BeArt è la piattaforma di crowdfunding interamente dedicata al mondo dell’arte. Nata dall’idea di tre giovani italiani e attiva dal 2015, già ospita firme del livello di Harold Ancart, Davide Balliano, Salvatore Arancio e Patrick Tuttofuoco.
Abbiamo scoperto BeArt l’anno scorso, quando abbiamo saputo del progetto Artist For Ian. L’Ian in questione è Ian Tweedy , classe 1982, artista tra i più affermati della sua generazione con già una carriera decennale alle spalle che lo vede esporre in fiere e gallerie internazionali. Nell’agosto 2016 Ian scopre di essere affetto da un tumore al cervello e di doversi sottoporre a un intervento chirurgico mirato alla rimozione del 50%-75% della massa tumorale. L’obiettivo è ridurre la massa a una dimensione tale da poter essere curata con la radioterapia, ma soprattutto bloccare le crisi epilettiche di cui Ian soffre quotidianamente e che gli impediscono di lavorare.
Il mondo dell’arte non rimane indifferente alla vicenda e così sulla piattaforma BeArt nasce Artist For Ian , campagna di crowdfunding finalizzata a raccogliere parte della cifra necessaria a coprire le spese di intervento. Il progetto è stato proposto dei direttori di CURA, Ilaria Marotta e Andrea Baccin, e dell’artista Davide Balliano. Prestissimo si uniscono centinaia di artisti da tutto il mondo pronti a sostenere la raccolta offrendo come ricompense alcune loro opere. Ci sono le firme (e i lavori) tra gli altri di Harold Ancart, Salvatore Arancio, Camille Henrot, Marinella Senatore, Francesco Simeti e Patrick Tuttofuoco.
Questo può dare un’ idea del livello a cui gioca BeArt, che sin da subito si è presentata con una portata internazionale. Ciò che la differenzia rispetto alle altre piattaforme di crowdfunding infatti è la qualità dei progetti presentati. Un team di esperti, tra curatori, artisti e specialisti, si occupa di selezionare le migliori proposte e supporta i creatori con un sistema di tutoraggio dedicato durante tutta la campagna.
Ogni forma di progettualità è ben accetta, a condizione che sia pertinente al mondo dell’arte e che dimostri qualità. Sul sito si legge di campagne a sostegno di progetti curatoriali, della realizzazione di una singola opera, della redazione di un magazine e perfino dello sviluppo di un’app. Per quanto riguarda il funzionamento poco cambia dalle tradizionali (e non settoriali) piattaforme di crowdfunding. Si può partecipare come “baker” (sostenitore) o come “creator” di una campagna, si illustra il progetto con una parte testuale e una visiva, si stabilisce un goal e si da il via alla raccolta. Ma come ben hanno capito i fondatori della piattaforma (Mauro Mattei, Giorgio Bartoli e Jessica Tanghetti) la semplicità premia se a fronte c’è molta qualità.
Facciamo i complimenti agli ideatori del progetto, e un in bocca al lupo a chiunque voglia provare a proporre il proprio progetto ai curatori di BeArt.
A proposito l’operazione di Ian Tweedy è andata a buon fine e, seppur lottando, l’artista sta meglio. Complimenti e grazie anche per questo BeArt!