Soprannominata “Queen of the Curves”, l’architetto e designer Zaha Hadid ha un forte legame con l’Italia su cui ha lasciato indelebili segni.
Cresce a Baghdad, in Iraq, in uno dei primi edifici di ispirazione Bauhaus, in un periodo in cui il pensiero modernista in Medio Oriente era simbolo di progresso.
Nel 1972 si trasferisce a Londra, dove, studiando alla Architectural Association, entra in contatto con personalità come Rem Koolhaas, Elia Zenghelis, Bernard Tschumi e, in seguito, Peter Rice, che la sostiene e la incoraggia nella fase di decollo della sua carriera.
Considerata una delle massime esponenti della corrente decostruttivista, nel 2004 è la prima donna a ricevere il Premio Pritzker di Architettura, in pratica l’equivalente di un Premio Nobel. Nel 2010 e nel 201, tocca al Premio Stirling.
Con le loro linee architettoniche oblique o spezzate, i volumi decostruiti e poi ricomposti, le superfici lisce, gli angoli acuti o le curve, le opere di Zaha Hadid progettate per l’Italia sono molte e non passano inosservate.
Testimone della visione futuristica e coraggiosa che l’archistar aveva dell’architettura contemporanea è sicuramente il MAXXI, Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo di Roma, che si integra perfettamente nel quartiere Flaminio, con i suoi bassi volumi, diventandone il simbolo.
Nel 2017, un anno dopo la sua scomparsa, il MAXXI dedica all’architetto la mostra L’Italia di Zaha Hadid. A cura di Margherita Guccione, Direttore MAXXI Architettura, e Woody Yao, Direttore Zaha Hadid Design, la rassegna parla del suo intenso rapporto con il nostro Paese, presentando i progetti e le opere realizzate, attraverso bozzetti, modelli tridimensionali e rappresentazioni virtuali.
Un altro dei progetti realizzati per l’Italia è quello per la Stazione Marittima di Salerno, le cui forme dinamiche sembrano prendere le sembianze del mare. “È un’opera dinamica, che va attraversata, non si coglie con un solo sguardo, segue con le sue forme il flusso dei visitatori che dal mare arrivano alla terra e viceversa” – ricorda Margherita Guccione.
Restando in Campania, opera di Hadid è anche la maestosa struttura di 400 metri della Stazione ferroviaria di Napoli Afragola, che accoglie i treni ad alta velocità.
A Cagliari, il Museo Regionale dell’Arte Nuragica e dell’Arte Contemporanea del Mediterraneo, è un progetto plastico e sinuoso, che restituisce percorsi inediti agli utenti, rigenerando e rinnovando il paesaggio del golfo. Al momento non è ancora stato realizzato.
A Plan de Corones, a 2.275 metri sopra il livello del mare, nelle Alpi sud-tirolesi, il Messner Moutain Museum è perfettamente integrato con la montagna, di cui la vista mozzafiato è parte integrante. Inoltre, è l’ultimo dei musei dedicati alla montagna, desiderati dall’alpinista Reinhold Messner.
Ancora, a Milano, ci regala la Torre Generali, detta “Lo Storto”, attorcigliata e dinamica, alta ben 170 metri e che spicca sul centro commerciale Podium (anch’esso opera di Hadid), insieme agli edifici residenziali per City Life: sette lussuosi edifici, per un totale di 38.000 metri quadrati di superficie, suddivisi in 230 appartamenti, oltre a cinquantamila metri quadrati di parcheggi interrati.
I progetti italiani di Zaha Hadid valorizzano il territorio, dal punto di vista geografico e concettuale. Il lavoro coraggioso e vivace dell’architetto anglo-irachena si pone al confine tra l’urbanistica, l’architettura e il design. La sua capacità è stata quella di saper intuire, in modo rivoluzionario, le potenzialità e le caratteristiche più nascoste in ogni paesaggio e in ogni conformazione del territorio, reinterpretandole secondo il suo stile decostruttivista, rispettandone la natura e valorizzandola, integrandola con la tecnologia umana in modo produttivo e positivo, in un percorso innovativo e originale.
Cover Photo Credits: Zaha Hadid nel suo ufficio di Londra, ph. Christopher Pillitz/Getty Images