FAAQ | Che differenza c’è tra mercato primario e secondario?
Se siete dei frequentatori di gallerie e di fiere vi sarete sicuramente accorti che gli artisti presentati dalle gallerie sono sempre vari e differenti. Perché una galleria come la Tornabuoni Art sceglie di esporre artisti storicizzati come Alberto Burri e Lucio Fontana, mentre una come la Giò Marconi sceglie di rappresentarne altri come Sharon Lockhart e Oliver Osborne?La risposta a queste domande è motivata dalla natura segmentata e complessa del mercato dell’arte che, come vedremo, si suddivide in due tipologie: il mercato primario e quello secondario.
MERCATO PRIMARIO
Il mercato primario è quello in cui le opere vengono proposte sul mercato per la prima volta e il cui scambio avviene direttamente tra l’artista e il primo acquirente, in genere il gallerista o il committente (pubblico, privato o una corporate). Il mercato primario nasce, quindi, quando un giovane artista trova una galleria (o un mercante d’arte) che decide di rappresentarlo, promuoverlo e valorizzarlo, stabilendo altresì il valore economico iniziale delle sue opere. Le gallerie o i mercanti che operano in tal senso hanno, generalmente, un rapporto molto più stretto con gli artisti, che con i collezionisti. I galleristi collaborano con i loro pupilli per favorirne la crescita, visitano spesso il loro studio per visionare le loro opere e scegliere quelle da esporre in galleria o in fiera. Non è un caso che le principali gallerie che operano sul mercato primario si trovino, molto spesso, negli stessi quartieri dove gli artisti lavorano, vedi Brera a Milano, Soho a New York, il Marais e il Beaubourg a Parigi, giusto per dirne alcuni.
Si può dire che la figura del gallerista nel primo mercato ricorda quella del mecenate. L’obiettivo del gallerista è quello di investire sull’artista rappresentato in termini curatoriali ed economici, attivando tutte quelle operazioni di marketing e comunicazione necessarie per farlo conoscere ai protagonisti del Sistema dell’Arte, come i critici, i curatori, i musei, i collezionisti e il pubblico.
Trattandosi di artisti emergenti la galleria si rivolge ad un target di collezionisti più giovane e pionieristico, spesso meno abbiente o comunque meno incline a spendere grandi cifre, visto il futuro ancora incerto dell’artista.
MERCATO SECONDARIO
L’Enciclopedia Treccani riporta: “Il mercato secondario è quello avente per oggetto le successive transazioni dello stesso bene che, dal primo acquirente, transita ai successivi proprietari attraverso una serie di passaggi mediante vendite pubbliche o private”. Per farla semplice, è il mercato che si riferisce a tutti i passaggi successivi di un’opera dopo il suo primo acquisto; quello, quindi, in cui le opere vengono rivendute, abitualmente attraverso case d’asta o gallerie, che trattano lavori che contano già uno o più passaggi sul mercato.
Un piccola precisazione: se stiamo parlando di arte moderna, old masters e antiquariato, il mercato risulta essere, per forza di cose, secondario. Nell’arte contemporanea, invece, questo tipo di mercato si interseca spesso con quello primario che riguarda l’arte creata dal 1946 in poi, la cosiddetta Post-War & Contemporary Art.
Nel segmento secondario le gallerie possono operare in due modi. Da una parte ci sono le gallerie che promuovono sì artisti emergenti, ma senza rinunciare a fare scambi e trattative di opere d’artisti storicizzati. Dall’altra ci sono le gallerie storiche, leader esclusivamente nel mercato secondario, i cui titolari spesso sono stati precedentemente collezionisti. Anche in questo caso può esserci un’incursione da parte dei galleristi nel mercato degli artisti viventi ma già affermati, come ad esempio Damien Hirst o Maurizio Cattelan.
Accanto alle gallerie operano nel settore secondario i mercanti d’arte ma soprattutto le case d’asta.
UN FOCUS SUI PREZZI DELLE OPERE
Veniamo a considerare i prezzi delle opere che appartengono al primo o al secondo mercato. Fino a tempi recenti le caratteristiche dei prezzi del primario avevano le tipicità del mercato privato, cioè erano stabiliti sulla base di uno scambio di proposte tra privati, ovvero l’artista e il primo acquirente (in genere il gallerista). Il prezzo era riservato, non pubblico, e solitamente condizionato dalla fama dell’artista (per cui le opere di un artista poco conosciuto costavano meno, almeno nella prima intermediazione). Se quest’ultimo aveva già una fama commerciale riconosciuta e accreditata, anche il prezzo diveniva sempre più alto. In entrambi i casi, i prezzi del primario si sottraevano completamente alle logiche del mercato pubblico delle aste. Per questi motivi il mercato primario è quello che si definisce “opaco”, perché spesso è caratterizzato da incertezze e oscillazioni di prezzo non sempre di facile spiegazione. Di base, l’incertezza non dipende dalla qualità delle opere; ma dal fatto che l’artista emergente è ancora in fase di riconoscimento da parte del Sistema dell’Arte e il suo valore, sia culturale che economico, non è ancora perfettamente definito.
Dall’altra parte, il mercato secondario, per lo meno quello legato alle vendite all’asta, era sempre caratterizzato da prezzi pubblici, più definiti e trasparenti, confrontabili e misurabili. Il fatto rivoluzionario che contraddistingue invece le transazioni più recenti è dato dall’assottigliamento del confine tra mercato primario e secondario: un caso significativo si è verificato nel settembre del 2008, quando un artista di fama mondiale ha venduto personalmente e direttamente all’incanto le proprie opere presso una casa d’asta internazionale. L’esempio è riferito all’asta “Beutiful Insede my head forever” tenutasi presso la casa d’asta Sotheby’s che aveva per protagoniste le opere di Damien Hirst. Per la prima volta si è assistito a una sovrapposizione non solo tra mercato primario e secondario, ma anche tra il ruolo dell’artista e quello del gallerista, provocando riflessi inevitabili anche sulla costituzione dei prezzi, sottratti alla riservatezza del circuito privato del mercato primario per essere immediatamente e obiettivamente pubblici.