A Villa Medici c’è una mostra interamente dedicata all’acqua

Fino al 13 gennaio 2025 Villa Medici, sede dell’Accademia di Francia a Roma, ospiterà “Il canto delle sirene”, un viaggio attraverso l’elemento acqua. Vista e sperimentata attraverso 7 percorsi tematici differenti, l’acqua diventa motivo di riflessione e ispirazione capace di portarci lontano nel tempo e nello spazio, accompagnarci verso una meditazione profonda sull’origine della vita e sulla nostra storia.

Acqua: pensiamo a quanto di questo elemento c’è nel nostro corpo. L’inizio della vita è nel segno dell’acqua. Nuotiamo, in un oceano dolcemente salato e immenso, che piano piano si restringe intorno a noi. Acqua, che compare sulle tavolette d’argilla di una delle biblioteche più antiche della storia del mondo. Nel poema accadico dell’Enūma eliš, ritrovato a Babilonia, appare la distinzione fra Apsû, il divino abisso delle acque dolci sotterranee primordiali, e Tiāmat, madre del cosmo, signora delle acque salate e degli oceani: le loro acque si mescolano e così nasce il mondo. La vita inizia nella pancia di un piccolo oceano capace di evocare l’immensità. Nun, o Noun, dio dalla testa di rana, nell’antico Egitto assisteva alle inondazioni del Nilo insieme alla misteriosa Nunet, controparte femminile, divinità con la testa di serpente associata a tutto ciò che dell’acqua emerge in superficie, manifestazione dei fiumi, laghi e oceani.

L’idea di un oceano primordiale, con parole diverse e suoni talvolta magicamente simili, affiora ovunque nel mondo: resta nella nostra storia come antico monito su ciò che, in fondo, è alla base dell’esistenza umana, l’acqua. La presenza vivificante dell’acqua disegna l’esistenza sulla Terra e ad aver (ri)scoperto questa consapevolezza è stato l’essere umano anche grazie ai viaggi nello spazio: visto in prospettiva il nostro è un pianeta azzurro, fatto di terra, aria e acqua. L’acqua occupa circa il 70% della superficie terrestre. La vita, ogni giorno, si ricrea attraverso lo scorrere incessante dell’acqua: un vortice che si trasforma, costante, e diventa nuvole, pioggia, mare, oceano, tempesta, onda, nebbia, inondazione, lacrime, flusso.

Emilija ŠKARNULYTE Sunken Cities 2021 mostra Canto delle Sirene

Il tema delle sirene, e dell’immersione, diventa lo spunto per un capovolgimento di prospettiva e un’esplorazione come full-immersion nell’elemento: guardare il mare da dentro, calarsi nei suoi misteri complessi, nella paura e nel fascino ancestrale, penetrare nella profondità e lasciarsi sommergere dalla magia, come portati alla deriva dalla forza di un mare più grande di noi. Fra i lavori presenti nella mostra troviamo l’opera di Yiannis Maniatakos, artista greco scomparso nel 2017. Come raccontato nel documentario Underwater Painting, Yannis Maniatakos dipingeva sott’acqua: le sue tele venivano preparate con primer speciali idrorepellenti durante lunghe ore di lavoro in studio, prima di scendere, metri e metri sotto il livello del mare. L’acqua dei fondali greci delle Cicladi, abitata dai miti leggendari di una società ormai perduta ma che vive come immaginario dentro ognuno di noi, è nella nostra memoria e nel DNA culturale. Un punto di vista arcano, mistico, disorientante.

Il mondo vissuto dall’acqua si trasforma in una modalità alternativa per osservare le cose, come Emilia Skarnulyte, visual artist e filmmaker, che ci porta con sé nelle sue esplorazioni sottomarine, con una telecamera alla scoperta del golfo di Napoli. Dagli esseri mitologici alle sirene contemporanee, quello dell’acqua è un viaggio attraverso la materia del tempo capace di raccontare antiche civiltà scomparse o nel pericolo di esserlo: la questione della salvaguardia dell’ambiente marino, anche per la crisi climatica, oggi non più trascurabile. Passato e futuro si prendono per mano nell’attenzione verso un presente che è tempo di guardare negli occhi.

La mostra è organizzata in sette sezioni che corrispondono ad altrettanti capitoli sull’acqua: Immersioni, Storie di perle, Atlantidi, Acque Torbide, Evocare le ninfe, Lacrime, Diventare goccia. Una di queste riguarda l’antica tradizione dei cercatori e delle cercatrici di perle. In Giappone l’antico mestiere delle ama, letteralmente “donne del mare”, nel romanzo del 1945 “La voce delle onde”, viene raccontato con queste parole dallo scrittore Yukio Mishima: “quando vien l’estate, si tuffano giù nel segreto fondo del mare”, mentre gli uomini si imbarcano sui battelli diretti verso il vasto mondo. Alcune ama riescono a raggiungere profondità importanti, si immergono anche a ottant’anni d’età e sanno emettere un suono diventato celebre come ama isobue, il “richiamo delle sirene”. Oggi questa attività antichissima è messa a repentaglio dal cambiamento climatico, che sta attuando modifiche importanti alle temperature, alla geografia del mare e alle attività di chi da sempre gli vive accanto. Un’altra delle conseguenze del clima a cui prestare attenzione.

Ci sono tanti modi per essere acqua, per ritornare a essere materia fluida e in divenire, anche attraverso le lacrime, che in una goccia sembrano contenere un intero oceano: il mare contiene il tempo, il nostro e quello del mondo. L’acqua è memoria, secondo le filosofie orientali legata all’universo delle emozioni. Dalle rotte commerciali, che da secoli percorrono gli oceani ai miti delle origini del mondo, a emergere è “un canto delle sirene” che ci invita all’ascolto di profondità misteriose e valori universali in cui ritrovarci umanità, al di là di ogni confine, come solo il mare sa fare, noi che in acqua ci ritroviamo liberi e potenzialmente uniti in una rete solidale.

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