Omar Hassan ha 30 anni, è italo-egiziano, è un ex-pugile ed è un artista (che in questi giorni espone alla Biennale di Venezia).
“Ho sempre disegnato fin da piccolo.Quando ero adolescente sono stato coinvolto da alcuni amici che scrivevano sui muri, ma non ho mai avuto una mia “tag”. Non mi interessava l’adrenalina del writer, volevo solo immergermi nell’arte e capire come esserne parte”.
La storia di Omar Hassan è la storia di un artista che ha accumulato su di se le esperienze e le tecniche giuste per lasciare il segno nella contemporaneità.
Nato a Milano classe ‘87 Omar inizia da giovanissimo a sporcarsi le mani con la pittura delle bombolette spray. E’ attratto dal colore e soprattutto dall’ effetto che questo crea sui muri grigi e sporchi degli edifici dell’ interland milanese. Tuttavia questo non gli basta. Spruzzare vernice spray la notte e di nascosto gli sembra un gesto vuoto, incapace di esprimere tutto quello che ha da dire.
Il posto giusto, dove sfogare la fisicità e l’energia di cui ha bisogno, Omar lo trova sul ring con i guantoni da boxe stretti sui pugni. Mentre colpisce ripetutamente il sacco cha ha di fronte capisce che nemmeno quel movimento lo soddisfa: questa volta a mancare è infatti il colore.
“Cercavo un gesto pittorico di sintesi che potesse raccontare un’intera filosofia, la mia”. Senza abbandonare colore e guantoni Omar si getta sui libri tra i banchi dell’Accademia di Brera dove conosce l’action painting di Pollock e lo spazialismo di Lucio Fontana. Lo studio di questi artisti lo aiuta ad approfondire la ricerca fulcro della sua attività artistica, ovvero l’arte come gesto.
La sua prima serie di lavori “Injection” è infatti il risultato di un gesto ripetitivo, un puzzle di dots a spray su tele di grandi dimensioni. Per Hassan l’atto di spruzzare colore incapsula la cultura di strada nella sua interezza e mette in evidenza da un lato il concetto di sintesi, dall’altro quello di sottrazione, di razionalità e irrazionalità tipico degli spazi urbani.
E’ tuttavia il suo secondo lavoro “Breaking Through” a consacrarlo nella rosa degli artisti più promettenti, capaci di fondere tecnica, materiale, performance e studio in una sola tela. Questa serie di lavori sono il risultato di una vera e propria lotta con la tela, in cui l’artista immerge i guantoni nel colore e letteralmente prende a pugni il canva in una dimostrazione molto fisica di forza, rabbia ed energia catartica. Attraverso questa azione “performativa”, l’artista celebra la boxe ed introduce un nuovo gesto pittorico che è straordinariamente spontaneo e di impatto.
“Amo molto Pollock che schizzava la tela, Fontana che la tagliava… ecco io tiro pugni e spero che sia riconosciuto come gesto”.
Nel 2011 Omar Hassan ha partecipato per la prima volta alla Biennale di Venezia, nello stesso anno ha ricevuto il primo incarico pubblico dalla città di Milano.
Nel 2013 il lavoro di Omar Hassan è stato inserito nella pubblicazione di Frank Stema “Street Art London”. Nel 2015 ha tenuto la sua prima personale a Londra e arriva finalista al premio Cairo Art Prize. Le sue opere sono esposte nella collezione permanente del Museo di Arte contemporanea di Ravenna e nel Palazzo della Regione a Milano. Attualmente una sua personale “Do ut Des” è in corso presso la Chiesetta della Misericordia all’interno della la Biennale di Venezia.
L’artista è rappresentato a Londra dalla Galleria ContiniArtUk, e in Italia dalla Galleria Colossi Arte Contemporanea di Brescia.
Nessuna suo opera è ancora passata in asta.
Le dichiarazioni dell’artista presenti in quest’articolo, sono un estratto di un’intervista rilasciata al magazine online quotidiano.net
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