La rivoluzionaria lettera di Raimondo di Sangro in mostra al Museo Cappella Sansevero

Il Museo Cappella Sansevero si prepara a celebrare le Giornate Europee del Patrimonio 2024 con un evento che unisce storia, cultura e impegno sociale. Al centro della manifestazione, in programma dal 28 al 30 settembre, vi è la straordinaria esposizione dell’edizione originale della Lettera Apologetica di Raimondo di Sangro, un’opera che incarna l’audacia intellettuale e il pensiero avanguardistico del VII principe di Sansevero. Questo prezioso testo, raro testimone del dialogo tra culture diverse, è emblematico dell’apertura e della curiosità del principe verso mondi lontani, in un’epoca in cui la conoscenza era spesso filtrata da pregiudizi e barriere ideologiche.

La Lettera è un’opera che, più che essere letta, andrebbe respirata, come si fa con il profumo di un vecchio libro che contiene ancora, tra le sue pagine, il fremito di un pensiero nuovo, audace, quasi temerario. Era il 1751 quando il principe, con il tratto sicuro di chi sfida il mondo, pubblicò questo testo in cui lancia un guanto di sfida al sapere consolidato, a quella visione eurocentrica che vedeva nella cultura degli Incas solo un insieme di superstizioni e arretratezze.

Ma Raimondo, lui no, lui vedeva oltre. Nei nodi dei quipu non scorgeva solo un sistema di contabilità, ma il battito di una civiltà intera, un linguaggio fatto di colori e trame, di storie sospese tra le dita e i pensieri. Ed è qui che il principe ci stupisce, perché in quegli anni di dogmi rigidi e verità assolute, lui osa parlare di relativismo culturale, di civiltà che dialogano su piani diversi, ognuna con la sua dignità e complessità.

E non è forse quello che ci chiede anche il tema di quest’anno, Patrimonio in cammino? Mettere in discussione la staticità delle nostre certezze, lasciare che i confini si sfumino, che le storie si intreccino come fili di un tessuto antico e prezioso, per scoprire che l’identità non è un monolite immutabile, ma un viaggio, un cammino che non si sa mai dove ti porterà.

Così, mentre ci perderemo tra le linee sinuose e le ombre della Cappella, sappiamo che non stiamo solo ammirando un capolavoro dell’arte barocca, ma stiamo prendendo parte a qualcosa di più grande, quasi un rito di riscoperta. E ogni biglietto venduto sarà come una piccola offerta, un gesto che unisce passato e futuro: un euro destinato al restauro di disegni che, con il loro tratto delicato, raccontano di una Napoli che non c’è più, ma che vive ancora, sospesa tra la carta e la memoria.

È questo il dono che ci fa Raimondo, oggi come allora: la possibilità di vedere il mondo con occhi nuovi, di uscire da quel labirinto di pregiudizi e stereotipi in cui spesso ci perdiamo, per scoprire che la bellezza, la vera bellezza, è ovunque decidiamo di cercarla. Anche in un nodo di corda colorata.

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