A Brera con la Valigia Piera

Tirare i dadi, guardare e osservare ciò che incuriosisce attraverso mirini dalle forme più disparate, porzionare dipinti attraverso delle griglie colorate, scorgere i particolari e dettagli nascosti nelle opere con un piccolo monocolo sono alcune tra le nuove possibilità di fruizione che la Pinacoteca di Brera ha messo a disposizione di visitatori dall’animo giocoso e sperimentatore.

L’idea infatti, concepita pensando ad un pubblico sempre più numeroso di famiglie in visita al museo, ha portato a mettere a punto una serie di strumenti didattici utili per far vivere l’esperienza del museo in modo più interattivo e partecipe, raccolti insieme all’interno di una sacca chiamata appunto la Valigia ‘Piera’, della Pinacoteca di Brera – ecco spiegato il nome.

Se già nel design questa borsa richiama la mitica Tolfetana non solo riprendendone le caratteristiche manifatturiere del cuoio e della tracolla ma anche rievocando inconsciamente la storia sociale di un oggetto memorabile per varie parti della popolazione, protagoniste spesso anche dei dipinti della Pinacoteca di Brera. Nata infatti come accessorio indispensabile a cavalieri, soldati e contadini che riuscivano così ad avere sempre a portata di mano cibo, bevande, attrezzi vari è diventata poi nel ’68 uno dei simboli della rivoluzione condotta da quegli studenti che la usavano per portare con loro libri e quaderni. 

La vocazione democratica e non esclusiva di questo oggetto ben si accorda con la storia di Brera stessa, che a differenza degli altri musei, non nasce dal collezionismo privato ma è tra le prime raccolte di Stato, istituite e destinate alla formazione degli studenti e poi da sempre aperta alla cittadinanza. 

Gli strumenti inseriti all’interno, infatti, non fanno altro che cercare di ampliare ulteriormente la partecipazione di tutti i cittadini nel vivere un’esperienza inedita del museo, che favorisca l’interazione, la scoperta, la possibilità di sguardi altri: ci sono sette mirini, ossia piccole tavolette intagliate con varie forme, dal quadrato, il cerchio, il cuore, la stella, il rettangolo, l’ovale che permettono di porzionare il dipinto inquadrato, isolandone un dettaglio che ogni volta assume quindi un contorno diverso; due griglie rosse per allenarsi a ricopiare il disegno secondo le giuste proporzioni ma anche per giocare a battaglia navale o in modi tutti da inventare; un monocolo per mettere a fuoco i dettagli più curiosi e infine i Museum cubes, ossia 4 dadi rispettivamente dedicati a forme, colori, parti del corpo e strumenti che permettono di indagare l’opera secondo questi temi, coglierne le differenze stilistiche, i soggetti raffigurati, lo stile etc. 

copyright Pinacoteca di Brera

Sebbene siano disponibili un piccolo manuale d’istruzione o anche dei video esplicativi on line (https://pinacotecabrera.org/proposte-educazione/il-museo-in-una-valigia/), l’utilizzo di ognuno di questi sussidi non è prescrittivo, anzi ognuno è invitato a lasciare traccia e dare un feedback tramite il sito su come ha interagito con l’opera, affinché possa essere d’ispirazione per i successivi utilizzi. Per merito degli instancabili operatori dei Servizi Educativi del museo, gli ausili inseriti sono stati immaginati, progettati, testati, modificati uno ad uno, con l’obiettivo di cercare di essere idonei e utilizzabili il più possibile ad un pubblico non percepito come un’entità omogenea ma che fosse fruibile da tutti in egual misura, stimolando un atteggiamento attivo e inclusivo nei confronti del reale. 

Ecco quindi che ispirandosi ai principi dell’Universal Design tutti questi oggetti sono accomunati dalla capacità di essere strumenti aperti, polirisolubili, che permettono di valorizzare, riconoscere, apprezzare e mettere in risalto le specificità di cui ogni oggetto, ogni individuo e ogni situazione sono portatori, potenziando e valorizzando l’apporto che ogni singolo può fornire per una comprensione partecipata della conoscenza.

copyright Pinacoteca di Brera

In questo modo opere e percorsi di fruizione sono passibili di essere scomposti e ricomposti secondo inedite modalità di accostamento che non seguono rigide categorizzazioni ma lasciano libero il visitatore di approcciarsi all’opera come può e come vuole, valorizzando le sue capacità, assecondando i suoi interessi e le sue curiosità del momento, evitando l’idea che ci siano scelte necessarie e autorevoli e scelte sbagliate. 

Così anche l’inclusione sociale delle categorie più fragili di cittadini, tanto richiesta e ricercata negli ultimi tempi dai musei non è un addendum, ma nasce in seno alla possibilità stessa di “gioco nel museo” che permette costruttivamente ad ognuno dei partecipanti, ciascuno con il suo diverso stile di apprendimento, di interagire alla pari dell’altro, elaborando le informazioni ricavate come una nuova interpretazione arricchente la comunità, e gli spazi del museo non sono più percepiti come un luogo etereo ma come realtà viva e dinamica, connessa con il passato e aperta costantemente alla ricerca di nuovi significati. 

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