Una ragazza lavora a un telaio. Un uomo suona il pianoforte. Un ragazzo, il corpo ricoperto di tatuaggi, legge un libro, seduto su una sedia a sdraio. Un altro ci fissa, con in mano scope, palette, utensili per le pulizie. Una giovane donna ha attorno al collo un metro da sarta. Un altro uomo, invece, è intento a pulire un cespo di lattuga. Gesti semplici, naturali, quotidiani: che un giovanissimo fotografo, Giovanni Boschini, ha immortalato, nei toni caldi e intensi del bianco e nero, con uno sguardo intenso da cui traspare una grande capacità di immedesimazione e di empatia, all’interno della Comunità di San Patrignano, dove lui stesso è nato e vissuto fin dall’infanzia con i genitori, che a San Patrignano erano arrivati, come tanti altri giovani in quegli anni, per intraprendere un percorso di recupero dalla tossicodipendenza.
Un periodo “felice”, lo ricorda lui, dove i bambini e i ragazzi vivevano in una grande comunità di uguali e non sentivano lo stigma del mondo esterno. Spezzato, poi, dalle difficoltà dell’adolescenza e della prima giovinezza nello scoprire la difficoltà di dover relazionarsi invece anche col resto del mondo, dove il pregiudizio verso esperienze diverse, profonde e intense come quella che, ancora bambino, aveva vissuto lui, venivano guardate con un po’ di sospetto e diffidenza.
Oggi, Giovanni Boschini vive di nuovo in una comunità (“quasi una necessità”, la definisce oggi lui, “abituato come sono stato fin dall’infanzia alla vita in comune”). Ma questa volta non è più una comunità di recupero, ma di vita, di lavoro, di impegno e di passione comuni: è Cesura, collettivo fotografico nato nel 2008, con sede a Pianello Val Tidone, tra le colline piacentine, fondato da uno dei più importanti fotoreporter italiani, Alex Majoli, membro di Magnum Photos e noto per i suoi reportage da zone di conflitto, di cui tra l’altro faceva parte anche Andy Rocchelli, fotoreporter ucciso nel 2014 in Ucraina, mentre documentava le condizioni dei civili intrappolati nel conflitto del Dombass. Conosciuto in tutto il mondo e divenuta una delle più importanti esperienze di fotografia a livello nazionale e anche internazionale, dotato al suo interno di una casa editrice e di un laboratorio di stampa indipendente, il collettivo di cui oggi Giovanni Boschini fa parte si distingue per un approccio indipendente e autoriale alla fotografia, che sia di reportage, documentaria o di ricerca visiva.
Oggi, Giovanni Boschini, con le sue foto che documentano la vita all’interno della comunità in cui per tanti anni ha vissuto assieme ai genitori, San Patrignano, è approdato al Pac di Milano, all’interno del ciclo di iniziative legate a temi di rilievo sociale che come ogni anno il Padiglione d’arte contemporanea ospita, con il sostegno di Tod’s. Quest’anno, la mostra porta il titolo “Scatti di indipendenza”, ed è realizzata a quattro mani dal giovane fotografo assieme a Marco Petrus, artista italiano già noto da molti anni per la sua capacità di sintetizzare l’architettura urbana, soprattutto milanese, con un approccio che col tempo si è fatto via via sempre più rigoroso e astratto. Con un percorso che lo ha portato a trasformare ogni elemento urbano in forme essenziali, Petrus ha infatti gradualmente eliminato ogni dettaglio superfluo dai suoi paesaggi, eliminando ogni riferimento naturalistico, riducendo palazzi, architetture, volumi a pure griglie geometriche: arrivando, già da diversi anni, a compiere un passaggio decisivo verso l’astrazione, reinterpretando quello che un tempo era stato il suo principale oggetto di interesse, il paesaggio urbano, non come rappresentazione, ma come una sequenza di forme geometriche e colori puri. “Per me l’architettura è un modo per ricercare composizioni di rapporti volumetrici tra pieni e vuoti”, diceva l’artista in una vecchia intervista: “Ogni quadro è frutto di astrazione”. E proprio serie di linee astratte, di piccoli interventi tonali, di campiture e griglie di colori puri, con una tavolozza scarnificata all’essenziale e una capacità di mettere in luce gli elementi essenziali delle scene rappresentate da Boschini nelle sue foto, costituiscono l’intenso quanto essenziale contributo che Petrus ha saputo dare alle foto in bianco e nero del giovane fotografo, che documentano, con taglio che ha saputo mutuare la miglior lezione del fotoreportage giornalistico con un’intensità che solo chi ha vissuto e partecipato alla vita di comunità poteva dare. Le opere, inquadrate nelle belle cornici in legno disegnate da Petrus, con un occhio a Giò Ponti e uno al miglior design italiano degli anni Ottanta, sono esposte oggi e domani al Pac di Milano, in vendita per sostenere la comunità di San Patrignano.