Artist of the Year 2024: chi è il favorito? Ancora poche ore per votare, ma non tutti sanno che…

Ancora poche ore per votare: fino alle 17 di oggi. Già una grande affluenza ha segnato queste due settimane di voto, e la gara si profila all’ultimo sangue, anzi, fino all’ultimo voto. Ma visto il grande successo ottenuto, abbiamo deciso di prorograre la chiusura delle urne, per dare modo ai ritardatari di votare ancora il loro favorito.

Il meccanismo è semplice e ricalca quello che ha decretato il successo del premio lo scorso anno: una giuria composta da quattordici critici, affiancati dall’artista Giuseppe Veneziano (vincitore della passata edizione), ha selezionato i trenta artisti che si sfideranno per il titolo di “Artista dell’Anno” o Artist of the Year, ideato e promosso dal nostro magazine. Dopodiché, sarà il voto popolare a decretare il vincitore. Alla scadenza non mancano che una manciata di ore.

Dunque ci sarà tempo ancora fino alle 17 di oggi, 30 dicembre, per votare, poi le urne verranno chiuse, e l’artista che avrà ricevuto più voti sarà il vincitore (o la vincitrice) del 2024. Al suo fianco, gli terranno compagnia i due artisti, o le due artiste, che seguiranno come numero di voti, aggiudicandosi così il secondo e terzo posto. Tutti i vincitori avranno articoli dedicati, approfondimenti e interviste da parte dei nostri contributors.

Ma chi sono gli artisti che si contendono la palma di Artista dell’anno per questo 2024?

Vediamoli, uno per uno. Partiamo dalla pattuglia, purtroppo non numerosissima quest’anno, delle artiste donne: abbiamo nove artiste a contendersi la palma di Artist of the Year, di cui 5 pittrici, e quattro che si dividono tra i diversi linguaggi della pittura, della scultura e della pratica installativa.

Procedendo in ordine alfabetico, tra le pittrici troviamo Giuditta Branconi, con le sue grandi e strabordanti composizioni dalla struttura apparentemente caotica e “selvaggia”, la sua predilezione per il mondo femminile, come soggetto dominante, e quello animale, in una sorta di raffigurazione mitologica a cavallo tra libera invenzione e sincretismo religioso. “La mitologia”, ha dichiarato l’artista in un’intervista rilasciata lo scorso al nostro giornale, “c’entra in quanto materia da cui attingere, viva e fluida. Mi piace appropriarmi, modificare, maneggiare in maniera libera quello che già esiste”.

Continuando con le pittrici donne, ecco, a seguire, il mondo fiabesco e surreale di Ilaria Del Monte, pittrice dalle atmosfere postsurrealiste e dal tocco magico-onirico, dove a farla da padrone sono donne perse in un loro universo intimo e mentale, in compagnia di animali selvatici e bizzarri, come draghi, farfalle giganti, e nel quale gli stessi mobili e arredi della casa si trasformano in forme vive, simbolo dei nostri sogni più ancestrali. Per la Del Monte, i quadri hanno la funzione di “finestre mentali rivolte alla fantasia e a un’irrazionalità”, come ha raccontato al nostro giornale, per provare a “riconsiderare le nostre prigioni mentali come luoghi domestici dai quali trovare la fuga e nei quali lasciare irrompere il caso e l’imprevedibile, come un animale selvatico che un bel giorno decide di uscire da un armadio e ci viene a trovare”.

Segue Sara Forte, pittrice di origine verbanese, che vive a Milano. Il suo segno è inconfondibile, costituito da elementi ricorrenti come la forma “a pergamena”, accompagnato da forme rotonde e da una geometria sintetica e rigorosa. Negli anni, la sua pittura ha subito una forte evoluzione, passando da un’esecuzione stilistica convulsa carica di colore e materia a una maggiore sintesi. “L’oggetto della mia analisi”, dice l’artista, “Tenta di interpretare la natura dell’essere umano, le sue molteplici facce e l’evoluzione spirituale che subentra in risposta al verificarsi degli eventi. Tutti noi siamo sottoposti a quotidiani stimoli, le emozioni creano tempeste, terremoti, inondazioni ma anche albe radiose”.

Ancora tra le pittrici donne, ecco Silvia Giordani: vicentina di nascita, Giordani lavora con la pittura su un’idea di paesaggio fantastico e remoto, privo della presenza umana e dalle atmosfere sospese tra realtà naturale, tendenza all’astrazione e riferimenti all’estetica digitale e alla fantascienza. Il paesaggio diventa così un “varco” verso un’altra forma di realtà.

Artista toscana, che da molti anni vive a New York, Michela Martello ha elaborato un linguaggio composto da supporti non convenzionali, come stoffa e carta di riso, su cui intesse una narrazione non lineare che affonda le sue radici in un inconscio collettivo sincretico che unisce riferimenti orientali, trame di racconti di epoche e culture diverse.

Sempre tra le artiste, ma non solo pittrici, ecco Alice Ronchi, la cui ricerca, basata sull’ascolto e l’analisi dei materiali, mira a svelare le storie e le possibilità di interazione che essi possono attivare. Ronchi esplora il “contatto” tattile, spaziale ed emotivo attraverso sculture e installazioni che uniscono oggetti quotidiani e fantasia, mantenendo rigore geometrico e proporzione.

Le ultime due artiste donne sono Flaminia Veronesi e Federica Zianni. Artista versatile e complessa, Flaminia Veronesi intreccia nelle sue opere wall-painting, dipinti e lavori tessili. Tra sfide e compromessi sul tema dell’emancipazione di genere, il lavoro di Flaminia Veronesi si fa notare con opere magmatiche e un universo onirico, abbracciando una visione espansa dell’essere umano, tra arte e poetica della meraviglia, con la condizione femminile come epicentro.

Infine, Federica Zianni è scultrice: le sue opere sono evocative, misteriose e interpretabili, riflesso delle aporie e delle incoerenze profonde, a volte dolorose e nascoste, che attraversano la vita di ognuno di noi.

Sempre tra le artiste, ecco Chiara Camoni, che si è affermata negli ultimi anni come una delle artiste più interessanti e originali della nuova scena italiana. Serpenti, vasi, tende, collane, rami, fiori, candele, feticci di un mondo insieme arcaico ed estremamente quotidiano, i lavori di Chiara Camoni si nutrono di atmosfere ancestrali e silvestri, che paiono guardare ad antichi riti della fertilità o della vita, tra arcaismo ed eco-femminismo.

Ed ecco gli artisti uomini. Partiamo dal più celebre, Maurizio Cattelan: non poteva non esserci, perché ancora una volta ha colpito nel segno, stravolgendo il mercato, la critica e i media globali con la sua banana Comedian, venduta proprio in questo 2024 alla cifra record di 6,3 milioni di dollari.

Proseguiamo in ordine alfabetico con gli artisti. Iniziamo con Agostino Arrivabene: pittore di visioni, di epifanie e di trasmutazioni alchemiche, Arrivabene sembra compiere, coi suoi quadri, un viaggio nel profondo dell’io e nell’indistinto del cosmo. Dall’informe alla forma, dalla terra al cielo, dalla materia all’immateriale delle idee universali ed eterne, la pittura di Arrivabene parla al nostro io più profondo e sommerso.

Angelo Bordiga è un pittore rimasto isolato per scelta e per il destino di una ricerca fortemente introspettiva, magmatica, intensa, caratterizzata dal segno forte e deciso e dall’uso del colore che guarda alla lezione espressionista la sua caratteristica di base.

I tre membri del collettivo artistico Canemorto, con i loro lavori, a metà tra street art e pratica situazionista, mettono in crisi le nostre convinzioni e i nostri pregiudizi inconsci, ribaltando luoghi comuni e rompendo schemi linguistici e concettuali.

Pittore onirico e visionario, dal tocco grafico virtuoso ed elegante, sempre in bilico sul crinale di un’ironia colta ed estremamente raffinata, Vanni Cuoghi utilizza uno stile apparentemente semplice e lineare, che guarda con attenzione, riprendendone i codici e gli stilemi formali, al linguaggio dell’illustrazione infantile degli anni Cinquanta e Sessanta, per creare composizioni dal tono spesso vagamente surreale e spiazzante, all’interno delle quali vengono tratteggiate vuoi minime storie quotidiane, vuoi proverbi, modi di dire, illuminazioni, bizzarre parafrasi visive.

Luca Di Maggio è uno street artist attivo a Milano soprattutto in zona Garibaldi. Una “bad painting” dai tratti volutamente “sporchi”, ruspanti ed immediati, il suo è un universo giocoso, bizzarro, dai tratti spesso caricaturali, in cui protagonisti e comprimari della “grande giungla urbana” si affacciano dai muri della città giardandoci con le loro espressioni grottesche e stravaganti.

Roberto Floreani è uno tra gli esponenti più rilevanti del nuovo astrattismo italiano, Floreani è anche studioso (in particolare della storia del Futurismo), scrittore, teorico, autore di spettacoli teatrali e, ultimamente, anche curatore, a Vicenza, con una grande mostra dedicata alla Pop e alla Beat italiane. Ma la sua vena più autentica rimane quella del pittore, in cui ha conseguito un suo stile estremamente sintetico e originale, memore della lezione dell’astrattismo classico italiano, , per arrivare a elaborare una sua ricerca materica esclusiva e molto caratterizzata.

Agostino Iacurci è Street artist, designer, illustratore, scultore, che nel tempo si è ritagliato una grande visibilità anche a livello internazionale, creando un proprio universo formale e simbolico, dallo stile pop, di grande sintesi grafica, che declina in varie forme in giro per il mondo, tra progetti di pittura murale, design, installazioni e interventi negli spazi pubblici.

Emilio Isgrò non ha bisogno di presentazioni: è tra gli indiscussi protagonisti dell’arte italiana degli ultimi quarant’anni, ed è entrato con le sue “cancellature” nell’immaginario artistico e diffuso della cultura italiana.

Sandro Mele è un artista dal taglio dal taglio acido e corrosivo, dal segno estremamente conciso e volutamente “sporco”, Mele incentra spesso i suoi interventi, con metodologie e linguaggi  che vanno dal disegno, alla pittura, al video all’installazione e alla fotografia, coniugando contenuti sociali e politici con riflessioni sull’economia, sulla critica al capitalismo e sul senso stesso del fare arte.

Gabriele Micalizzi è tra i più celebri e i più attivi fotoreporter italiani, tra i fondatori e componenti originali del collettivo Cesura, una delle realtà più dinamiche e interessanti del panorama fotografico italiano, che mescola fotoreportage, fotografia di ricerca e arte contemporanea. Affianca al reportage di guerra progetti fotografici di stampo umanitario, sociale e artistico.

Numero Cromatico è un collettivo artistico di ricerca avanzata su temi che intercorrono tra arte e scienza, formato da ricercatori provenienti da diverse discipline, dalle neuroscienze alle arti visive, dalla linguistica alle tecnologie; sviluppa progetti con diversi media con l’intenzione di indagare i confini tra memoria, psiche, percezione.

Sergio Padovani è pittore dalle atmosfere cupe, drammatiche e allucinate, e si ispira alla tradizione pittorica del XV secolo, in particolare ai maestri fiamminghi come Bosch e Bruegel. I suoi quadri si caratterizzano per le visioni drammatiche e oscure, punteggiate da improvvisi lampi di colori vividi, combinando elementi come danze macabre, viaggi nel tempo, laghi incantati, pesci volanti e venti infuocati.

Ciro Palumbo è un pittore neometafisico, noto per i suoi paesaggi caratterizzati da un’atmosfera fantastica, immaginaria e visionaria. Dalle isole enigmatiche e oscure, nelle quali si intravede la lezione di Arnold Böcklin, alle isole-navi volanti, passando per i gruppi di solitari e silenziosi cipressi, fino alle scene di interni metafisici e alle prospettive neosurrealiste, Palumbo ha sviluppato un suo stile visivo unico e originale.

Max Papeschi è un artista noto per la carica esplosiva della sua immaginazione, che mescola storia, politica internazionale e immaginario pop contemporaneo; quest’anno Papeschi ha sviluppato il suo nuovo progetto, Extinction, che ha attraversato l’Europa da Milano alla Francia (con la tappa tutt’ora in corso all’Istituto di Cultura di Parigi), che racconta l’esitinzione della civiltà con gli occhi alieni.

Nello Petrucci è artista e film maker che spazia tra diverse tecniche espressive, dalla pittura al collage, dalla serigrafia alla fotografia, Petrucci opera in ambiti come il cinema, l’arte contemporanea, la Street Art e l’arte pubblica. Utilizza la tecnica halftone, caratterizzata da una bassa definizione e una trama puntinata, per stimolare la partecipazione attiva dello spettatore, invitandolo a completare visivamente ciò che è solo suggerito.

Martin Romeo esplora una dimensione ibrida tra natura e tecnologia, creando connessioni inedite tra il fisico e il digitale, come performance nel metaverso e sculture dinamiche, che trasformano dati in forme visibili, invitando il pubblico a partecipare e a riflettere sulla crescente interconnessione tra uomo e tecnologia, tra corpo fisico e identità virtuale. Attivo anche nel metaverso, Romeo indaga la corporeità e il naturale in esperienze virtuali.

Pietro Ruffo è uno tra i più noti e apprezzati artisti visivi italiani, e combina tecniche diverse, dal disegno all’intaglio, per esplorare temi universali come libertà e ambiente. Le sue opere stratificate intrecciano paesaggi, mappe, geometrie e creature arcaiche, utilizzando tecniche innovative come il collage tridimensionale. Le sue creazioni, tra natura e artificio, denunciano la frattura tra uomo e natura, proponendo visioni utopiche di grande impatto visivo.

Arcangelo Sassolino è tra i più radicali, disturbanti e visionari artisti italiani contemporanei, molto apprezzato a livello internazionale, e utilizza materiali industriali, azioni di macchine, elementi naturali, eplorando i conetti di limite, tensione, imprevedibilità, pericolo, fallimento, attraverso un processo di manipolazione delle forze fisiche che diviene insieme processo di distruzione e di rigenerazione.

Davide Serpetti mescola nelle sue opere archetipi primordiali e simboli contemporanei, creando figure fluide e androgine che riflettono la complessità culturale e identitaria della società attuale. Partendo dai ritratti dal vivo, la ricerca di Davide Serpetti è evoluta verso una dimensione immaginifica, dove riferimenti culturali e simbolici convivono per dare vita a un’iconografia articolata e originale, ricca di riferimenti alla storia, alla mitologia, a una flora e una fauna immaginarie.

Nicola Verlato è uno tra più virtuosi pittori italiani contemporanei, e affonda le mani per la sua pittura nell’immaginario contemporaneo con una pittura colta e raffinatissima dal punto di vista tecnico, che utilizza, per lo studio e la composizione dell’immagine, tecnologie estremamente complesse. La sua fonte d’ispirazione è il vasto bacino della storia in generale e della storia dell’arte in particolare, della cronaca, dell’immaginario cinematografico e televisivo, di quella “mitologia contemporanea” che costituisce l’ossatura dell’epoca attuale.

per ulteriori approfondimenti potetete consultare questi articoli:

Artist of the Year 2024: ecco i 30 finalisti. E il vincitore lo scegliete voi

Artist of the Year, ecco i critici che hanno scelto i finalisti. Ora la parola è ai lettori, per scegliere il vincitore

La giuria che ha scelto gli artisti:

Giuria critici Artist of the Year: Luciano Bolzoni, Chiara Canali, Domenico De Chirico, Alberto Fiz, Rebecca Delmenico, Christian Gangitano, Alberto Mattia Martini, Gianluca Marziani, Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci, Giuseppe Pizzuto, Ivan Quaroni, Alessandra Redaelli, Paolo Sciortino, Giuseppe Veneziano.

Presidente della giuria: Alessandro Riva, direttore artistico Artuu

Gli artisti in ordine alfabetico:

Lista degli artisti finalisti: Agostino Arrivabene, Angelo Bordiga, Giuditta Branconi, Chiara Camoni, Canemorto, Maurizio Cattelan, Vanni Cuoghi, Ilaria Del Monte, Luca di Maggio, Roberto Floreani, Sara Forte, Silvia Giordani, Agostino Iacurci, Emilio Isgrò, Michela Martello, Sandro Mele, Gabriele Micalizzi, Numero Cromatico, Sergio Padovani, Ciro Palumbo, Max Papeschi, Nello Petrucci, Martin Romeo, Alice Ronchi, Pietro Ruffo, Arcangelo Sassolino, Davide Serpetti, Nicola Verlato, Flaminia Veronesi, Federica Zianni

Ecco come votare:

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