Il quartiere Zacamil, situato nel comune di Mejicanos, alla periferia di San Salvador, è stato per decenni un simbolo di conflitto, abbandono e violenza. Nato come progetto residenziale per la classe operaia, è stato trasformato prima in un campo di battaglia durante la guerra civile salvadoregna (1980-1992) e poi in un territorio conteso dalle maras, le bande criminali che hanno fatto di El Salvador ( fino all’elezione di Bukele) uno dei paesi con il più alto tasso di omicidi al mondo. I suoi edifici, un tempo pensati per ospitare famiglie, sono diventati muri crivellati di colpi, spazi delimitati da confini invisibili dettati dalla paura e dalla necessità di sopravvivere. Per anni, la quotidianità è stata scandita da un senso di precarietà costante: camminare per strada era un atto di prudenza calcolata, attraversare una via poteva significare violare un confine imposto da codici di appartenenza. La violenza non era più un’eccezione ma una regola, un elemento strutturale della vita nel quartiere.
Eppure, oggi Zacamil sta provando a riscrivere il proprio destino. Il Progetto Zacamil è nato grazie a Custom Made Stories (CMS), una fondazione privata salvadoregna gestita da un gruppo di artisti (in collaborazione con Gate44 e con la partecipazione di Octavo Architects) con l’obiettivo di trasformare il quartiere attraverso l’arte. L’idea alla base del progetto è chiara: cancellare le tracce del passato con i colori, rimpiazzare la paura con l’arte, restituire dignità attraverso la bellezza.

Custom Made Stories ha come mission quella di utilizzare l’arte come strumento di trasformazione sociale per creare un ponte tra comunità, artisti e spazi urbani e promuovere dei progetti che mettano al centro le comunità locali. Un modo dunque per riscrivere la narrazione dei luoghi, per restituire identità e memoria a spazi segnati dalla marginalizzazione.
L’intervento a Zacamil è la sintesi perfetta di questa visione: le sue mura testimoni di un nuovo racconto collettivo, coinvolgere gli abitanti in un processo creativo che li renda parte attiva della trasformazione. Il progetto si sviluppa attraverso diverse fasi, che comprendono la realizzazione di murales, installazioni e interventi artistici che spaziano dalla scultura alla tecnologia digitale, per dare vita a una nuova geografia visiva del quartiere.
Uno dei partner artistici scelti sin dall’inizio è stato Holy Club, un collettivo artistico e studio creativo che unisce arte, tecnologia e curatela contemporanea per sviluppare progetti d’avanguardia. Fondato con l’obiettivo di ridefinire l’interazione con i linguaggi visivi contemporanei, soprattutto legati al mondo della digital art , Holy Club è composto da artisti e curatori che operano su scala internazionale, portando l’arte al di fuori delle convenzioni istituzionali attraverso interventi di forte impatto culturale.
Uno dei primi contributi di Holy Club al Progetto Zacamil è stato il lancio del progetto CryptoMADONNE, ideato da Beatrice Vigoni, artista visiva il cui linguaggio fonde pixel art, simbologia sacra e sperimentazione digitale. Tra le opere più rappresentative figurano i murales “Señora de la Paz” e “Pachamama”. “Señora de la Paz”, con la sua estetica pixelata, rappresenta una Madonna che è chiamata a tutelare il momento di pace che il quartiere sta vivendo al momento presente mentre “Pachamama” è un tributo alla Madre Terra, raffigurata attraverso elementi floreali, colori vibranti e geometrie ispirate alle culture indigene andine e centroamericane. L’uso della pixel art permette di collegare l’immaginario sacro con il linguaggio visivo delle nuove generazioni, trasformando il murale in una sorta di icona sacra contemporanea nella quale chiunque può rispecchiarsi.

Oltre ai murales principali, Beatrice Vigoni ha realizzato una serie di decorazioni murali che celebrano la biodiversità locale, raffigurando specie autoctone come il Quetzal Splendente e il Torogoz, l’uccello nazionale di El Salvador. Questi elementi, che richiamano la natura e il legame ancestrale tra gli abitanti e il territorio sono ma veri e propri simboli di riconciliazione tra l’uomo e l’ambiente, in un paese dove il rapporto con la terra è stato spesso spezzato da guerre e urbanizzazione selvaggia.
Nel luglio 2024, il progetto INTERCONNECTION ridisegna il volto di Zacamil con un intervento che trasforma il quartiere in una mappatura celeste delle sue relazioni sociali. Ideata da Adriano Lombardo, l’installazione La Constelación ZK1000 trasla la geografia urbana in un sistema cosmico, sovrapponendo alla realtà un universo spray che avvolge i 40 perni metallici posizionati in base alla planimetria reale della supermanzana Zacamil. Ogni edificio diventa una stella, ogni strada una traiettoria luminosa, ogni abitante un frammento di un disegno più grande.
L’opera assume forme diverse a seconda dell’orario. Di giorno, il groviglio di fili che collega i perni sembra casuale, un intricato sistema di traiettorie che evoca la stratificazione urbana e sociale di Zacamil. Linee interrotte, percorsi spezzati, connessioni che si intrecciano e si disperdono. Ma con l’arrivo della notte, sotto la luce UV, la struttura prende vita. Il caos apparente si ordina, rivelando una costellazione invisibile alla luce del sole. Zacamil si accende, manifestando un disegno nascosto che diventa leggibile solo nel buio. È un linguaggio che si svela lentamente, una città che trova la propria coerenza proprio nei suoi intrecci più complessi.
A completare questa riflessione sulla connessione tra individuo, spazio e memoria, l’installazione “Dialoghi di Luce“, realizzata sempre da Adriano Lombardo, introduce un livello più intimo e simbolico. Due figure umane emergono dal buio, avvolte in fili luminescenti. La prima è intera, immersa in una trama che la lega al paesaggio circostante, un corpo che esiste attraverso le sue connessioni, un organismo intrecciato con lo spazio e con gli altri. La seconda, a mezzo busto, la osserva con un’inclinazione che suggerisce ricerca, desiderio, tensione verso qualcosa che ancora non si comprende. Lo sguardo umano che tenta di cogliere il proprio posto nell’universo.

I fili che avvolgono le due figure tracciano percorsi invisibili, come relazioni che legano esistenze diverse senza mai renderle del tutto consapevoli del loro intreccio. Sono la memoria collettiva, i vincoli sociali, i legami che modellano le identità. In questa rappresentazione, Zacamil si riflette: un quartiere che per anni è rimasto frammentato, ma che ora inizia a riconoscersi in un’unica struttura, un corpo connesso che pulsa di nuove relazioni e possibilità.
Dopo oltre un anno di attività e tre viaggi a Zacamil, Holy Club ha costruito un legame concreto con la comunità locale, collaborando con gli artisti del collettivo Full Painting 360 e con la fondazione Custom Made Story.
Ma il progetto non si ferma qui. Febbraio 2025 segnerà un nuovo capitolo, con nuove iniziative e nuovi artisti internazionali pronti a lasciare il loro segno. La missione è chiara: trasformare Zacamil in un punto di riferimento per l’arte urbana globale, un simbolo di resilienza e di rinascita.