Il MAXXI a L’Aquila è un polo della creatività contemporanea in un gioiello barocco dove dialogano arte, architettura e fotografia.
Rimandata più volte l’inaugurazione a causa della pandemia, finalmente le porte del nuovo MAXXI L’Aquila hanno aperto ai visitatori il 3 giugno.
Il Museo è allestito nelle sale del settecentesco Palazzo Ardinghelli, danneggiato durante il disastroso terremoto dell’aprile 2009 e ora restaurato a opera del MIC. La collezione permanente ospita opere di artisti come Alighiero Boetti, Monica Bonvicini, Maurizio Cattelan, Yona Friedman, Giulio Paolini, Maurizio Nannucci.
Presente all’opening anche il Ministro della Cultura Dario Franceschini, che ha commentato: “La rinascita dell’Aquila passa anche attraverso la cultura e l’apertura della nuova sede del MAXXI segna una giornata importante per il nostro Paese. Il sapiente restauro e il nuovo allestimento di Palazzo Ardinghelli, reso possibile anche grazie all’importante contributo della Federazione Russa, diventerà uno dei simboli della rinascita di questa comunità gravemente ferita dal sisma che sta vedendo nell’arte, nella musica e nello spettacolo fondamentali alleati nella ripartenza”.
La prima mostra organizzata in questo nuovissimo spazio, intitolata Punto di equilibrio. Pensiero spazio luce da Toyo Ito a Ettore Spalletti e curata dal direttore Bartolomeo Pietromarchi e Margherita Guccione, presenta opere di otto artisti scelti per l’occasione.
Tra questi spicca il nome di Ettore Spalletti, artista abruzzese scomparso nel 2019 che aveva scelto di collocare una sua opera nella cappella del Palazzo.
Gli altri artisti presenti in mostra sono Elisabetta Benassi, Stefano Cerio, Daniela De Lorenzo, Alberto Garutti, Nunzio, Paolo Pellegrin e Anastasia Potemkina.
Come racconta la curatrice Margherita Guccione, ogni opera contemporanea in mostra si integra alla perfezione con il contesto barocco: “Il restauro del Palazzo è avvenuto con criteri antisismici, ma cercando di mantenere il più possibile l’aspetto originale. Talvolta ci sono citazioni, come nel caso pavimento in graniglia, che non è autentico ma richiama l’uso abitativo al quale l’edificio era stato destinato nel Novecento”.
Cover Photo Credits: Palazzo Ardinghelli restaurato – ph. Andrea Jemolo