Durante il mese di dicembre Hillyer Gallery, organizzazione no-profit focalizzata sulla promozione di artisti emergenti e del dialogo interculturale, situata nel vivace quartiere di Dupont Circle a Washington, D.C., presenta le mostre personali di Xenia Gray, artista figurativa contemporanea cresciuta in Siberia e formatasi a San Pietroburgo, e Alexander D’Agostino, artista interdisciplinare con sede a Baltimore, Maryland. Completa il programma espositivo l’esibizione corale Collecting Community: The Millennium Arts Salon at 25.
The Great Silence – Xenia Gray
Il corpo come strumento metafisico per esplorare le emozioni nascoste e riconnetterci alla nostra essenza più profonda: l’artista figurativa Xenia Gray propone, attraverso la sua personale The Great Silence, una riflessione sul potere del silenzio quale canale di connessione tra fisico e intangibile, tra il trascendente e la nostra umanità. Utilizzando un linguaggio espressivo fatto di forme definite, nuance delicate, linee leggere e giochi d’ombra, e partendo da ritratti e scene di vita quotidiana dove la quiete regna sovrana, l’artista presenta una decina di opere pittoriche realizzate in acrilico e grafite. I soggetti sono qui rappresentati nella loro distinta corporeità, e vengono cristallizzati in un sottile ed eterno istante di silenzio: lo spettatore è invitato a connettersi con le immagini raffigurate e a riconoscersi in esse.
Secondo l’artista, è proprio il silenzio quella matrice comune a tutti gli esseri umani, capace di spalancare la soglia dell’infinito e di avvicinarci ai misteri del cosmo e alla sua immensità: per riconnetterci alla nostra vera essenza, il silenzio diventa così un canale privilegiato, una pratica che può trovare spazio negli atti del quotidiano. L’artista cerca di ricreare quegli istanti quieti, in cui “emergono verità, svelando parti di noi stessi spesso trascurate. Ogni pennellata di acrilico e grafite è un tentativo di colmare il divario tra il tangibile e l’invisibile. Nell’interazione tra luce e ombra, nelle linee del corpo umano, trovo scorci del cosmo, echi dell’esistenza e quel silenzio che parla di chi siamo realmente al di sotto di tutto”, afferma Gray.
An Index of Fire – Alexander D’Agostino
An Index of Fire nasce dal tentativo dell’artista Alexander D’Agostino di ripercorrere la storia dei roghi dei libri, esaminandone l’impatto sulla nostra società. Un’istallazione di grande forza visiva, che attinge al potere evocativo delle immagini (che qui riproducono testimonianze sottoforma di fotografie e di stampe raffiguranti libri dati alle fiamme) trattate con il cianotipo su tessuto di cotone, successivamente bruciato con ceneri ricavate da libri danneggiati dall’acqua e bruciati a loro volta dall’artista.
Le pezze di tessuto, tagliate in forma di pagina, sono disposte in composizioni ordinate sulle pareti, a creare un racconto visivo che denuncia da un lato il carattere violento di un atto che è spesso espressione di derive fasciste o di altri regimi autoritari che rifuggono il pensiero libero e l’umana curiositas, e dall’altro evidenzia l’inutilità (soprattutto dopo l’invenzione della stampa) del tentativo di censura e cancellazione di aspetti culturali considerati “scomodi” da un pensiero unico.
E proprio la curiosità, la ricerca, sono fondamentali per l’artista: D’Agostino afferma di nutrirsi costantemente di cultura, storia e immagini di archivio, che rappresentano una vera e propria componente rituale del suo processo artistico, unitamente alle emozioni e alle storie che immagina nella fase creativa e che lo “possiedono”.
A completare l’istallazione, una serie di volumi adagiati a terra, composti dalle pagine in tessuto create dall’artista, e contenitori in vetro pieni di cenere: il lavoro di D’Agostino si pone così sia come monito contro la censura e il rischio di perdita della libertà di espressione, sia come messaggio di speranza, in cui il libro diventa simbolo di perseveranza, e le sue ceneri si trasformano in un mezzo di creazione e trasformazione, dove le fiamme si trasmutano in cataloghi di resistenza.
Collecting Community: The Millennium Arts Salon at 25
Gli spazi della galleria ospitano anche la mostra Collecting Community: The Millennium Arts Salon at 25, una collettiva che celebra il ruolo pionieristico del Millennium Arts Salon, organizzazione no-profit che da 25 anni sostiene l’arte e la cultura a Washington, D.C.,, creando ponti di dialogo e incarnando una piattaforma di riferimento per gli artisti locali.
Curata da Lauren Davidson (curatrice indipendente e fondatrice di Museum Nectar Art Consultancy) e Jarvis DuBois (Museum Specialist presso Smithsonian’s National Museum of American History), l’esposizione esplora temi come innovazione, resilienza e connessione umana attraverso opere di pittura, scultura e mixed media, realizzate da artisti quali Olivia Bruce, Tim Davis, Claudia “Aziza” Gibson-Hunter, Kristen Hayes Campbell, Helen Frederick, Imar Lyman, Blake Johnson, EJ Montgomery, Rashad Ali Muhammad, Michael Platt, Maria-Lana Queen, Cynthia Rivarde, Preston Sampson, Roslyn Cambridge e Omari Jesse.
Una serie di documenti, lettere, fotografie e materiali promozionali completano il percorso espositivo, testimoniando l’evoluzione e l’impatto dell’organizzazione negli ultimi 25 anni.
In conclusione, le mostre in programma alla Hillyer per il mese di dicembre confermano l’impegno della galleria nel promuovere la creatività contemporanea, stimolando attraverso l’arte riflessioni e dialoghi collettivi. Con la sua capacità di accogliere e valorizzare voci diverse e temi rilevanti, la Hillyer Gallery si conferma una importante risorsa per il tessuto culturale dell’area di Washington, D.C. .