Una retrospettiva pianificata nei mini dettagli e organizzata per celebrare l’intera opera dell’artista trapanese.
Dal 12 settembre 2021 al 9 gennaio 2022 al MASI di Lugano, la Collezione Giancarlo e Danna Olgiati, proseguendo il lavoro di ricerca e presentazione della loro raccolta, dedica a Pietro Consagra una retrospettiva a cura di Alberto Salvadori in collaborazione con l’Archivio Consagra.
La mostra, intitolata Pietro Consagra. La materia poteva non esserci è la prima dedicata all’artista in un’istituzione pubblica svizzera e, attraversando l’intera opera dell’artista dagli anni ‘50 fino ai primi ’70, pone in evidenza come il suo contributo non sia stato di fatto formale ma direzionato verso una partecipazione, anche critica, alla società nella quale ha vissuto e lavorato.
Le sessantaquattro opere in mostra testimoniano come, in maniera germinale prima e consolidata poi, Consagra abbia tenuto sempre al centro della sua ricerca una forte attenzione per il valore dell’uomo e dell’arte al fine di costruire una società migliore.
Consagra è uno dei rari artisti del ‘900 ad avere toccato tutti gli aspetti della creazione artistica: ha dipinto, scolpito, disegnato, creato gioielli, arredi e architetture urbane; ha sperimentato tecniche differenti su numerosi materiali, cimentandosi anche nella scrittura.
La sintesi concettuale di tale percorso si può ravvisare nel titolo di una sua opera, in cemento armato, realizzata in Sicilia alla foce di una secca fiumara La materia poteva non esserci, come a ribadire quanto importante fosse il percorso che dall’idea passa per il concetto e finisce nel rapporto dialogico con la comunità.
In mostra sono presenti alcuni dei più importanti Colloqui e una selezione delle opere fondamentali degli anni ’50 in ferro, bronzo, acciaio e legno bruciato e numerosi ferri trasparenti.
“L’arte è l’alternativa non il rifugio della natura. L’arte non è più un servizio di Potere, è un modo di vivere, un obiettivo un esempio, un aiuto. La natura può solo assorbirci, isolarci, toglierci dal giro, mantenerci nel fallimento, nella frustrazione dei rapporti umani. Più la natura può apparire un probabile asilo, più la città corre verso la rovina dell’uomo. Se noi ci rifugiamo nella natura portiamo con noi le armi distruttive della città attuale e disseminiamo la corruzione del nostro senso del bene. Non dobbiamo andare verso la natura mentre dobbiamo andare verso la città”.
Fondamentale ripartire dalla città come luogo dell’uomo maggiormente vissuto ed esteso, allora come oggi sempre di più. Ecco che arriva La città frontale, siamo nel 1969. In occasione della mostra a Lugano verrà presentata nella sua totalità, con la fondamentale linea dell’orizzonte, posta dall’artista nella mostra alla Galleria dell’Ariete nel 1969, a determinare la collocazione dell’uomo rispetto al paesaggio creato dall’artista\architetto\urbanista.
Per la prima volta verranno esposti anche tre lenzuoli dipinti, parte di un nucleo più numeroso prodotto dall’artista tra la fine degli anni ’60 e i ’70.
Esempio di lavoro intimo, personale, su materiale povero e quotidiano, trasmettono una eco di ciò che giovani artisti stavano facendo all’epoca. Gesto di politica domestica dove non manca mai la rappresentazione della sua idea di scultura.
Cover Photo Credits: Pietro Consagra, Città Frontale. 40 edifici embrionali, 1968, Ottone e acciaio, Lastre tagliate, saldate e lucidate, 21 x 225 x 100 cm, Courtesy Archivio Pietro Consagra, Milano, foto: Paolo Vandrasch