Realizzato da Paolo Parisi, Basquiat. A graphic novel racconta l’incredibile vita di uno degli artisti moderni americani più eclettici e sovversivi del XX secolo: Jean Michel Basquiat.
Colori vivaci e accesi, personaggi estrosi provenienti dal mondo dell’arte e storie che sembrano uscite da un romanzo: queste le caratteristiche dell’ultimo lavoro firmato Paolo Parisi dedicato all’artista afro-americano più famoso di sempre. Perché scegliere proprio Jean Michel Basquiat come protagonista di un fumetto? Aldilà della sua indiscutibile importanza nel panorama artistico, la figura di Basquiat è interessante anche da un punto di vista umano. Dall’incidente stradale che influenzò profondamente la sua arte in seguito alla lettura del libro Grey’s Anatomy, all’amicizia con il writer Al Diaz che portò al sodalizio artistico del duo SAMO (Same Old Shit); senza dimenticare la vita sulla strada, la tossicodipendenza, le discriminazioni razziali, il successo fugace, fulmineo ed esplosivo grazie all’incontro con il suo idolo Andy Warhol. E infine la morte precoce, terribile a ventisette anni per overdose da eroina.
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Il fumetto unisce dialoghi veloci, chiari e serrati a vignette dipinte con quattro colori predominanti che sono il giallo, il rosso, il blu e il verde. Parisi sceglie questi colori per omaggiare i toni prevalenti nelle opere giovanili del pittore e per evocare l’atmosfera di New York negli anni ‘80 con luci al neon, strade colorate e l’atmosfera calda e vibrante. Per raccontare la storia di Basquiat, l’autore sceglie delle figure parlanti fondamentali nella sua vita come il padre Gerard, la compagna e amante Suzanne Mallouk, o ancora la gallerista italiana Annina Nosei. Ma è lo stesso Jean-Michel a rivolgersi al lettore, con il suo fare sì ribelle ma profondamente intimo e umano, come si evince dalle pagine di diario poste a intervallare le varie sezioni del fumetto.
Il volume, diviso in 5 capitoli, ripercorre i momenti fondamentali della vita di Basquiat a partire dalla sua morte precoce che lo fa entrare a pieno titolo nel cosiddetto “club dei 27”. Poco prima di morire, dopo essersi iniettato la dose fatale, il giovane artista rivive alcuni dei momenti che hanno segnato la sua vita e il suo percorso artistico. Giusto per fare qualche esempio, troviamo il racconto della sua infanzia da bambino prodigio (Basquiat iniziò a disegnare cartoni animati a quattro anni e a undici parlava e scriveva correttamente in americano, francese e spagnolo), la descrizione dell rapporto con la famiglia e le sue origini haitiane. Non poteva mancare il periodo dei graffiti per le strade di New York, firmandosi come SAMO, insieme a Al Diaz; così come l’amicizia con Andy Wahrol, suo mentore, collaboratore e rivale e del viaggio a Maui per cercare di allontanarsi dalla cocaina. All’interno del fumetto, inoltre, è stato dato molto spazio al sodalizio con Annina Nosei, gallerista e colei che per prima gli diede la possibilità di usare come studio il seminterrato della sua galleria a SoHo.
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Vi sono però alcune scene volutamente distorte da Parisi, come quella secondo cui Basquiat era geloso del ritratto che Francesco Clemente aveva fatto alla fidanzata Suzanne Mallouk (nella realtà invece non è stato realizzato nessun ritratto). Un altro elemento di invenzione sono i passi del diario inseriti a intervalli nella storia, scritti dallo stesso Parisi, per ricordare l’ossessione di Basquiat di dipingere e scrivere ovunque. Con Basquiat. A graphic novel Parisi riesce a mettere in luce la complessità della figura di Basquiat, troppo spesso limitata all’etichetta di “artista ribelle”. Jean Michel viene ritratto come un giovane ambizioso, il cui desiderio di diventare una star convive in modo problematico con un sistema dell’arte in piena ascesa speculativa, e in cui gli artisti sono manipolati da professionisti sempre più cinici e arrivisti. Infine, Parisi ci rivela che Basquiat non fosse solo “genio e sregolatezza”, ma un artista in grado di trasformare la sua grande vulnerabilità e fragilità in capolavori eterni.