione di Michele Giannasi, realizzata in collaborazione con Nico Angelone, accende queste volte come un moderno bassorilievo, che respira e si muove nel tempo. L’opera, concepita come una sequenza narrativa continua, ci cattura con un’intensità che non si riesce a trattenere con lo sguardo: la si segue, invece, come si farebbe con una storia raccontata attorno al fuoco, rapiti da un’antica voce che narra di battaglie e di regni, di glorie e di cadute.

La tecnologia, per Giannasi, non è un freddo strumento, ma diventa qui un pennello che stende la storia su uno schermo vivo. I video, girati live con performer, si stratificano come pittura su tela, creando un’opera che è al tempo stesso dipinto e scultura, cinema e affresco. I movimenti dei corpi, i gesti, le tensioni tra i personaggi, si snodano in tre atti simbolici: lo scontro, il trionfo, la decadenza.

Nel primo atto, la battaglia esplode in una coreografia di luci e ombre. I corpi dei performer, armati come guerrieri di tempi lontani, si stagliano contro un muro di fiamme digitali. Il rosso violento della scena riempie lo spazio, quasi straborda dalle pareti, evocando un’antica furia che risuona nelle vene della storia. C’è un senso di urgenza, una chiamata al confronto inevitabile che rimbalza tra i volti dei presenti, lasciandoli sospesi tra la paura e la fascinazione.

Il secondo atto è il trionfo, dove la gloria del vincitore si fa assoluta. Le figure si muovono lente, ieratiche, sotto una luce che pare piova dall’alto, sacra e distante. È la celebrazione del potere, la narrazione dell’inevitabile ascesa. Ogni gesto, ogni movimento, è carico di un peso solenne, come fosse destinato a rimanere inciso su una parete di marmo per l’eternità.

Infine, la decadenza. Qui la scena si fa morbida, avvolta da una luce blu che sembra sgorgare dalle ombre stesse. Le figure si sciolgono in movimenti sinuosi, sensuali, perdendo quella rigidità di comando e potere che le aveva animate fino a un attimo prima. È una danza di abbandono, un perdersi nei piaceri e nelle derive della carne e dello spirito. Il muro sullo sfondo pare liquefarsi, sfumando i contorni della realtà, proiettando l’intera scena in un altrove onirico e surreale.

L’opera di Giannasi, con la sua trama di epoche intrecciate, ci spinge a riflettere sul ciclo eterno delle civiltà, che si avvolge su se stesso come un serpente che si morde la coda. La guerra, la gloria, il declino: ognuno di questi momenti sembra appartenere a un tempo lontano e insieme così vicino, come un’eco che non si spegne mai. Ed è proprio questo gioco di distanze, amplificate dalle proiezioni e dall’architettura delle Antiche Ghiacciaie, a rendere questa mostra un’esperienza che resta addosso, come una luce riflessa che non si lascia spegnere.

L’installazione, aperta al pubblico dal 25 settembre al 3 novembre 2024, sfrutta la suggestione degli spazi recuperati delle Ghiacciaie, rinati grazie al Mercato Centrale Torino come luogo di incontro e cultura. È un’opera site-specific, concepita appositamente per questo ambiente unico, che accoglie lo spettatore con le sue volte imponenti e l’atmosfera intrisa di storia.

L’esposizione rappresenta il culmine del percorso di ricerca di Giannasi, il cui obiettivo è esplorare le possibilità, offerte dalla tecnologia, di espandere e aumentare i significati di un’opera d’arte: dal disegno al video. In un dialogo costante tra passato e futuro, tra antico e contemporaneo, “Clash, Triumph, Decadence” ci invita a ripensare il tempo e le sue narrazioni, perdendoci nel flusso incessante di un ciclo che si rinnova, come le onde di un mare senza fine.

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