Abbiamo parlato con la regista Heather Lenz del suo ultimo lavoro: l’attesissimo documentario su Yayoi Kusama.
KUSAMA – INFINITY è il documentario su Yayoi Kusama distribuito da Wanted Cinema e Feltrinelli Real Cinema, in sala dal 4 marzo. Diretto dalla regista statunitense Heather Lenz, il film racconta Yayoi Kusama, una delle artiste più influenti della storia dell’arte contemporanea, vera icona dell’art system.
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Il documentario esplora la sua ascesa verso il successo, mostrando da vicino il suo talento, la malattia mentale e le difficoltà incontrate durante il suo percorso, la sua influenza artistica e culturale. Intrecciando il materiale d’archivio e quello inedito, viene raccontata in modo intimo la storia di dell’artista, attraverso le sue stesse parole e le toccanti interviste a direttori di musei, galleristi, curatori, critici, collezionisti, amici e collaboratori.
Esito di oltre un decennio di attività della regista Heather Lenz, KUSAMA – INFINITY getta una nuova luce su una protagonista assoluta dell’arte contemporanea della nostra epoca. Divenuta l’artista donna più popolare al mondo, ideatrice di abbaglianti e fantasiose creazioni a pois e conosciuta ai più per le enormi zucche colorate e le sue Infinity Room, Kusama continua a dedicarsi all’arte a tempo pieno realizzando innumerevoli opere e abbracciando svariate discipline, dalla pittura alla scultura, dall’arte performativa al design.
Intervistando la regista Heather Lenz, appassionata di documentari e film biografici, abbiamo avuto modo di scoprire qualche chicca in più riguardo alla realizzazione del film.
Heather Lenz ha deciso di realizzare KUSAMA – INFINITY in virtù del folle amore verso l’artista. La Lenz si innamorò di Kusama negli anni ’90, quando vide per la prima volta la sua produzione artistica. In quel momento la regista capì che i contributi di Kusama nei confronti del mondo dell’arte americana erano stati in gran parte trascurati e, per questo, decise di dedicarle un film. Ad esempio, quando Kusama fece degli happenings contro la guerra negli anni ’60, la stampa si concentrò solo sull’aspetto della nudità, svilendo la complessità del suo messaggio artistico e descrivendo il suo lavoro in modo molto superficiale.
Nonostante sia una vera appassionata, Heather Lenz non ha un’opera preferita di Kusama ma, se dovesse scegliere, opterebbe per uno dei collage degli anni ’70. “Mi piace il fatto che Kusama continuasse a fare arte quando c’era molto poco interesse da parte della comunità artistica verso il suo lavoro, sebbene facesse lavori molto belli e poetici con risorse limitate”.
KUSAMA – INFINITY è un film su una donna raccontata da una donna, quindi necessariamente emerge un punto di vista prettamente femminile. Questo lato femminista emerge soprattutto in una parte del film, quella di cui la regista va maggiormente fiera, ovvero la vita e l’esperienza artistica di Kusama a New York negli anni ’50, quando l’artista cercava di emergere da sola in un settore tradizionalmente dominato dagli uomini.
“Kusama si trasferì a New York negli anni ’50 e per una donna sola fu un’impresa davvero difficile affermarsi in un mondo maschilista come quello dell’arte americana di quegli anni. Ma alla fine Kusama ebbe la meglio: infatti è stato detto che quando l’artista si è trasferì dal Giappone a New York, portò l’est ad ovest, e quando tornò indietro, portò l’ovest verso l’est. Fu in seguito, durante gli anni ’60, che Kusama iniziò sempre più ad esporre a livello internazionale e fu una tra le prime donne a farlo!”
Le chiediamo “perché il pubblico dovrebbe vedere KUSAMA – INFINITY?”
“Molte persone conoscono Yayoi Kusama solo per la sua popolarità sui social media, senza sapere chi sia effettivamente la donna che sta dietro a questa attenzione mediatica. Il film permette, dunque, di approfondire la storia personale di Kusama e gli ostacoli che ha dovuto affrontare prima della consacrazione artistica. Inoltre, aiuta a spiegare alcuni traumi vissuti da Kusama, personalmente e professionalmente, che hanno poi influito sulla realizzazione delle sue opere più famose. Alla fine Yayoi Kusama non è altro che una sopravvissuta e molte persone la riconoscono quale modello di forza e perseveranza.”