A Noto, perla barocca, per un nuovo Grand Tour. Con Caravaggio e i caravaggeschi in Sicilia

Tra le molte realtà siciliane che negli ultimi anni stanno offrendo una crescita esponenziale in ambito culturale, ve ne è una che sicuramente spicca per aver saputo tracciare la strada da percorrere. Noto è ormai da anni ai vertici della proposta siciliana in materia di arte, musica e spettacoli grazie alle capacità imprenditoriali di una specifica realtà che, in concerto con un’amministrazione del tutto illuminata, ha saputo realizzare eventi di portata internazionale, coinvolgendo protagonisti di livello assoluto.

Il cuore barocco di questa splendida cittadina offre una naturale cornice a tutto quanto possa interessare il bello nelle sue innumerevoli sfaccettature e rappresenta una meta fondamentale nel nuovo Grand Tour che, con numeri da capogiro e in continua ascesa, interessa flussi di turisti americani ed orientali. La scelta oculatissima che ha contraddistinto Noto è stata quella che ha voluto privilegiare la valorizzazione di questa sua innata vocazione artistica, senza svendersi alle grandi marche dello shopping internazionale di alta gamma e offrendo ai suoi visitatori dei prodotti espositivi sempre di ottima caratura. Questo elogio siciliano sembrerà del tutto particolare ai miei lettori, che molto spesso mi hanno visto scrivere giudizi abbastanza taglienti all’interno dei miei contributi, ma è l’esperienza vissuta direttamente con questa realtà che mi permette di esprimere un giudizio franco ed entusiasta.

Caravaggio, Ragazzo morso da un ramarro, 1593, olio su tela, cm 66×50.

Sì, c’è entusiasmo in chi, meridionale come lo scrivente, vede risorgere sulle basi della produzione e diffusione di messaggi culturali un sud ancora per molto aspetti violentato e che, proprio in questi anni (e grazie a questi laboratori di sperimentazione), sta scoprendo quanto possa essere virtuosa la collaborazione tra enti pubblici e realtà private. Nel 2023 ho avuto il piacere di poter partecipare al progetto Il barocco è Noto curato dal prof. Pierluigi Carofano con il prestito di due dipinti appartenenti alla collezione della mia galleria (un Luca Giordano e un Van Dyck) e la segnalazione di un ulteriore dipinto, sempre di Luca “Fa Presto(il soprannome di Luca Giordano perché dipingeva velocemente, ndr), che è poi diventato icona della mostra. In quella occasione ho avuto modo di saggiare direttamente le capacità organizzative di questa piccola Repubblica delle arti che è Noto. L’evento realizzato da Mediatica Srl, che ormai da anni è leader nel campo dell’organizzazione di eventi culturali, in collaborazione con la giunta cittadina ha avuto un successo straordinario appassionando centinaia di giovani al fenomeno della produzione barocca italiana in tutto il Seicento.

Caravaggio, San Giovanni alla fonte, 1608.

Nel 2024 la magia si è ripetuta con “La Sicilia di Caravaggio”, che da maggio attende i visitatori nell’elegante contesto del Convitto delle Arti e che offre un interessante spunto di riflessione su quale fu l’importanza dell’influenza del maestro lombardo in terra siciliana. Idealmente si vuole prendere il testimone della grande mostra allestita a Siracusa nel 1984 Caravaggio in Sicilia, il suo tempo, il suo influsso, per poter capire a che punto siano arrivati gli studi su quanto il maestro lombardo ebbe a donare come lascito artistico all’isola.

Il percorso si snoda intorno al dipinto proveniente da Malta con il San Giovannino alla fonte, ancora parzialmente accettato dalla critica ma di indubbia qualità pittorica aprendoci a un susseguirsi di opere raffinate e sapientemente selezionate ancora una volta dal Prof. Carofano. Pochissimi i prestiti non museali, che comunque vantano provenienze illustri come nel caso delle opere appartenenti alla Fondazione De Maio, che ben si accordano con la forte tendenza istituzionale che contraddistingue il percorso ed in tal senso devono essere citate le due splendide tele di Bernardino Azzolino (Martirio di S. Orsola e Flagellazione di Cristo), che ci offrono uno squisito saggio di questo pittore tanto difficile da ritrovare nella sua piena ed indiscutibile autografia.

Mario Minniti, Ecce Homo, 1625, olio su tela.

C’è un’altra grande presenza in mostra che non può non essere citata con grande entusiasmo, mi riferisco infatti alla splendida tavola maltese raffigurante un eccellente Ecce Homo della mano di Mario Minniti, figura carissima a Caravaggio e fondamentale per comprendere come la nuova lingua lombarda si traducesse in Sicilia subito dopo il 1600, anno in cui Palermo vede la realizzazione della Natività oggi trafugata. Il dato sinceramente più interessante di questa nuova iniziativa di Mediatica è l’analisi che si compie di come il caravaggismo della prima ora venne personalmente interpretato dagli artisti insulari, fino al momento in cui transita nel pieno del barocco più puro e originale. In questo senso la chiave di volta per comprendere questo passaggio sono due tele appartenenti al catalogo di due giganti della pittura seicentesca come Pietro Novelli detto il Monrealese e Mathias Stomer.

Pietro Novelli, Sacrificio di Isacco.

Il primo, grazie al suo Sacrificio di Isacco proveniente da Palazzo Abatellis a Palermo, sembra fondare una nuova poetica pittorica sulla base caravaggesca, traghettando il realismo e il vigore del chiaroscuro ombroso verso soluzioni di maggior virtuosismo.

Matthias Storn, Lapidazione di Santo Stefano, olio su tela, 1625.

Stomer rappresenta perfettamente, con il suo Martirio di Santo Stefano, la sintesi tra il luminismo tipicamente nordeuropeo e la nuova tendenza che nell’isola sembra essere una lingua assolutamente dominante e che pare voler superare il caravaggismo, pur attingendo a piene mani a quella fonte.

Caravaggio, Decollazione del Battista, 1608, olio su tela, cm 361×520.

Un altro grande elemento di novità è stato aggiunto dalla presenza di un’opera che, personalmente, inseguivo da tempo. Ero a conoscenza, grazie a varie segnalazioni di amici, di questo splendido San Giovanni Battista di collezione privata maltese, un dipinto abbastanza atipico perché unisce da un parte delle chiare tracce di colorismo veneto ad una marca fortemente caravaggesca nel trattamento anatomico e chiaroscurale. Potendolo osservare direttamente per la prima volta, non ho potuto ignorare il grande tributo che questo anonimo artista dedica a Caravaggio tanto da inserire un suo ritratto idealizzato (nemmeno troppo) nel volto del santo…ebbene sì, quello è proprio il Merisi. In sintesi, per quelli di voi che dedicheranno le loro vacanze estive alla parte orientale della Sicilia, pare proprio che una visita a Noto sia obbligatoria… vi distrarrà intelligentemente dal vostro inutile ozio estivo.

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