Ultimi giorni per visitare la mostra “Tempus Tenera”, prima personale in Italia di Julia Campbell-Gillies, curata da Chiara Cesari per gli spazi archeologici dell’Acquedotto Augusteo del Serino di Napoli. L’artista, che si definisce poet and florist e trasforma le rovine in un luogo di sospensione, dove la vita e la memoria si intrecciano in un equilibrio delicato.
Julia Campbell-Gillies è un’artista di origini sudafricane che risiede e lavora a Londra. Poetessa e fiorista, si distingue per il suo approccio alle pratiche sostenibili e la fascinazione verso le specie floreali. Fin dall’infanzia ne ha nutrito una profonda passione, che ha avuto modo di coltivare professionalmente lavorando nel settore della floricoltura. Parallelamente alla sua ricerca artistica, porta avanti una carriera da modella, vantando collaborazioni con brand quali: Gucci, Simone Rocha e Miu Miu.
“Ho una fascinazione complessa per i fiori: c’è così tanto significato nella loro semplice esistenza, ma noi ne abbiamo aggiunto ancora di più. Li usiamo per comunicare, per segnare momenti importanti della nostra vita, per nascere e morire con loro. Credo che siano intrecciati nella mia comprensione del tempo, della bellezza e dell’umanità. I fiori possono essere fonte inesauribile di metafore”, afferma Julia in un’intervista con la curatrice su Gaudium Space, rivelando così il nucleo concettuale del suo lavoro.
“Tempus Tenera” si configura come una Juxtaposition, termine che indica l’affiancamento di elementi contrastanti per creare un nuovo significato. In questo caso, la mostra sovrappone la fragilità della vita alla resilienza delle rovine antiche, instaurando un dialogo tra natura e architettura, caducità e memoria storica.
![Onofrio 2024 1 - Artuu Magazine](https://www.artuu.it/wp-content/uploads/2025/02/Julia-Campbell-Gillies-Tempus-Tenera-a-cura-di-Chiara-Cesari-ph-Amelia-DOnofrio-2024-1-683x1024.jpeg)
Nel cuore autentico della città, si celano, nel seminterrato del palazzo Peschici-Maresca, le rovine di un’imponente opera ingegneristica: l’Acquedotto Augusteo del Serino. Il sito, aperto al pubblico dal 2015, è gestito dall’Associazione VerginiSanità e fa parte della rete ExtraMann, un progetto in collaborazione con il Museo Archeologico di Napoli. In quello che a prima vista può sembrare un semplice condominio, troviamo un corpus di installazioni che ridefiniscono la percezione dell’antico attraverso presenze silenziose. Le opere pensate appositamente per queste architetture trasformano pilastri ed arcate tufacee in un Eden nascosto, raggiungibile attraverso un sublime percorso. Le rovine vengono attraversate dalla presenza di infiorescenze che trovano il coraggio di esistere. Il risultato è una dimensione in cui la vita non è mai davvero svanita. Piuttosto, si è trasformata.
In questa scenografia densa di memoria, l’intervento di Julia Campbell-Gillies occupa elegantemente l’ambiente, configurandosi come un atto di resistenza e rinascita. Sono stati piantati 3.000 bulbi che germoglieranno durante tutto il periodo di mostra, creando uno scenario mutevole giorno dopo giorno. La scelta delle piante è stata guidata dal rispetto del ciclo naturale e della stagionalità delle fioriture. Tra le specie vegetali presenti troviamo ciclamini e giacinti, che fioriscono nei mesi invernali, sfidando la desolazione di un tempo che sembra non voler mai finire. La scelta dell’artista di inserire elementi naturali spinge il visitatore a interrogarsi sul continuo ciclo di trasformazione che permea la realtà. Campbell-Gillies usa la tecnica giapponese del Kokedama, un metodo che permette di coltivare piante senza vasi, avvolgendole in sfere di muschio. Questo approccio sottolinea la capacità della natura di adattarsi e rinnovarsi. Le installazioni raccontano la continuità della vita anche in ambienti apparentemente inerti. Ogni fiore, ogni pianta che cresce tra le rovine testimonia una natura che non si arrende mai, che non conosce confini temporali e che, proprio come la memoria storica, continua a fiorire.
Un aspetto essenziale della mostra è la sostenibilità: tutti gli elementi naturali verranno riutilizzati dopo l’esposizione, garantendo così un impatto ambientale minimo e ribadendo il legame dell’artista con pratiche ecologiche.
La mostra curata con sensibilità da Chiara Cesari invita chi la visita a confrontarsi con la ciclicità della vita e con la fragilità del tempo che perennemente rinnova se stesso. In un contesto in cui la memoria storica e il presente si fondono, Tempus Tenera ci ricorda che la vita non si ferma mai: ad ogni senescenza corrisponde una nuova fioritura, perché ogni fine porta con sé un inizio, così come il ciclo della vita continua a rinnovarsi senza fine.
In occasione del finissage, che si terrà l’8 febbraio, verrà presentato il catalogo dedicato alla mostra. Un motivo per rendere eterne anche le installazioni organiche site-specific dell’artista.
Le installazioni raccontano la continuità della vita anche in ambienti apparentemente inerti. Ogni fiore, ogni pianta che cresce tra le rovine testimonia una natura che non si arrende mai, che non conosce confini temporali e che, proprio come la memoria storica, continua a fiorire. La mostra curata con sensibilità da Chiara Cesari apre molteplici spunti di riflessione: esplora il dialogo tra natura e architettura, vita e morte, resistenza e resilienza. Invita chi la visita a confrontarsi con la ciclicità della vita e con la fragilità del tempo che perennemente rinnova se stesso. In un contesto in cui la memoria storica e il presente si fondono, Tempus Tenera ci ricorda che la vita non si ferma mai: ad ogni senescenza corrisponde una nuova fioritura, perché ogni fine porta con sé un inizio, così come il ciclo della vita continua a rinnovarsi senza fine.