A Firenze arriva una statua in bronzo di quattro metri in Piazza della Signoria

Non c’è pace a Firenze. E non ci riferiamo solo alla pericolosa piena dell’Arno, causata dai forti temporali di questi giorni. L’aria è particolarmente elettrica sul fronte dell’arte pubblica e, come all’epoca di guelfi e ghibellini, è pressoché impossibile mettere tutti d’accordo. Ancora una volta sono le statue di arte contemporanea l’oggetto del contendere. Delle critiche con annesse polemiche a mezzo stampa ai “giganti” di Emanuele Giannelli e alla panchina colorata by Marco Lodola avevamo già detto, ma ora – con allestimento sotto il diluvio – è arrivata anche Time Unfolding, una colossale statua di quattro metri di altezza in bronzo con patina ora realizzata dall’artista inglese Thomas J Price (che ne aveva già fatte di simili, esposte sia a Rotterdam che a Londra). 

Thomas J Price in Florence Installation View Palazzo Vecchio Firenze 2025 ©Thomas J Price Courtesy the artist and
Hauser Wirth ph Ela Bialkowska OKNO Studio

Eccola, installata sul lato destro di piazza della Signoria, non troppo distante dalla celeberrima Loggia con il Perseo di Benvenuto Cellini e l’Ercole e Caco di Baccio Bandinelli, in diagonale rispetto alla riproduzione del David che “sta di guardia” a Palazzo Vecchio. La statua, priva di basamento, rappresenta una “normale” ragazza nera che guarda il suo cellulare. L’installazione è parte del progetto espositivo Thomas J Price in Florence, curato da Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento di Firenze, dove altre otto sculture di Price sono state inserite nel percorso espositivo e nel chiostro del museo: in quello che era il cortile dell’antico Spedale delle Leopoldine, in piazza Santa Maria Novella, c’è un invece un black boy vestito di tutto punto, quasi che si trovasse davvero in collegio. Price, in un’intervista a Repubblica a ridosso dell’installazione, ha dichiarato di aver voluto far entrare in scena, in piazza della Signoria, “un diverso personaggio, in connessione con la folla di ogni età e provenienza che attraversa questo luogo”

Thomas J Price in Florence Installation View, Palazzo Vecchio Firenze (2025) ©Thomas J Price. Courtesy the artist and Hauser & Wirth ph. Ela Bialkowska OKNO Studio

Di fatto, si tratta della prima volta in Italia di una statua in pubblica piazza dedicata a una donna nera: qual è il senso di questa operazione? Artuu Magazine lo ha chiesto proprio al direttore Sergio Risaliti.  “Da sempre piazza della Signoria è una sorta di agorà, il luogo della glorificazione del potere politico di Firenze che lì veniva mostrato e celebrato. Anche oggi continua ad esserlo, anche se in maniera diversa. La scelta di chiamare artisti contemporanei, lo abbiamo già fatto con Jeff Koons con Jan Fabre, non nasce dal desiderio di provocare, ma per dimostrare la dimensione stratificata della piazza, che vive ancora oggi e non è solo ferma al passato. Ogni secolo ha il suo pubblico e noi oggi abbiamo voluto proporre, fino a luglio, la donna nera di Price che, di questi tempi, ha un valore ancora più forte“. 

Risaliti vuole precisare: “Questa ragazza, come tante altre della sua generazione, ha un cellulare in mano: che cosa sta facendo? Sta consultando una mappa? Sta cercando informazioni su un luogo che vuole visitare? Oppure controllando l’ultima uscita del Presidente Trump? Non lo sappiamo, ma in quel suo atto lì, ci interroga e si prende il suo spazio. In una statuaria che vede quasi sempre la donna come vittima di violenza, qui abbiamo una figura normale: la scelta di non metterla su un basamento è molto significativa”. Eppure, le critiche al progetto sono già arrivate, insieme a quelle più generali, sull’eccesso di statue contemporanei nella città che è la culla del Rinascimento. “Le critiche quando l’arte entra nello spazio pubblico sono fisiologiche“, risponde il direttore Risaliti. 

Thomas J Price in Florence Installation View Palazzo Vecchio Firenze 2025 ©Thomas J Price Courtesy the artist and
Hauser Wirth ph Ela Bialkowska OKNO Studio

Nota a margine: per noi la cosa più interessante da vedere in questo periodo al Museo Novecento di Firenze è in realtà la più ampia retrospettiva mai fatta in un museo italiano su Marion Baruch (Timisoara, 1929), geniale “scultrice del tessile”  e non solo.

Curata da Sergio Risaliti insieme a Stefania Rispoli, la mostra omaggia il talento di Baruch, non ancora debitamente riconosciuto nel nostro Paese dove pure l’artista vive da tempo, dopo un’esistenza nomade tra Romania, Francia e Israele. Il titolo dell’esposizione, Un passo avanti tanti dietro (dal 15 marzo al prossimo 8 giugno) prende ispirazione da un’opera in tessuto di recente produzione ed è perfetto per sintetizzare l’attitudine dinamica di questa artista che nel corso della sua lunga carriera ha esplorato diversi media, materiali e discipline, attraversando anche la moda e il design. Allestita non in ordine cronologico ma tematico (con focus sui temi più cari a Baruch tra cui il femminismo, il lavoro, il linguaggio), la mostra al Museo Novecento presenta anche i primi lavori degli anni Sessanta e dedica ampio spazio alle suggestive e più note creazioni in tessuto dell’ultimo decennio, realizzati nel suo studio-atelier di Gallarate, in provincia di Varese. Merita. 

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